Zingaretti lancia dal Lazio l’alleanza competitiva col M5S

Lo scontro in Direzione Regionale Pd sull'allargamento al M5S in Regione Lazio. Zingaretti disegna un nuovo centrosinistra più competitivo in tutte le elezioni future. Da esportare anche sui Comuni. Il documento Astorre. Che incassa il via libera

Non è stata una riunione soft. Il tentativo di assedio a Nicola Zingaretti è arrivato anche in Direzione Regionale del Partito Democratico. Quella che è stata convocata nel pomeriggio per benedire l’allargamento della maggioranza che governa la Regione Lazio ed aprire le porte della Giunta al Movimento 5 Stelle di Roberta Lombardi. E che in realtà si trasforma in ben altro: nel lancio di un manifesto politico con il quale il Pd si candida a costruire dal Lazio un nuovo centrosinistra in Italia.

Con il coltello tra i denti, le truppe di Base Riformista e dei Giovani Turchi hanno fatto di tutto per far saltare l’intesa. Perché? Il timore è che li renderebbe ancora più marginali: un campo largo, un intesa aperta in maniera esplicita al M5S, ridurrebbe molto il loro peso specifico.

Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi

La prima ragione del No è l’allargamento: dicono che si tratta d’una manovra ambigua. Sostengono che così il Pd sta abdicando al proprio ruolo. E abdica in favore del M5S proprio nel momento in cui sta collassando. Gli avversari di Zingaretti mettono il dito nella piaga: “Loro entrano ma lasciano la Raggi?

Mescolare Regione e Comune in questa fase significa tentare di fare esplodere l’intera impalcatura dell’intesa. Perché è chiaro che non è limitata al perimetro della Regione, non sconfina solo sul Comune che tra poco dovrà tornare alle urne. Ma propone  “un modello di possibile nuovo centrosinistra” come spiegherà Nicola Zingaretti.

La premessa di Astorre

Il Segretario Regionale Bruno Astorre sul punto è stato chiaro: bisogna prendere atto di quanto è accaduto in Regione. Lì “è maturato un rapporto di rispetto e di collaborazione fra la maggioranza e il gruppo del M5S. Si sono trovati punti di intesa via via più radicati e importanti, in un costante dialogo e confronto. Avvenuto alla luce del sole, nelle sedi deputate, a cominciare dal Consiglio”. (Leggi qui Lazio, via alle nozze Pd-M5S a Lombardi la Transizione Ecologica).

Sottolinea che è un percorso partito da lontano. Molto lontano. Ringrazia pubblicamente il vice presidente della Regione Daniele Leodori ed il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini. Sono loro – dice – ad avere avviato più di due anni fa quel dialogo che ha portato al documento di oggi. (Leggi qui Il nuovo Risiko Pd-M5S che parte dalla Regione di Zinga).

Bruno Astorre (Foto: Alvaro Padilla / Imagoeconomica)

Sottolinea come sia cambiato l’orizzonte politico in quest’ultimo periodo: con la nascita del Governo Draghi e la reasponsabilità nazionale che i Partiti si sono dovuti assumere. “È utile e giusto per i cittadini del Lazio, ma è importante anche per le prossime occasioni elettorali, a cominciare dalle Amministrative che si terranno da qui a qualche mese. Il formarsi di un campo largo di Centrosinistra in Regione, insieme al Movimento 5 Stelle può essere foriero di positivi effetti per battere le destre”. 

Chiede un passo in avanti coraggioso e necessario, sul rafforzamento politico della maggioranza di centrosinistra nel Lazio. Ai componenti della direzione Astorre ha detto che “oggi possiamo fare un passo in avanti, creando le condizioni anche per il futuro per un ruolo di governo del Pd”.

Niente da fare. Minnucci (area Orfini), Prestipino ed il coordinatore provinciale di Latina Claudio Moscardelli (Base Riformista) sono contrari. È scontro vero.

La visione di Zingaretti

Dal Lazio potrebbe nascere un nuovo centrosinistra più competitivo in tutte le elezioni future. Sta tutto qui il senso dell’operazione costruita con pazienza, passo dopo passo, da Nicola Zingaretti.

Il Governatore lo spiega quando prende la parola di fronte alla Direzione. Dice: “Dalla Regione Lazio noi costruiamo un modello di un possibile nuovo centrosinistra, in cui il Pd è il principale protagonista. Un modello che è un credibile argine alle destre per vincere nei Comuni“.

Insomma, non è una faccenda isolata. Non è un fenomeno locale confinato alla Pisana o giù di lì.

Nicola Zingaretti (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Alla Direzione Nicola Zingaretti dice che questa nuova alleanza “sicuramente renderebbe competitiva la futura sfida alle Regionali. Riapre la grande partita dei collegi quando tra un anno si voterà. Dobbiamo cominciare a seminare i semi di una competitività ovunque”. Significa che la prossima volta, a seconda dei Collegi, Pd e M5S potrebbero mettere in atto dei Patti di Desistenza concentrando le forze ora su uno e ora su un altro candidato.

