Il sondaggio segreto su Pirozzi che può portare Zingaretti a rottamare Renzi

Il sondaggio segreto su Pirozzi anticipato oggi da Il Tempo dice che senza il Centrodestra non vince. La tragedia Pd. Che però può portare Zingaretti a rottamare Renzi

PIROZZI ED IL DESTINO A DESTRA

Le cifre vengono dall’interno, cioè da quelli che le hanno commissionate. Che è un po’ come chiedere al fornaio se il suo pane è buono o non lo è. Ma a rendere attendibili quelle cifre è l’istituto che le ha calcolate: IPR Marketing è un istituto indipendente, specializzato da 24 anni in ricerche e studi sull’opinione pubblica, ricerche sociali e istituzionali; lavora per Porta a Porta, Sky Prima fila, Mediaset Premium, il Resto del Carlino.

Alla porta di Ipr Marketing ha bussato anche il comitato che sostiene la candidatura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi a governatore della Regione Lazio. Ha chiesto una proiezione con cui capire quanto passi nell’elettorato quella discesa in campo. È la prima fatta da quel 15 novembre in cui il sindaco annunciò d’essersi messo gli scarponi ed avere iniziato la scarpinata verso la Regione.

I numeri sono stati visionati dal quotidiano Il Tempo che ne pubblica oggi alcune anticipazioni. Il dato che emerge è quello che è chiaro da settimane: senza Pirozzi il centrodestra non ha speranze di vincere le elezioni regionali. Non se si votasse domani mattina: perché non ha ancora un candidato, perché sta dando l’immagine di un gruppo incapace di decidere, peggio ancora di non avere un leader vincente da poter mettere in campo. Lo spettro del bis di quanto visto per la candidatura a sindaco di Roma è dietro l’angolo.

Ma quel sondaggio dice anche altro. Che Senza il Centrodestra unito, Sergio Pirozzi farà una simpatica scarpinata verso la Regione, fermandosi ad un 20% circa di consensi che non lo porterebbe da nessuna parte. La sua camminata si fermerebbe ben prima delle porte di Roma, molto lontano dal palazzo all’Eur dove ha l’ufficio oggi Nicola Zingaretti.

 

SE ZINGARETTI ROTTAMA RENZI

L’altro dato che emerge è di natura meteorologica: il vento soffia sulle vele del centrodestra e lascia sgonfie quelle del centrosinistra. Il Governatore uscente Nicola Zingaretti è ancora in corsa perché ha messo in evidenza la sua distanza da Matteo Renzi. E questo gli concede di restare ancora a galla nonostante faccia parte della flotta semiaffondata del Pd.

Un Pd che continua a precipitare nei sondaggi: nell’ultima settimana, stando a quando rileva Nando Pagnoncelli (Ipsos Italia) su La Repubblica, il partito di Matteo Renzi fa segnare il 23,8%, un punto in meno rispetto all’ultima rilevazione. Centrodestra al 36% (stabile), Cinque Stelle poco sotto il 29% (lieve calo), Liberi e Uguali al 6,6%, altri partiti del centrosinistra alleati con i Dem al 2,8%.

Insomma, Silvio Berlusconi con il vento in poppa, Cinque Stelle primi ma isolati dal resto del mondo, Partito Democratico in picchiata. Per le ultime vicende sulle banche, per la rottura dell’alleanza con Alfano (a proposito: Alternativa Popolare precipita nelle rilevazioni dopo la separazione consensuale), per l’ostinazione di difendere posizioni che gli italiani hanno già bocciato senza appello.

Il punto non è se Maria Elena Boschi ha ragione o meno, se è giusto ricandidarla oppure no, il punto è semplicemente che i cittadini si stanno allontanando dal Pd, da quello che doveva essere il Partito postmoderno, capace di archiviare definitivamente le stagioni del Pci ma anche della Dc.

Invece i “nativi” del Partito Democratico non incidono, sono sempre gli “ex” a dettare la linea. Renzi in primis. Quella linea appare disconnessa con il Paese, finora la conduzione “soft” di Paolo Gentiloni ha semplicemente tenuto il Pd fuori dai radar.

Matteo Renzi in campagna elettorale darà tutto, ma attaccare Bankitalia sulla vicenda degli istituti di credito finiti nella bufera non funziona in termini elettorali e politici. Qualcuno dovrà provare a dirglielo: Dario Franceschini, Marco Minniti, Luca Lotti, Graziano Delrio, lo stesso Paolo Gentiloni. Altrimenti così non ci sarà alternativa che quella di andare a “sbattere” davvero.

Nicola Zingaretti renziano non o lo è mai stato e sta cercando con tutte le sue forze di continuare a guidare una coalizione di centrosinistra vero, unito, amalgamato. Anche con Massimo D’Alema. L’election day lo danneggerà se il Pd non riuscirà a risalire.

Se però alla fine il Lazio dovesse confermarsi “roccaforte” del centrosinistra, allora chi fermerà Nicola Zingaretti? Potrebbe essere lui a rottamare Renzi.