«Zingaretti si candiderà»: il centrodestra si impantana su Roma

Vertice del centrodestra regionale. Resta la divisione sul nome da schierare nella Capitale. Tutti certi che Zingaretti sarà il candidato del centrosinistra. Si prepara il piano per le Regionali: Durigon o Lollobrigida come governatore. I numeri del sondaggio di oggi: catastrofe Raggi. bene Bertolaso, Zingaretti e Calenda

Una certezza, un dubbio ed un grande caos: il vertice del centrodestra laziale che si è riunito questa mattina supera una serie di ostacoli ma resta impantanato su quello principale, la scelta del candidato da schierare come sindaco di Roma. A bloccare tutti è la certezza che Nicola Zingaretti alla fine sarà il candidato del centrosinistra, forse senza nemmeno Virginia Raggi a drenargli una parte del consenso.

In pochi hanno dubbi. I sondaggi interni delle ultime ore dicono che l‘immagine del Governatore del Lazio non è stata minimamente scalfita dal fuoco incrociato di questi giorni: il concorso di Allumiere, le polemiche sulle frasi pronunciate domenica negli studi di Lucia Annunziata e interpretate contro di lui, le critiche su ogni respiro. Le rilevazioni dicono che nulla è cambiato sulla sua immagine.

Giorgia Meloni (Foto: carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Uno scenario che ha allargato ancora di più la divisione tra Fratelli d’Italia da un lato, Forza Italia e Lega dall’altro. Gli uomini di Giorgia Meloni vogliono candidare uno tra l’ex presidente della Lega Calcio di Serie B Andrea Abodi o il consigliere regionale Chiara Colosimo. (Leggi qui Regione, Roma, Ciociaria: la guerra del centrodestra).

Dalle file di Claudio Durigon (Lega) e Maurizio Gasparri (Forza Italia) ribattono che sono due nomi meno conosciuti di Zingaretti, troppo deboli per reggere l’impatto di un uomo che è stato fino a poco tempo fa il Segretario nazionale del Partito Democratico, ha vinto le Regionali nel 2018 mentre il Pd si sgretolava, non ha esitato un secondo a pretendere le dimissioni di un suo fedelissimo come Mauro Buschini in presenza di una semplicissima ombra di opportunità. Rilanciano puntando sul nome di Guido Bertolaso, riabilitato dalle recenti sentenze che hanno riconosciuto la regolarità del suo operato, impegnato in prima linea contro il Covid in Lombardia. (Leggi qui Letta lancia Zingaretti per il Campidoglio: il dado è (quasi) tratto).

Prepariamo le Regionali

Lo Stato Maggiore del Centrodestra regionale non ha superato il guado. E la questione del nome da schierare a Roma è rimasta in sospeso.

Più semplice comporre il puzzle sulle candidature alle Regionali del Lazio. Perché la conseguenza della discesa di Nicola Zingaretti in campo è lo scioglimento anticipato della legislatura regionale ed il ritorno alle urne. Se il candidato al Comune di Roma sarà espressione di Fratelli d’Italia, l’uomo che guiderà lo schieramento per la Pisana sarà allora della Lega: il nome è quello dell’attuale sottosegretario Caludio Durigon, il papà di Quota 100 tornano al Governo con l’arrivo di Mario Draghi.

Francesco Lollobrigida (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ma nel caso in cui dovesse passare la linea Bertolaso, Fratelli d’Italia reclama come indennizzo la candidatura alla presidenza della Regione Lazio. In quel caso il nome è quello di Francesco Lollobrigida, potentissimo presidente del gruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio e fedelissimo di Giorgia Meloni.

La questione viene presa dannatamente sul serio: al punto che ai consiglieri regionali è stato dato l’input di mobilitarsi per la campagna elettorale.

Disastro Raggi

Sono due gli elementi che inducono i vertici del centrodestra regionale a tenere che Virginia Raggi alla fine possa rinunciare a candidarsi per il bis. Il primo elemento sono le parole pronunciate nelle ultime ore da Giuseppe Conte: prospetta un reset del Movimento. (Leggi qui).

Il secondo elemento sono i numeri diffusi in mattinata dal Sole 24 Ore. È il sondaggio Winpoll, svolto dal 12 al 14 aprile su un campione di mille cittadini maggiorenni residenti nel comune di Roma.

Quel sondaggio dice che sette Romani su dieci esprimono un giudizio negativo sull’operato dell’amministrazione Raggi. La sindaca registra giudizi positivi solo dagli elettori del Movimento 5 Stelle (79%). L’indagine ha sondato il tasso di conoscenza e fiducia di alcuni esponenti politici. I nomi presi in esame sono molto noti ai romani.

L’ex ministro Roberto Gualtieri è conosciuto dal 79% dei romani; Carlo Calenda dall’87%; si sale in maniera vertiginosa con Guido Bertolaso che tocca quota 94%. In vetta alla graduatoria ci sono Nicola Zingaretti e Virginia Raggi con il 99% ciascuno.

Virginia Raggi (Foto: leonrado Puccini / Imagoeconomica)

Non basta: Nicola Zingaretti risulta inoltre essere il politico di cui i Romani più si fidano (44%). È seguito a pari merito da Bertolaso e Calenda (43%), poi da Gualtieri (42%) e da Fabio Rampelli (33% di fiducia ma con un enrome deficiti di notorietà rispetto agli altri nomi, risulta conosciuto da 51% del campione.

E Virginia Raggi? Chiude con uno striminzito 28% di fiducia.

Zingaretti e Calenda trasversasli

Carlo Calenda e Nicola Zingaretti risultano essere i politici che godono di maggior consenso trasversale: in pratica sono quelli che drenerebbero più consenso dalle file avversarie.

Calenda pesca più nel centrodestra: dichiarano di essere disposti a sostenerlo il 3,7% del campione che vota Lega ed il 4,7% da Fratelli d’Italia nella propensione al voto.

Zingaretti pesca tra i 5 Stelle (4,1).

Ipotizzando Guido Bertolaso come candidato del centrodestra che raggiunge il turno di ballottaggio (forte di quasi il 42% sulle intenzioni di voto per le politiche), risulterebbe ampiamente vincente contro Virginia Raggi (57,9 a 42,1) e contro Roberto Gualtieri (54,3 a 45,7). Ma in caso di ballottaggio contro Calenda e Zingaretti avrebbe però la peggio (46,6 a 53,4 contro Zingaretti e 48,3 a 51,7 contro Calenda).

Carlo Calenda (Foto: leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Il Pd è il primo Partito

Sulle intenzioni di voto per le politiche il PD è il primo Partito col 24,2% seguito da Fratelli d’Italia (22,8%). Deboli i 5 Stelle (14,3%) e non esaltante il risultato di Azione al 3,3% nonostante la forza del suo leader. Complessivamente tra le coalizioni il centrodestra supera il centrosinistra di circa 5 punti (41,7% a 36,8%).