 Per Zingaretti il modello deve allargarsi. Arrivare fino a Latina, fino a Sora, Alatri e poi a Frosinone: sono i centri chiamati alle urne da qui a pochissimo. Spiega che “questa prospettiva di governo dà un respiro che riguarda il contingente e lo proietta nel futuro. Si ritorna a combattere per vincere ovunque. Anche in quei territori del sud del Lazio che sono sempre più difficili e nei capoluogo dove abbiamo perso. E questo lo puoi fare solo se rilanciamo il Partito Democratico e nei sistemi maggioritari lo accompagniamo con alleanze competitive”.

Così costruiamo i prossimi 10 anni

Non è un’operazione di corto respiro. È una visione. Ampia. Che guarda al futuro. Nicola Zingaretti lo dice con chiarezza: “Siamo dentro un passaggio nel quale stiamo pianificando il futuro dei prossimi 10 anni della vita politica del Lazio. Sia per quanto riguarda la Regionali e sia per quanto riguarderà le elezioni politiche, che ci saranno prima o poi.. Questo è il cuore del problema”.

Mette sul piatto della bilancia i risultati raggiunti dal Lazio. Risultati amministrativi centrati anche grazie al dialogo con i 5 Stelle. “Avere governato in questi anni la Regione ci ha permesso di essere utili ai cittadini del Lazio: questo è il tema vero. L’uscita dal commissariamento della sanità, il pareggio di bilancio e la mole di investimenti”.

L’area di Orfini e Base Riformista sono contrari

Nel suo stile, non si prende i meriti ma li condivide e lo fa in maniera chiara. Ricorda il ruolo avuto dai governi Renzi, Gentiloni e Conte 2. Sottolinea che è grazie anche al loro lavoro che oggi “sta cadendo sul Lazio la più grande montagna di milioni che questa Regione ha mai conosciuto. Sui trasporti tra qualche settimana, oltre Roma, avremo tre fermate dell’Alta velocità: due al sud è una al nord. Non è che sono medagliette ma il motivo del perché governiamo. Però viviamo un momento drammatico. E dobbiamo reagire”.

Risponde a Base Riformista che vede l’intesa con il Movimento 5 Stelle come un elemento di confusione, quasi un abdicare ai grillini nel momento in cui sono in difficoltà. Invece per Zingaretti è certo che “più c’è chiarezza sulla nostra identità nei contenuti, più la centralità del Pd è dentro un sistema di alleanze competitivo più non ce n’è per nessuno. Per questo è importante il tema di allargare la maggioranza, perché è un grande elemento di stabilità del quadro politico che rispetto a un’ipotesi del voto alle regionali nel 2023 e di quello delle politiche quando si faranno torna a rendere competitivo il centrosinistra”.

Il documento finale

Bruno Astorre tenta di mediare. Si arriva ad un compromesso: Base riformista annuncia che non partecipa al voto.

Il documento Astorre si conclude accendendo il semaforo verde. “Nel pieno rispetto delle prerogative Istituzionali degli eletti, la Direzione Regionale del PD Lazio dà mandato al Presidente Nicola Zingaretti e al capogruppo del PD Marco Vincenzi di verificare, insieme alle altre forze di maggioranza, le condizioni politiche, programmatiche e organigrammatiche per costruire un nuovo patto di maggioranza alla Regione Lazio fra le attuali forze politiche che sostengono la Giunta e il M5S”.

Buona parte del lavoro è fatta. L’hanno portata avanti Daniele Leodori e Mauro Buschini. Ancora in questi giorni stanno limando i dettagli. Perché – spiega Astorre “In tanti casi era una roba per nostalgici a rischiare di bloccare il dialogo. Ma in momenti di sintonia con i 5 Stelle non è un affare trascurabile».

Il documento incassa il via libera della Direzione. Ora tocca al M5S con il voto su Rousseau.

Spifferi di rimpasto

Gian Paolo Manzella (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

I rumors sostengono che sarà un rimpasto chirurgico con solo due assessorati che verranno interessati dall’operazione. Sono gli stessi che vennero liberati in occasione del Conte 2 quando la Giunta Regionale del Lazio mandò al Governo come Sottosegretari i suoi assessori alle Attività Produttive Gian Paolo Manzella ed al Turismo Lorenza Bonaccorsi.

Con la nascita del Draghi 1 Manzella è tornato libero da incarichi di Governo: con molta probabilità riprenderà il suo posto in Giunta. Le deleghe al Turismo invece saranno oggetto di un accorpamento con altro dicastero e verrà creato l’assessorato alla Transizione Ecologica, caro ai grillini e destinato a Roberta Lombardi (o Valentina Corrado).

Ma non solo. Le deleghe alla “Programmazione Economica, Bilancio, Demanio e Patrimonio“, lasciate da Alessandra Sartore con il suo passaggio al Ministero delle Finanze come Sottosegretario passano nelle prossime ore Daniele Leodori. Il decreto è stato già approntato.

A Leodori restano confermate anche le deleghe al “Coordinamento dell’attuazione del programma di governo e dei Fondi Comunitari (FESR, FSE, FEASR), Rapporti Istituzionali, Rapporti con il Consiglio Regionale, Personale, Semplificazione Amministrativa e Accordi di Programma e Conferenza di Servizi”

Il decreto precisa che il trasferimento delle deleghe avviene “nelle more del completamento della composizione della Giunta entro e non oltre due mesi dall’adozione del presente decreto”.

In pratica? Appena Rousseau avrà detto si. Non ci vorrà molto.