Pd, Zingaretti deposita le firme e le sue Proposte per l’Italia

Il governatore del Lazio deposita le firme per formalizzare la candidatura a Segretario del Pd. Ed un documento con le Proposte per l'Italia. Cambiare, Unire, Rinnovare.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le firme ci sono. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti le ha depositate nel pomeriggio al Nazareno: sono le 1.978 firme (lo Statuto ne chiede da 1500 a duemila) con cui  formalizzare la sua candidatura come Segretario nazionale del Partito Democratico. Ad accompagnarle c’è un documento politico: si intitola “Proposte per l’Italia”.

Le proposte per l’Italia

Cappotto scuro, camicia bianca, Nicola Zingaretti si ferma di fronte alla selva di telecamere e microfoni che lo attendono all’uscita della sede di via Sant’Andrea delle Fratte a Roma.

Spiega che quel documento è «una proposta per l’Italia, per una nuova Europa e per un nuovo Pd più unito e più unitario». Nessuna frecciata al passato, il nemico è il presente. «Basta guardare cosa sta accadendo in queste ore nel Paese: un Governo che ha presentato una manovra economica sbagliata che sta colpendo l’economia e i cittadini, e quello che salta agli occhi e’ l’enorme urgenza di un’alternativa»“.

Non invoca maggioranze bulgare che gli consentano di fare ciò che vuole di un Pd allo sbando. Nicola Zingaretti usa parole come alleanza, confronto, coinvolgimento dei cittadini. «Io credo che questa alternativa debba vedere protagonista un nuovo Pd e una nuova alleanza. Il congresso è finalmente una straordinaria occasione per voltare pagina ridando la parola ai cittadini e costruire finalmente questo grande progetto di innovazione».

La fiducia da ricostruire

I numeri parlano chiaro. Gli elettori hanno voltato le spalle al Pd perché hanno perso la fiducia nella sua capacità di essere rappresentativo della loro volontà. il candidato Segretario sa che è quello il primo obiettivo. Non nasconde la polvere sotto al tappeto. «Dobbiamo cambiare tutto, non prendiamoci in giro: è importante costruire una nuova fiducia degli italiani nei confronti di questo Partito e soprattutto aprire una nuova fase nel rapporto con la società italiana. Da parte mia ce la metterò tutta, mi prenderò cura di questa sfida e di questo Partito con passione e coraggio».

Per diventare segretario al primo tentativo occorrono i voti. Mai come questa volta sono i cittadini a poter determinare il risultato. Perché i sondaggi accreditano a Zingaretti circa il 43% del consenso ma per vincere le Primarie d’inizio marzo occorre almeno il 50%. In più al dato dei sondaggi ora c’è Cesare Damiano che ieri ha annunciato il suo ritiro per convergere sul governatore del Lazio. Ma possono essere i cittadini a portare quel valore aggiunto che è indispensabile. Per questo Zingaretti, dall’uscio della sede Pd dice «Se posso lanciare un appello è: aiutatemi a cambiare il Pd e a ricostruire un’alternativa credibile, perché non possiamo permettere che questa nostra bellissima Italia venga governata da questo manipolo di incapaci che sta mettendo a rischio il futuro di intere generazioni e del Paese. So che è difficile ma è questo il momento delle grandi sfide, utili non a noi stessi ma al Paese che amiamo».

La visione dell’amministratore

Nicola Zingaretti vuole vincere ai gazebo. Vuole che la sua sia un’elezione di popolo e non delle componenti. Perché la tradizione del Pd è quella di un Partito di massa e non elitario, popolare, espressione delle tante sensibilità che compongono il Paese.

«Io faccio un appello affinché mi votino le persone» e non le correnti, «perché voglio un cambiamento radicale. Bisogna riconquistare la fiducia, e per farlo bisogna avere idee nuove e anche innovare un gruppo dirigente segnato dalla storia di questi anni».

La grande novità sarebbe un Segretario che viene direttamente dall’amministrazione e dal governo dei territori. Zingaretti è stato presidente della Provincia di Roma per due mandati prima di passare al timone della Regione Lazio. «Io in questi anni ho fatto l’amministratore, mi sono dedicato a questo e ne sono orgoglioso, e penso che una visione di una persona che in questi anni con tanti sindaci e amministratori dei territori ha tentato di risolvere i problemi delle persone possa far bene a questo Partito».

Il mantra di Zingaretti è Cambiare, unire e rinnovare: al di là dei programmi, perché «altrimenti la proposta politica non è credibile ne’ percepita come tale».

No al modello Sicilia 

C’è già un nodo da sciogliere. È quello della Sicilia, Nei giorni scorsi c’è stata una profonda divisione tra i due candidati al congresso Regionale. «Purtroppo in Sicilia stiamo vedendo un modello di Partito che io non voglio. Ci sono molte federazioni che non hanno ancora aperto il tesseramento, non hanno fatto votare gli iscritti, ci sono pesanti ingerenze di un altro Partito nella vita democratica del nostro. Su questo faccio un appello: dobbiamo reagire tutti insieme e compatti. Ci sono troppe decisioni prese a maggioranza, anche sulle regole, e così si distrugge e non si costruisce, diventa addirittura banale dire che bisogna salvare l’Italia e non ci si preoccupa di salvare il nostro Partito».

Il Pd, nella visione di Zingaretti ha un futuro perché serve all’Italia. Perché nel momento in cui servirà un’alternativa di governo è il Pd a doverla incarnare. 

Il modello è un Pd che discute, ascolta, raccoglie la protesta «e poi il 3 marzo tutti ai gazebo, perché in quella giornata può davvero rinascere una speranza per gli italiani».

Tutto sia limpido

Gli riferiscono le voci secondo le quali i candidati renziani dell’ultima ora Giachetti ed Ascani (leggi qui I renziani si dividono: Guerini studia il patto con Martina. Giachetti rompe) starebbero raccogliendo le firme via mail. «Io faccio il candidato, non ne ho la più pallida idea. Se le ho raccolte via mail anch’io? No, no».

Sorride e se ne va. L’ultimo tratto della sfida inizia adesso.