Base Riformista, guidata dalla “fronda del Nord”, vorrebbe mettere in difficoltà il segretario e proporre Stefano Bonaccini. Ma Zingaretti ha una maggioranza forte e non intende abdicare. Il duello vero è sulle alleanze, ma un punto fermo c’è: impossibile armonizzare le correnti.
Base Riformista vuole il congresso nazionale del Pd. Ma non, come ha detto Nicola Zingaretti, per discutere di linea politica, in particolare dell’alleanza con Leu e Cinque Stelle. L’obiettivo è il cambio di leadership e il candidato esiste già, perlomeno nelle intenzioni. E’ Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.
Ma c’è un particolare non di poco conto: Zingaretti è stato eletto segretario nel 2019. Quindi ha ancora due anni di mandato davanti e non intende dimettersi. Perché dovrebbe visto che nel 2023 sarà lui a preparare le liste per Camera de Senato? Perché dovrebbe se ha una maggioranza molto ampia?
Volete il Congresso? Ditelo
Stefano Vaccari, zingarettiano di ferro e responsabile dell’organizzazione del Pd nazionale, in una intervista a La Repubblica ha sfidato apertamente la cosiddetta “fronda del Nord”, di cui farebbero parte il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, Dario Nardella e lo stesso Stefano Bonaccini. Dicendo: “Se il problema è la leadership del Pd si abbia il coraggio dirlo, e il giorno dopo, non appena il Paese sarà in salvo, si apre il congresso”.
Aggiunge La Repubblica: “Non solo. Secondo Vaccari sarebbe ora anche di rinnovare gli organi dirigenti del Pd emiliano romagnolo, che risalgono in gran parte all’era del Pd renziano, a cominciare dal leader regionale Paolo Calvano, fedelissimo di Bonaccini, in carica dal 2015.
Anche per spegnere le polemiche quindi il governatore emiliano, che una settimana fa rimproverava al Pd di non aver fatto proprie alcune delle critiche di Renzi al Recovery Fund, ammorbidisce i toni ai microfoni di Rainews24: “Credo che il Pd e Zingaretti abbiano fatto bene a fare di tutto per provare a ripartire con un Conte-ter, mantenendo un perimetro di centrosinistra e allargandolo. Non è stato possibile per la mancanza di numeri in Parlamento”.
Il fantasma di Renzi
La realtà è che la contrapposizione interna è più forte di quello che appare. Base Riformista, come ha spiegato il leader della componente in provincia di Frosinone Antonio Pompeo, considera quella con Matteo Renzi un’alleanza naturale. Da ripristinare. (Leggi qui I due messaggi di Pompeo: mano tesa a Draghi. E a De Angelis).
Ma per Nicola Zingaretti adesso è molto complicato ricucire. Renzi ha mandato in frantumi una coalizione nella quale il Pd esprimeva molti ministri ed era protagonista del Governo del Paese. Adesso dovrà sostenere Mario Draghi e accontentarsi delle “briciole”. Digerendo anche un’alleanza con la Lega che potrebbe penalizzare entrambi i Partiti quando si andrà alle urne.
Però quello che Nicola Zingaretti non è accetta è essere “processato” per una linea politica che non poteva essere diversa. Cosa avrebbe dovuto fare il Partito Democratico?
Sullo sfondo rimane il “fantasma” di Matteo Renzi. Vuole provare a riprendersi il Pd? Improbabile, considerando che in tanti non lo vorrebbero. Ad ogni modo se Base Riformista vuole un congresso per eleggere un nuovo segretario, allora non ha altra scelta che uscire allo scoperto e dirlo. Pochi mesi fa Zingaretti è stato il vincitore dell’election day e nel Partito ha una maggioranza molto forte. Però una cosa non è riuscito a farla: armonizzare le “correnti”. Lui voleva abolirle, ma questo è impossibile. Si poteva raggiungere l’obiettivo di evitare una “guerra” continua. Ma non è stato possibile. Per il resto, Nicola Zingaretti resterà segretario. Base Riformista proverà a metterlo in difficoltà.
E’ il Pd signori. E voi non potete farci niente.