Zingaretti, Renzi, Di Maio, Conte: la posta in palio dei big

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Si apre una crisi al buoi nella quale potrebbe succedere di tutto. Ma anche nel centrodestra di Salvini, Meloni e Berlusconi la situazione è tutt’altro che chiara. In ogni caso il pallino è nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Giuseppe Conte ha deciso di dimettersi da presidente del consiglio dopo aver capito che il voto sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia si sarebbe trasformato in un bagno di sangue per la maggioranza-minoranza.

Adesso però si apre una partita incerta, nella quale tutti i big (nessuno escluso) avranno un ruolo fondamentale. A cominciare dallo stesso Giuseppe Conte: se non dovesse ottenere il reincarico la sua sarebbe una sconfitta ingestibile, che rischierebbe di tagliarlo fuori definitivamente dalla scena politica.

Deve fidarsi dei Cinque Stelle e del segretario del Pd Nicola Zingaretti ma potrebbe non bastare.

Serve una maggioranza solida

Luigi Di Maio (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiede una maggioranza vera e preventiva. Se non dovesse esserci, allora potrebbero manifestarsi altre opzioni. Una è quella di proporre il leader pentastellato Luigi Di Maio per Palazzo Chigi. E’ l’opzione di Matteo Renzi (Italia Viva), sempre più spregiudicato e scatenato. Per i Democrat sarebbe complicato accettare una soluzione del genere, ma dipenderà tutto dalle prossime 48 ore.

Nicola Zingaretti crede davvero che l’opzione migliore resti quella del reincarico a Conte, ma potrebbero non esserci i numeri. E allora anche il Pd potrebbe avere dei nomi spendibili per Palazzo Chigi: Dario Franceschini su tutti, ma pure Enrico Letta (che però difficilmente accetterebbe il sostegno di Renzi). Zingaretti in questo passaggio si gioca pure la leadership nel Partito. E lo sa.

Il centrodestra cerca l’unità. Anzi, la blindatura. Il Capitano della Lega Matteo Salvini ha proposto Silvio Berlusconi per il Quirinale anche per evitare altri soccorsi “azzurri” alla maggioranza-minoranza.

Il presidente della Repubblica con i leader del centrodestra

Salvini e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) insistono per elezioni anticipate. Non è al momento la soluzione più vicina, ma ci sta. Silvio Berlusconi dovrà valutare bene anche gli umori del suo stesso Partito. Può succedere di tutto. Poi ci sono i “cespugli” di responsabili, volenterosi e costruttori, che però non sembrano avere la forza di cambiare davvero il quadro politico.

Infine le “riserve” della Repubblica: Mario Draghi su tutti. Ma anche Marta Cartabia. Da domani Sergio Mattarella inizierà le consultazioni. Al momento la strada è strettissima. Poi si vedrà: domani è un altro giorno.