Zingaretti come Prodi: l’idea di Franceschini per rilanciare il centrosinistra

Per il leader di AreaDem soltanto il presidente della Regione Lazio può guidare una lista unitaria alle europee. E il Governatore ha gli uomini giusti per una prospettiva neo ulivista: a cominciare da Massimiliano Smeriglio. Intanto però bisogna vincere le primarie. Rimane la variabile Matteo Renzi

Dario Franceschini non è soltanto il leader di AreaDem, la componente strategica del Partito Democratico, nella quale milita anche il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Lazio. Dario Franceschini è anche uno dei grandi sponsor di Nicola Zingaretti.

In una recente intervista al Corriere della Sera proprio Franceschini ha detto nella sostanza che una lista unitaria alle Europee va bene, a patto che però a guidarla sia proprio Zingaretti. Dando per scontato che il Governatore del Lazio venga eletto segretario nazionale del Partito. Non è proprio (ci riferiamo alla prospettiva della lista unitaria) la stessa cosa ipotizzata dall’ex ministro Carlo Calenda.

Franceschini, fra le altre, ha due doti: una visione costantemente globale del Partito e degli scenari politici e la capacità di vedere “prima” quello che può succedere. Andare alle elezioni Europee con il simbolo del Partito Democratico nasconde delle insidie. Inoltre, la prossima tornata amministrativa interesserà in Italia circa 3.500 Comuni. L’ideale per motivare sindaci, consiglieri ed amministratori locali.

Una ricetta che in provincia di Frosinone Antonio Pompeo sta prescrivendo da anni e lo ha fatto pure l’altra sera nel corso della cena a Ceprano, all’Hotel Villa Ida. Per Franceschini lo scenario migliore rimane quello di un centrosinistra ampio.

Nicola Zingaretti ha tutte le “risorse” politiche per poter ambire a guidare una formazione di questo tipo. Il regista vero di Piazza Grande è Massimiliano Smeriglio. Rilanciare il Pd nell’ambito di una coalizione di stampo ulivista.

Non è neppure un caso che in queste ore Romano Prodi stia facendo sentire la sua voce. Qui non si tratta di trovare delle “alchimie” strane, ma di provare a recuperare puntando su tutto ciò che di effettivamente “nuovo” si muove a sinistra.

L’opposizione a Lega e Cinque Stelle la stanno facendo settori non legati ai Partiti. Perfino sindaci come De Magistris e Orlando vanno oltre schemi e confini di un singolo partito. Poi ci sono i diversi movimenti di opinione, che faticano a riconoscersi in un simbolo.

L’incognita resta Matteo Renzi. Pensa ancora ad un partito diverso dal Pd? Perché certo una “scissione” (l’ennesima) non aiuterebbe Nicola Zingaretti. Ma forse Dario Franceschini ipotizza una coalizione molto ampia anche per attutire gli effetti di uno scenario del genere.