Zingaretti ha deciso: non si lascerà logorare

Lo stallo del Movimento 5 Stelle, i continui “distinguo” di Renzi e il fuoco amico nel Pd rischiano di provocare danno enormi soprattutto dopo l’election day di settembre. Toscana, Puglia e Marche faranno la differenza, ma il segretario del Pd non intende fare da capro espiatorio.

L’urlo di Nicola Zingaretti di ieri è qualcosa di molto diverso rispetto al recente passato. Perché c’è una data dopo la quale tutto potrebbe cambiare. L’election day del 20 e 21 settembre. (Leggi qui L’urlo di Zingaretti: “Basta fare i Tafazzi, si all’alleanza con il M5S”).

Si vota in Veneto e in Liguria, dove il centrodestra è largamente favorito con Luca Zaia e con Giovanni Toti. Si vota in Campania, dove Vincenzo De Luca (Pd) fa storia a sé, nel bene e nel male. Ma si vota anche in Toscana, Marche e Puglia, dove obiettivamente il centrosinistra e il Pd hanno tutto da perdere. Senza un’alleanza vera e forte con i Cinque Stelle queste tre Regioni possono essere conquistate da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Nicola Zingaretti, Luca Zaia, Vincenzo De Luca

Se così dovesse essere, anche per una sola di esse, ci sarebbero effetti enormi sul Governo, sulla leadership di Giuseppe Conte, ma anche su quella di Nicola Zingaretti all’interno del Partito Democratico.

Il segretario ha fiutato benissimo il rischio. D’altronde i Cinque Stelle continuano a non preoccuparsi di alcuna prospettiva futura, mentre Matteo Renzi si differenzia ogni volta che può. Lo ha fatto specialmente in Puglia, con una candidatura diversa da quella di Michele Emiliano.

In queste condizioni il centrosinistra non può nemmeno pensare di competere quando si tornerà alle elezioni politiche. Il Pd da un anno sta facendo prevalere il senso di responsabilità, ma ora il limite è stato raggiunto. Nella maggioranza non c’è intesa su nulla, i vertici si concludono tutti con un rinvio, la crisi economica morde alle caviglie del Paese, tirare a campare non è più possibile. Se proprio non ci sono alternative, allora andare ad elezioni anticipate converrebbe anche a Nicola Zingaretti. Il quale se non altro, da Segretario del partito, farebbe le liste e potrebbe scegliersi i gruppi parlamentari. Senza dover continuare a mediare sempre e soltanto lui, con tutti: con Giuseppe Conte, con Luigi Di Maio, con Matteo Renzi, con Dario Franceschini, con Lorenzo Guerini. Dal Governo alle comunali di Roma.

Zingaretti ha preso una decisione sostanziale: non ci sta più a farsi logorare. Va bene il senso di responsabilità, ma il limite è stato oltrepassato. Meglio le elezioni anticipate di questo stallo.

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