Zingaretti nel nome di Prodi

Nicola Zingaretti pensa ad un nuovo Ulivo, il cui marchio è già depositato alla Regione Lazio. Nel 2013 Zingaretti diventò presidente con uno schema di alleanze che oggi vuole riproporre non soltanto come modello alternativo all’isolazionismo maggioritario di Matteo Renzi, ma anche come strumento strategico a quella che è la vera novità del panorama politico italiano post-referendario: il ritorno del sistema proporzionale. Ovunque.

Zingaretti pensa ad una coalizione che comprenda Partito Democratico, Partito Socialista Italiano, Articolo 1 Movimento Democratici e Progressisti, ma anche Pci, Prc e tutte le forze della sinistra radicale. Confidando perfino nel recupero di Sinistra Italiana. Aspettando di capire come si posizionerà realmente Alternativa Popolare di Angelino Alfano.

La sfida a Matteo Renzi è sulle alleanze prima ancora che sulla visione di Partito. Nemmeno un anno fa Matteo Renzi e Nicola Zingaretti firmavano il Patto per il Lazio: sembrava l’inizio di un percorso condiviso. Ma poi è cambiato tutto. Prima ancora della sconfitta al referendum. La rottura è avvenuta a Roma, con Renzi che ha fatto sfiduciare Ignazio Marino, aprendo la strada all’avanzata dei Cinque Stelle culminata con la vittoria di Virginia Raggi. In quel momento Zingaretti ha capito che andando avanti così i Cinque Stelle avrebbero vinto facilmente anche alla Regione.

La discesa in campo di Andrea Orlando per la segreteria nazionale del Partito gli ha dato l’occasione per differenziarsi. L’annuncio di volersi ricandidare alla Regione ha preso in contropiede l’ala renziana, che di certo non può fermare un Governatore in carica.

Nicola Zingaretti ha come modello Romano Prodi: nessun accordo con Berlusconi e federazione ampia del centrosinistra. Ai tempi di Prodi, però, non c’era Beppe Grillo.

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