Zaccheo-Coletta quando la politica senza idee denuncia e si suicida

La politica fatta a colpi di denuncia. Non ha imparato nulla da galantuomini come il comunista Giorgi ed il fascista Caldarini. Capaci di epici scontri. Ma di mantenere sempre il rispetto l'uno per l'altro.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

La campagna elettorale sul ridicolo voto a Latina si fa ridicola. A sei giorni dal rivoto gli attori di questa farsa si querelano l’un l’altro. Si sentono offesi, si sentono feriti e chiamano in causa i carabinieri.

La denuncia alla Digos da parte del sindaco decaduto è l’ultimo atto di una campagna elettorale fuori controllo. Anche la coalizione di Zaccheo, principale avversario di Coletta, ha denunciato tre giorni fa un clima irrespirabile, fatto di veleni, insulti e manifesti strappati. (Il Messaggero – Edizione di Latina).

Latina non merita di affogare nel mare di bugie veicolate da Zaccheo e dai suoi sostenitori”. Per questa frase l’ex sindaco minaccia di querelarmi, non mi lascio intimorire e vi spiego il perché. (Daniela Fiore, candidata nelle liste Pd consigliere comunale).

Tutto finisce a denuncia, nessuno inizia a scontrarsi sulle idee, che infatti non ci sono. A Latina si vota a ripetizione e tra un voto e l’altro si va in tribunale.

LA NOSTALGIA DEI GALANTUOMINI 

Sesé Caldarini

Il quotidiano Latina Oggi aveva aperto da poco ed io facevo il corrispondente da Sezze. Da giovane cronista, seguii il mio primo consiglio comunale. GiavanBattista Titta Giorgi, comunista e di maggioranza, litigò con Sesé Caldarini, di destra, consigliere del Msi, e minoranza. Una litigata durissima che lasciava senza fiato. Anzi, pensavo a conseguenze sulle coronarie di ciascuno dei due.

Duri i due, ma duri tanto. Finita la riunione mi apprestavo ad andare a casa. Ma Titta insisteva a farmi rimanere “andiamo a cenastiamo insieme“. Argomenti convincenti. Una volta in piazza Titta che mi disse “aspetta un poco“. Non capivo cosa dovevamo aspettare… L’ho scoperto dopo 5 minuti, dovevano aspettare Sesè.

Si perchè i due non si condividevano ma erano, prima di tutto, tutti e due uomini, poi setini, poi capaci di stare al mondo come si sta al mondo. Non hanno mai ceduto di un millimetro rispetto al loro credo politico, alla loro azione amministrativa; ma le liti politiche erano “autonome” da autorità che non fossero la passione politica. (Leggi qui Quando nella Politica c’era il rispetto).

A Latina ho scoperto in politica le denunce, i giudici e gli avvocati. Resto del mio avviso che in politica si argomenta non si denuncia, ci si scontra ma… Ma io sono nato nel 1961, e credo che ogni cosa sia meno nobile della politica. E un uomo che non ha passione non può fare politica. La denuncia non è politica.

ALMIRANTE E PAJETTA, I VALORI

Giorgio Almirante (Archivio Bruno Magliocchetti)

Giorgio Almirante si presentò alla Camera ardente di Enrico Berlinguer... Si mise in fila, tra la gente che onorava il capo dei comunisti italiani. Il servizio d’ordine se ne accorse, ci fu il gelo. Uno dei dirigenti del Pci, il più rigoroso di tutti, Giancarlo Pajetta gli andò incontro, lo avvicinò e lo accompagnò nella sala dove era il capo del capo. Non un fiato, non un dissenso. Pajetta sapeva quello che faceva. Nessuno rinunciò al suo: Pajetta era un rigoroso comunista piemontese, partigiano e Giorgio Almirante aveva combattuto con la Repubblica sociale, ma ora erano uomini che salutavano un grande uomo di cui riconoscevano la grandezza.

Qualche tempo dopo Giancarlo Pajetta andò ai funerali di Giorgio Almirante. E nemmeno lì nessuno osò fiatare.

Questa è la politica, quella per cui puoi pure morire, perché i due se si fossero incontrati sulle montagne, non sarebbero tornati nello stesso numero a valle. Ma erano uomini, ora ci sono denuncianti.

A dimenticanv: il ricorso al Tar per rivotare? Come non onorare una scommessa che hai perso.