Zingaretti, il compagno segretario che tenne unito il Pd

Il leader del Pd non si nasconde: “Dovevo tenere unito il partito”. Ma se i Cinque Stelle continuano a minare il terreno, allora potrebbe decidere di far saltare il tavolo sfidando quelli che sognano sempre e comunque la scissione.

“Dovevo tenere unito il Pd”. Nicola Zingaretti lo ha detto chiaramente, senza giri di parole, senza ipocrisie, senza nascondersi nel “mantra” del superiore interesse del Paese. Perché la politica ha le sue regole, scritte e non scritte, che vanno rispettate. “Ho dovuto fare i salti mortali, anche mettendo da parte alcune delle mie convinzioni, per tenere tutto insieme. E per restituire al Partito quel ruolo di forza responsabile e seria che pure merita. Alla fine ci siamo riusciti“. 

I Democrat sono un mare vasto, nel quale nuotano esponenti molto diversi tra loro sul piano delle idee e delle convinzioni. I grandi vincitori di questa crisi sono due.

Nicola Zingaretti

Uno è Matteo Renzi: è lui che ha fatto saltare tutti gli schemi e le strategie del leader della Lega Matteo Salvini, è lui che controlla i gruppi parlamentari. È lui che per primo, in questa fase, ha lanciato l’idea dell’accordo con i Cinque Stelle per mettere fuori gioco il Capitano. Su quella posizione però alla fine c’erano anche big come Dario Franceschini e Andrea Orlando, molto ascoltato da Nicola Zingaretti. Contrari invece Paolo Gentiloni e Carlo Calenda.

L’altro vincitore è Nicola Zingaretti. All’inizio della crisi, lo scenario che aveva di fronte era quello delle elezioni, la scissione del Pd, i sondaggi che accreditavano al nuovo Partito di Renzi fino al 12% del gradimento se fosse riuscito ad assorbire parte di Forza Italia. Invece, in poche settimane, il Governatore ha disinnescato la scissione, tenuto unito il Pd e già solo per questo lo ha reso finalmente Partito nel senso antico del termine: insieme di sensibilità diverse nelle quali il Segretario deve saper fare la sintesi.

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Se a Renzi va riconosciuto il merito di avere innescato la frana, a Zingaretti va altrettanto riconosciuto il merito di avere evitato che il Pd ci rimanesse sotto. E di essere stato capace di tracciare, tra quelle macerie, la strada che potrebbe portare al Governo il Pd. Grazie ad una posizione ferma, unitaria, fatta di dignità e politica, non di poltrone. Sconvolgendo l’interlocutore: il no ad un contratto fatto da due programmi sovrapposti (riproposizione del metodo Lega) ed il tentativo di coinvolgere i 5S in un progetto comune da portare avanti insieme è stato un capolavoro politico di vecchia scuola: quella che ha ricostruito il Paese nel Dopoguerra e lo ha proiettato nel boom economico.

L’accordo, anche se siglato, resta fragile e non si sa come andrà a finire. Nicola Zingaretti ha scelto di restare a fare il presidente della Regione Lazio e il segretario. “Mi sono reso conto di rappresentare un punto di equilibrio importante per il Pd“: ha scelto ancora una volta la via più difficile per ricostruire il Pd, se fosse andato a Palazzo Chigi a fare il vicepremier ora sarebbe più forte all’interno del Partito, ma tutto il partito sarebbe più debole perché gli sarebbe venuto a mancare il punto di equilibrio.

Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio

In questo secondo ruolo non può permettersi scissioni in una fase che precede elezioni fondamentali, come le regionali in Emilia Romagna, Toscana,Umbria e Calabria. Proverà perfino a raggiungere un accordo elettorale con i Cinque Stelle. Se il Pd torna sotto il 20% (con una scissione è scontato), Zingaretti non potrà sedersi ad alcun tavolo che conta nel prossimo futuro. E’ il primo a sapere che il suo ruolo di segretario può tornare in discussione. Ecco perché il pensiero principale è quello di tenere unito il Pd. Ad ogni costo e costi quel che costi. Ma non può accettare tutte le condizioni dei Cinque Stelle.

Con Giuseppe Conte premier e Luigi Di Maio vicepremier, il nuovo eventuale Governo sarebbe soltanto un ribaltone, con il Pd al posto della Lega con una funzione di ruota di scorta però. Nicola Zingaretti sa che il ruolo di segretario impone sacrifici, mediazioni, ma anche scatti in avanti quando si presenta l’occasione. Perciò se i Cinque Stelle continuano a tirare la corda, allora la stessa potrebbe spezzarsi. “Dovevo tenere unito il Pd”: è l’architrave del ragionamento politico di Zingaretti.

Ma se proprio i Cinque Stelle vogliono tornare con la Lega, allora chi è che si assumerebbe la responsabilità di sfasciare il Pd?

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