Zingaretti alla conquista di quel che resta del Pd

Per Nicola Zingaretti non sarà una passeggiata. Nè la conquista del Partito Democratico. Né la ricostruzione dalla sue macerie. Perché Renzi in questo momento è sull'Aventino. ma prima o poi scenderà

Mercoledì Nicola Zingaretti aveva detto chiaramente che il suo impegno per i prossimi cinque anni sarebbe stato quello di continuare a fare il presidente del Lazio, così come avevano deciso i cittadini elettori. (leggi qui Zingaretti: «Farò il presidente della Regione». Ma parla da segretario del Pd)

Poi, meno di due giorni dopo, ha annunciato la sua volontà di partecipare alle primarie per l’elezione del segretario nazionale. (leggi qui Zingaretti annuncia: «Alle Primarie del Pd? Io ci sarò»)

Cosa è cambiato in poche ore?

Forse l’adesione del ministro Carlo Calenda al Partito, salutato in pompa magna da Paolo Gentiloni, Matteo Richetti e tanti altri renziani. Forse l’intuizione che Matteo Renzi sta pensando anche alla creazione di un altro Partito.

Comunque, Nicola Zingaretti ha fatto quello che nel Pd gli chiedono da anni, non soltanto Orlando. Ha detto di volersi rifare all’esperienza dell’Ulivo Nicola Zingaretti, quella di Romano Prodi e Walter Veltroni, quella che guarda alle coalizioni.

Certo è che si giocherà tutto nella partita della Segreteria. Potrebbero non celebrarsi le primarie, potrebbe essere direttamente l’assemblea nazionale ad indicare il Segretario. Si dovranno definire le regole. Comunque la si veda, la scelta di Zingaretti è assai coraggiosa sul piano politico.

Anche rischiosa però.

Perché nel frattempo Zingaretti dovrà governare il Lazio, senza avere una maggioranza in Consiglio, con degli obiettivi ambiziosi. A partire dall’uscita ufficiale e definitiva della Sanità dal commissariamento. C’è poi da capire che Partito Democratico sarà. I gruppi parlamentari fanno riferimento a Renzi, il quale adesso sta sull’Aventino, ma prima o poi dovrà scendere.

Sarà una partita lunga e snervante.

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