
Beppe Grillo è scomparso, Matteo Renzi continua a effettuare giravolte, Giuseppe Conte fa finta di avere la situazione sottocontrollo, Luigi Di Maio non controlla più i gruppi parlamentari. Il segretario nazionale del Pd era il più dubbioso e si è rivelato quello maggiormente affidabile. Ma adesso a decidere se staccare o no la spina sarà solo lui.
È stato il leader più dubbioso sull’alleanza con i Cinque Stelle per sostenere il governo Conte bis. Lo ha fatto per cercare di non spaccare il Pd, andando sulle posizioni di Matteo Renzi. Poi è successo che Matteo Renzi la scissione l’ha fatta qualche settimana dopo, nel giorno del giuramento dei sottosegretari.
Adesso Nicola Zingaretti riflette sul da farsi e potrebbe perfino essere lui a staccare la spina dopo aver dimostrato senso di responsabilità in quantità industriale.

Negli Stati Uniti incontrerà Bill Clinton, uno dei più grandi presidenti Usa che ci siano mai stati. Poi tornerà in Italia e a Bologna, dal 15 al 17 novembre, terrà la tre giorni dal titolo Tutta un’altra Storia. Zingaretti parte da una certezza: non potrà esserci nessuna coalizione di centrosinistra senza il Pd, che al tempo stesso rappresenta l’unica alternativa alla Destra salviniana e meloniana.
Nel frattempo però si deve capire se davvero il Pd può fidarsi di Cinque Stelle e Italia Viva. Il destino del Governo è segnato, sarà soltanto questione di tempo capire se andrà a sbattere da solo o se invece bisognerà assumere iniziative di rottura.
La manovra economica non ha margini veri per prospettive di rilancio e di abbassamento delle tasse, la questione dell’Ilva è di difficile soluzione e l’ipotesi nazionalizzazione riporterebbe il Paese indietro di decenni. Con zero prospettive di riuscita.
Però Nicola Zingaretti è l’unico che continua a stare sul pezzo. Gli altri sono spariti: Beppe Grillo e Matteo Renzi, dopo aver cancellato anni di insulti e di polemiche pur di non andare al voto, nel momento decisivo o si sono defilati (Grillo) o hanno continuato a fare giravolte (Renzi). Luigi Di Maio non controlla più i gruppi parlamentari dei Cinque Stelle e Giuseppe Conte fa finta di avere il polso della situazione, ma in realtà naviga a vista.
Resta Zingaretti. Sarà lui a decidere il destino del Governo e probabilmente della legislatura.