Zingaretti, la sfida più difficile è quella di convivere con Matteo Renzi

In un’intervista al Sole 24 Ore l’ex rottamatore lancia intendere di voler restare nel Pd. Si apre una fase decisiva, che potrebbe ribaltare la situazione a patto che ci siano spazi per tutti.

In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Sole 24 Ore, Matteo Renzi ha detto tre cose di una certa rilevanza politica. La prima è che sulla vicenda della Carige il governo di Lega – Cinque Stelle ha copiato quello di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni. Invitando dunque il Pd a votare il decreto in aula. La seconda è che Nicola Zingaretti, così come Maurizio Martina e Roberto Giachetti, ha specificato che non esistono ipotesi di accordo con il Movimento Cinque Stelle. La terza è che ha bollato come “fantapolitica” le ipotesi di un suo addio al Pd per fondare un’altra formazione politica.

Significa che il senatore Democrat intende restare nel Partito, nell’ambito di una linea politica condivisa a prescindere da chi sarà il segretario e che in Parlamento l’opposizione potrà anche essere costruttiva su determinati punti. Come per esempio il tema del salvataggio della Carige. A questo punto, però, sarà sempre più importante capire come si muoverà Nicola Zingaretti nel caso dovesse vincere le primarie. Perché lui ha in testa un modello di Partito Democratico molto diverso da quello renziano: aperto, inclusivo, largo, dialogante, con una prospettiva di centrosinistra.

Il test più importante sarà rappresentato dalle elezioni europee di maggio, sia per capire quale sarà la percentuale dei Dem, sia per verificare il consenso di Cinque Stelle e Lega. In più, se davvero il Pd si presenterà con una lista unitaria senza il simbolo, si vedrà quali sono le potenzialità di un progetto politico che evidentemente ha bisogno di tutti i protagonisti. Di Nicola Zingaretti e di Maurizio Martina, di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni.

Una sfida che negli ultimi anni il Partito non è riuscito neppure a giocare, figuriamoci a vincere. Perché quando le primarie le ha vinte Pierluigi Bersani, Matteo Renzi non ha toccato palla. Mentre poi quando è stato Matteo Renzi a prevalere, Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema sono stati messi ai margini. Fino alla frattura.

Nel Pd del futuro Nicola Zingaretti e Matteo Renzi dovrebbero quindi coesistere, con ruoli molto diversi evidentemente. Una responsabilità in più per l’attuale presidente della Regione Lazio.