Tutti pronti per lanciare Zingaretti Segretario nazionale del Pd

I big del Pd si preparano a sostenere Nicola Zingaretti per la Segreteria Nazionale del Partito Democratico. Segnali favorevoli da tutti i fronti. Renzi in apparenza si estranea. L'ultimo fortuna è Orfini. Il grande problema per Frncesco De Angelis

«Cosa significa andare oltre il Pd? Significa che il Pd non puo’ rappresentare tutto il mondo che si vuole muovere contro l’idea di un’Italia sovranista e anche un po’ cialtrona»: lo ha detto questa mattina l’ex ministro Carlo Calenda (Pd), intervenendo alla trasmissione radiofonica Circo Massimo su Radio Capital.

Per Carlo Calenda «il Pd deve fare un congresso, eleggere una segreteria costituente che abbia l’obiettivo di rifondare quello che io chiamo fronte repubblicano e chiedere ad altri mondi, dalla scuola al sindacato, di aiutare a costruire il nuovo centrosinistra».

Calenda lancia uno sguardo sul fronte del centrodestra. E rileva che «A mio avviso, Forza Italia sta messa parecchio peggio del Pd».

C’è però la questione dei tempi. Quando? I tempi sono maturi per avviare la riflessione indicata dall’ex ministro che nei mesi scorsi ha guidato il salvataggio della Ideal Standard di Roccasecca? «Penso che l’assise per fondare questo fronte vada convocata per settembre.
Bisogna sbrigarsi, le elezioni non sono lontane. Prodi presidente? Penso che non abbia intenzione di farlo ma che debba essere una persona che partecipa».

Chi può guidare il Partito? «Vedo Gentiloni leader», poi «Calenda e Minniti come ali, insieme a tanti altri», dice ancora spiegando che «Gentiloni ha governato bene, e’ rassicurante e autorevole. È la persona giusta per opporsi a Salvini».

 

Frana il patto

L’affondo di Carlo Calenda è solo l’ultimo in ordine di tempo. Nelle ore scorse Nicola Zingaretti aveva detto che “Un ciclo si è chiuso”. Il riferimento era ai risultati dei ballottaggi: non ci sono più roccaforti nemmeno in Toscana, si è vinto solo dove è stato utilizzato il suo metodo inclusivo. (leggi qui Tu chiamalo, se vuoi, ‘Effetto Zingaretti’).

Uno ad uno, i big del Partito Democratico stanno prendendo posizione. Tutti sono per il congresso nazionale da tenere in tempi brevissimi. Per individuare il nuovo Segretario nazionale ed assegnare una rotta al nuovo Pd. In poche ore hanno lanciato segnali in questa direzione sia Dario Franceschini che Paolo Gentiloni. La benedizione è arrivata anche da Walter Veltroni. L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando nemmeno ha bisogno di parlare: il dialogo tra lui e Zingaretti va avanti fin dal principio. Il governatore del Lazio è stato uno dei pochi big a schierarsi con Orlando durante lo scorso Congresso.

A tutti loro sta bene Nicola Zingaretti come segretario nazionale. Perché ha dimostrato di essere inclusivo, di lavorare fino alla fine per riuscire a tenere dentro tutti. Perché parla con i risultati. Non ha paura che gli altri intorno a lui possano rubargli la scena ma anzi li considera risorse. L’esatto contrario di Matteo Renzi e del suo renzismo.

Per questo sono pronti a disdire il patto raggiunto nelle scorse settimane. Quello che prevedeva di tenere Maurizio Martina al timone e rinviare a dopo le Europee il Congresso.

 

Gli orfiniani sono contro

L’ultima enclave renziana è quella che viene difesa dalla componente di Matteo Orfini. Sanno benissimo che con Zingaretti alla guida del Pd avverrebbe una rivoluzione copernicana. E loro finirebbero in minoranza. Ma soprattutto finirebbe il renzismo.

Per questo stanno studiando la possibilità di rinviare l’assemblea nazionale del 7 luglio. Ma i margini di manovra sono pochi e molto ristretti.

Un gran bel problema sul territorio per il leder della corrente maggioritaria del Pd, Francesco De Angelis. In riavvicinamento verso l’orbita Zingaretti, lanciato verso la candidatura alla segreteria regionale Dem. In uno scenario del genere i tempi prenderebbero una improvvisa accelerazione. Non concedendogli il tempo per riposizionarsi. E dovrebbe decidere. Subito. O con Zingaretti (con il rischio di non essere accettati) o con Orfini (con il rischio di affondare con lui).

Matteo Renzi, dicono le indiscrezioni di oggi, starebbe pensando alla conduzione di un programma televisivo. Da realizzare sul canale Netflix. In apparenza si sta estraneando. Non è così. Ma l’esatto contrario. È una strategia: per non lasciare il suo cadavere sotto le macerie politiche, rimanere sugli schermi ed al centro del dialogo degli elettori. Pronto a saltare fuori con un progetto politico diverso, non necessariamente targato Pd.