L’ora dei muri nel Pd di Zingaretti

Arriva l'ora dei muri nel Pd di Zingaretti. Quello offerto per contrastare la cancellazione dei volti antimafia da un murales di Ostia disposta dal M5S. Quello che si alza con i renziani siciliani di Faraone dopo l'annullamento del congresso locale. Invece in Abruzzo il neo segretario Fina chiede "un luogo di condivisione"

Un muro per unire il Partito Democratico, un muro per dividere i renziani dal resto del Partito. Sono ore intense per il Segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti. Il muro per unire è quello che ha messo a disposizione nel Lazio per realizzare il murales antimafia censurato invece ad Ostia dal Municipio. Il muro che divide è quello che si è alzato con l’annullamento del congresso in Sicilia e dell’elezione dell’onorevole Davide Faraone a segretario (leggi qui Un Faraone rischia di spaccare il Partito Democratico): il segretario cassato annuncia la sua sospensione dal Partito. In Abruzzo invece c’è un nuovo Segretario: Michele Fina. Ed è zingarettiano.

Un muro per Ostia

«La lotta alla mafia non può essere divisiva o censurata. Mai. Quanto avvenuto ad Ostia è una vergogna, è l’ennesima ferita inflitta, questa volta addirittura dalle istituzioni, a tutte quelle persone che ogni giorno lottano contro il potere delle mafie»: il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha commentato così la copertura del murales di Ostia contro le mafie.

Un murales nato da un’iniziativa del collettivo a.Dna e dello street artist Lucamaleonte che ha partecipato ad un bando del Ministero dell’Università per rivitalizzare le periferie ed ha ottenuto il finanziamento delle spese (tremila euro). Il disegno è nato su un muro dalle parti della stazione del trenino di Lido Nord, autorizzato dall’Atac e dalla Regione Lazio. In quel muro sono stati raffigurati i volti di personaggi antimafia scelti da circa mille studenti: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, ma anche compaiono anche Manuel Bortuzzo (il nuotatore rimasto paralizzato perché colpito da un proiettile), Mariam Moustafa (la ragazza uccisa a Nottingham durante un raid razzista). E anche Federica Angeli, la giornalista di Repubblica che dal 2013 vive sotto scorta per le cose che ha visto e scritto a proposito delle mafie romane.

Ma al Municipio X di Ostia alcuni di quei personaggi non sono piaciuti e ne ha disposto la cancellazione dal murales. Tra questi, proprio Federica Angeli. Nicola Zingaretti in giornata ha annunciato che la Regione Lazio è pronta a dare ospitalità al murales contro la mafia censurato dal Municipio.

«Già in passato – ha spiegato – abbiamo scelto di riqualificare le mura di palazzi di proprietà dell’Ater portando colori, disegni e arte. Questa volta, ci sarà anche un messaggio chiaro: la Regione Lazio sarà sempre contro la mafia e dalla parte di chi la combatte. Senza divisioni, senza censure».

Un muro nel Pd

Ma ad un muro con cui unire il Pd nel nome della legalità e della lotta alle mafie, si contrappone nelle stesse ore un muro di incomunicabilità. È legato alla decisione di annullare il congresso in Sicilia. (leggi qui Un Faraone rischia di spaccare il Partito Democratico)

«Annullare il congresso significa annullare la democrazia. Farlo violando le regole è incredibile. Farlo in un giorno speciale per la Sicilia mentre noi siamo a commemorare Paolo Borsellino dimostra una insensibilità politica che spaventa»: l’onorevole Davide Faraone ha commentato così sulla sua bacheca Facebook la decisione della Commissione Nazionale di Garanzia del Pd di annullare la sua elezione a segretario dei dem siciliani.

«Un partito che si chiama democratico non può cancellare la democrazia perché è cambiata la maggioranza – scrive sulla bacheca – quello lasciamolo fare a Salvini o Casaleggio. Noi siamo diversi. Eravamo diversi».

Il deputato siciliano ha annunciato la sua sospensione dal Pd. Ma è una decisione del tutto simbolica: a Montecitorio rimane iscritto al gruppo del Pd. E conferma la sua linea «continuerò la battaglia per la mia gente e contro questo governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle».

Parla di regolamento di conti interno. «L’Italia brucia per colpa di Salvini e Di Maio, il nuovo Pd si occupa di statuto e di regolare i conti con ‘quelli di prima‘ » scrive ancora Davide Faraone sul post. Sostiene che si tratti di «una follia» sotto il profilo del Diritto, perché la Commissione di garanzia aveva già giudicato altri ricorsi sul congresso regionale. Faraone invoca il principio giuridico del ‘Ne bis in idem‘, cioè non si può giudicare due volte ciò che è stato già giudicato. «Hanno perso politicamente, la buttano sui ricorsi: avranno tutte le carte bollate che meritano».

Niente muri in Abruzzo

Niente muri, almeno per ora, in Abruzzo. Michele Fina è stato proclamato segretario regionale del Partito Democratico abruzzese. Il passaggio formale, successivo al Congresso, si è svolto oggi a Pescara, al centro polivalente Britti, all’apertura dell’Assemblea regionale del partito.

Per il 41enne direttore del Think tank “Transizione ecologica solidale“, già capo di segreteria e consigliere del ministro Andrea Orlando prima al Ministero dell’Ambiente e poi della Giustizia.

Il neo segretario regionale ha sostenuto che «per cambiare occorre mettere da parte l’arroganza dell’autoreferenzialità».

Ha sottolineato la scelta politica di dedicare tutta la mattinata dell’Assemblea all’ascolto degli interventi dei rappresentanti dei partiti del centrosinistra, delle associazioni, dei sindacati, delle imprese. «Vogliamo ascoltarvi per dirvi che non vi delegittimiamo ma vi vogliamo forti. Questo non è tempo di pace, rileggete i vostri atti fondativi, troverete scolpiti i principi costituzionali, che oggi sono in pericolo perché non pienamente attuati, o perché qualcuno vuole metterli in discussione».

Zingarettiano nei modi e nella filosofia politica, Fina ha parlato della necessità di costituire un’alleanza con cui giungere alla creazione di «un luogo di condivisione, senza alcuna strumentalizzazione».

Tra gli interventi quelli dei rappresentanti regionali dei Partiti del centrosinistra Psi, Articolo Uno e ­ Più Europa, e di Cisl, Cgil, Legacoop, Cna, Confesercenti, Italia Nostra, Wwf e Legambiente. 

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