«Zingaretti non è più il leader»: resa dei conti nel Pd

Lo scontro frontale all'interno del Partito Democratico. L'ex segretario provinciale Domenico Alfieri marca le distanze della componente da Zingaretti. Lo scontro interno con Base Riformista. “Critiche senza proposte”. Sardellitti: "Troppi silenzi, poca chiarezza”

O è iniziato il declino dei leader o è iniziata la resa dei conti: non c’è altra spiegazione allo scontro feroce di queste ore tra l’ex segretario provinciale Pd Domenico Alfieri ed il consigliere provinciale del suo Partito Alessandra Sardellitti. Si è sviluppato a distanza sulle colonne di Ciociaria Oggi, proseguendo uno scambio di fendenti iniziato già da alcuni giorni.

Zingaretti non è più il riferimento

Colpi di sciabola, non di fioretto. Domenico Alfieri dice questa mattina a Corrado Trento che Nicola Zingaretti non è più il punto di riferimento. È un messaggio chiarissimo per il Governatore che fino ad oggi aveva potuto contare sul fondamentale appoggio della componente Pensare Democratico: i voti di Francesco De Angelis e dell’area frequentata anche da Alfieri ha portato circa il 90% dei voti alla Mozione sostenuta da Zingaretti al Congresso.

Domenico Alfieri inizia a marcare le distanze. «Dopo le dimissioni di Zingaretti da Segretario, si è aperta una nuova fase nel Pd, sia a livello nazionale che locale. Far finta di non vederla non aiuta ad affrontare al meglio le sfide che abbiamo di fronte. Mentre prima Zingaretti poteva essere una stella polare di riferimento nazionale, dopo le dimissioni da Segretario non lo è più. Alcuni riassetti sono inevitabili e non si può far finta di nulla».

Poi c’è la questione più interna e locale: i rapporti con la componente di Base Riformista guidata dal presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo. Che nei giorni scorsi non aveva risparmiato critiche: alla gestione del Partito ed alla Segreteria Fantini. (Leggi qui Preavviso di rottura: Pompeo invia la notifica al Pd).

Nel Pd critiche senza proposte

Antonio Pompeo e Domenico Alfieri

Non si nasconde dietro ad un dito l’ex Segretario provinciale. «Sulla “questione” Pompeo, penso che la critica a prescindere senza mai proporre nulla non sia una cosa positiva». 

La conduzione del Segretario Luca Fantini è improntata al rispetto dello Statuto, poco orientata allo spettacolo ed alle scenografie delle dichiarazioni pubbliche. Domenico Alfieri dice che «alcuni criticherebbero il Segretario anche se fosse Antonio Gramsci. Magari soltanto per poter avere i co siddettispazi di agibilità politica, che il sottoscritto preferisce chiamare rendite di posizione».

In pratica, le uscite di Antonio Pompeo, per Alfieri sarebbero solo dettate dalla necessità di avere un fascio di luce dei riflettori. Possibile? Su cosa basa questo giudizio l’ex Segretario? «Sinceramente, un conto sono le prese di posizione di Pompeo, altro il lavoro e la collaborazione che amministratori e dirigenti di Base Riformista mettono a disposizione del Partito».  In pratica, gli esponenti ex renziani dialogano e collaborano attivamente con la Segreteria: questo finisce ad Alfieri il metro per misurare le dichiarazioni di Pompeo.

Il coraggio di Buschini

La componente di Pensare Democratico ha avuto il suo punto più alto nel Lazio quando ha espresso il Presidente del Consiglio regionale: Mauro Buschini. Che ha scelto di fare un sofferto passo indietro nel momento in cui ci sono stati sospetti sulle assunzioni in Regione: fatte attingendo dalla graduatoria sviluppata con il concorso bandito nel Comune di Allumiere. Né il sindaco di Allumiere, né chi ha organizzato il concorso, fanno parte dell’area di Buschini: lui li ha trovati lì in presidenza quando ha assunto il ruolo; la decisione di attingere da quella graduatoria è stata presa all’unanimità insieme a vice presidenti e consiglieri segretari (il cosiddetto Ufficio di Presidenza).

Mauro Buschini

Nicola Zingaretti pretendeva la testa di tutti, nessuno si è mosso tranne Mauro Buschini che ha ritenuto autonomamente di fare un passo indietro presentando una proposta di legge che istituisse una commissione d’inchiesta guidata dall’opposizione.

Domenico Alfieri esce allo scoperto. «Tutto il mio sostegno a Mauro Buschini. Lo conosco da tempo e ne apprezzo rigore e competenza. Le sue dimissioni, non dovute, sono state un atto di grande valore e insegnamento morale per tutti. Con sgomento ho assistito ad uno sciacallaggio politico da parte di persone che non si capisce a che titolo si ergono a paladini morali. Non voglio giudicare la loro, di morale ad intermittenza, ma di certo parliamo di personaggi in cerca d’autore, senza alcuna etica umana e politica. È andato in scena uno sciacallaggio basato su logiche staliniste e su presunte “veline” prive di ogni fondamento. In un vero Partito ciò non accade». 

Troppi silenzi e poca chiarezza nel Pd

Tra chi aveva criticato il silenzio del Pd di fronte a quelle assunzioni ed aveva puntato il dito verso Mauro Buschini c’era il consigliere provinciale e comunale di Frosinone Alessandra Sardellitti. È una delle figure di punta di Base Riformista.

Nelle ore scorse ha rivendicato i risultati amministrativi centrati dall’amministrazione provinciale di Antonio Pompeo: fondi per realizzare le nuove scuole eco sostenibili. Rimprovera al Pd il silenzio: «Dal partito di appartenenza del presidente Pompeo e dei due consiglieri con delega rispettivamente alla pubblica istruzione o all’edilizia scolastica, non una parola, non un incoraggiamento, non un grazie».

Alessandra Sardellitti

«È da queste mancanze che parte la mia riflessione sul disagio che si percepisce all’interno di un Partito che dovrebbe fare della differenza di opinioni una ricchezza, delle diverse sensibilità un motivo di orgoglio e non un continuo motivo di scontro». 

Al Partito Democratico chiede di «alzare l’asticella della competenza, perché l’impressione che il cittadino percepisce è che la politica abbia abdicato dinanzi ai grandi problemi del Paese. Che la politica, in un momento drammatico del Paese, è stata lasciata a filosofeggiare del più e del meno. A litigare un po’, a discutere di Fedez e del concerto del Primo Maggio, della presenza o assenza di Rula Jebreal in un programma televisivo mentre altri stanno decidendo del nostro futuro. L’impressione che si ha oggi è che la politica abbia perso di vista il concetto di servizio a favore del cittadino».