Zingaretti, Conte, Salvini e Berlusconi: la commedia degli inganni

FOTO © SARA MINELLI / IMAGOECONOMICA

Il segretario del Pd prepara lo strappo e forse la scalata a Palazzo Chigi, il premier liscia il pelo al leader di Forza Italia, il Capitano pensa ad un ritorno di fiamma con i Cinque Stelle. L’ex Cavaliere non si preclude scenari.

Ogni anno di questi tempi si fa riferimento a settembre come data di sconvolgimenti politici senza precedenti. Poi succede che si sposta in avanti l’orologio della resa dei conti. O si anticipa, come lo scorso anno, quando in pieno agosto l’offensiva del Papeete di Matteo Salvini diede origine ad una serie storica di capriole  e ribaltoni.

Ma in queste ore ci sono dei segnali che promettono davvero un autunno bollente. Dopo il 20 e 21 settembre però, quando sarà noto l’esito di tre appuntamenti elettorali fondamentali: le Comunali, le Regionali e il Referendum sul taglio dei parlamentari (che comporterà l’esigenza di modificare la legge elettorale).

NICOLA ZINGARETTI, GIANNI LETTA, GIUSEPPE CONTE. FOTO: © ALVARO PADILLA / IMAGOECONOMICA

Nelle ultime ore ci sono state moltissime prese di posizione destinate a pesare. La prima è quella del segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti: ha ribadito la lealtà al Governo, ma ha pure detto fuori dai denti che a settembre si rischia. Per la congiuntura economica innanzitutto, ma anche per l’incapacità dell’esecutivo di cambiare marcia.

Al Nazareno si parla apertamente di un’opzione Zingaretti premier, nell’ambito di un patto di ferro con Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando. Giuseppe Conte è naturalmente spaventato da questo “fuoco amico” e ha ripreso a “lisciare il pelo” a Forza Italia e a Silvio Berlusconi, fresco di riabilitazione politica completa dopo l’audio sulla sua decadenza al Senato.

Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) si sono affrettati a cannoneggiare lo spazio di un’ipotesi di soccorso “azzurro” a Conte. E il numero due di Forza Italia Antonio Tajani ha prontamente rassicurato su questo punto. Ma è ovvio che in questa fase è impossibile distinguere tra strategia e manovre vere.

DI MAIO, SALVINI, CONTE, MATTARELLA Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu e Guaitoli

Matteo Salvini, leader della Lega, si è affrettato a dire “Mai con il Pd”. Non aggiungendo però “mai con i Cinque Stelle”. Ed è proprio questo uno dei fronti più intriganti sul piano politico. Perché l’attrazione fatale e la nostalgia canaglia tra pentastellati e leghisti non è mai venuta meno.

Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e ancora vero capo del Movimento, ha sempre mantenuto una porta spalancata. Matteo Salvini pure. Al punto che il Capitano qualche settimane fa ha detto che Cinque Stelle e Lega hanno i numeri per essere maggioranza in Parlamento, perfino per eleggere il prossimo presidente della Repubblica.

Salvini continua a ripetere di volere le elezioni a settembre, ma l’ipotesi di tornare ad un’alleanza con il Movimento (non con Beppe Grillo) non è archiviata. Silvio Berlusconi lo sa. Perciò tiene Gianni Letta in servizio permanente effettivo sul versante della mediazione e del confronto.

Con Giuseppe Conte, con Matteo Renzi, ma perfino con il Pd di Nicola Zingaretti.

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