“Renzi o non Renzi, questo è il dilemma”. Tutto e solo di Nicola Zingaretti

Foto: Nicola Zingaretti @Instagram

La vicenda che riguarda Luca Lotti ha riaperto il dibattito sulla presenza dell’area dell’ex rottamatore in un Partito Democratico che ha ripreso a crescere. A questo punto però bisogna capire se il segretario nazionale vuole gestire la complicata convivenza oppure no.

Da segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti non poteva che fare questa dichiarazione: “Ringrazio Luca Lotti per un gesto non scontato che considero di grande responsabilità nei confronti della politica, delle istituzioni e del Pd. Sono consapevole della difficoltà umana di questi giorni, ma ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese. Penso che questa scelta gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita“.

Luca Lotti, il petalo più potente del Giglio Magico, si è autosospeso dal Pd. Non da parlamentare. Un gesto più simbolico che altro. Ma il punto politico non è questo. Il punto è che Lotti è stato l’alter ego di Matteo Renzi da sempre e dovunque: alla Provincia di Firenze, poi al Comune, quindi a Palazzo Chigi. Nella sua lettera a Zingaretti, Luca Lotti ha scritto fra le altre cose: “Caro segretario, apprendo oggi dai quotidiani che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati e fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto – a cominciare da una celebre seduta spiritica – in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese”. 

Nel Partito Democratico il renzismo c’è ancora. Ma quale ruolo ha? Il punto è proprio questo e soltanto politico. Matteo Renzi è rimasto nel Partito e sembra portare avanti una battaglia di rappresentanza non di un’area, ma di una stagione superata dagli eventi e “morta” con la sconfitta al referendum del dicembre 2016. La stagione del Patto del Nazareno ma anche del celebre “Enrico stai sereno” poche ore prima che a Letta venne dato il preavviso di sfratto da Palazzo Chigi. La stagione del 40% alle Europee ma pure della serie impressionante di sconfitte tra amministrative e regionali, fino al 4 marzo 2018. Con il più grande partito della Sinistra sotto il 20%.

Nicola Zingaretti sta molto stretto su questo punto, inutile dire il contrario: teme una scissione perché in questa fase il Pd deve stare unito. Soprattutto perché le elezioni politiche potrebbero davvero essere alle porte. Ma se il Pd si è rimesso in marcia lo deve anche alla distanza che lo stesso Zingaretti ha voluto mettere tra il nuovo corso di Piazza Grande e quella stagione. Oggi si può tornare a guardare al centrosinistra perché  quel tipo di impostazione è stato consegnato in qualche modo alla storia. Matteo Renzi però c’è all’interno del Pd. Nicola Zingaretti riuscirà a gestire questo tipo di situazione. Anzi, la considera un valore aggiunto oppure no?

Questo è il dilemma.

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