Zingaretti si è stancato di fare il Cireneo, ora il Pd presenta il conto al premier

Zingaretti
Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Alitalia, Ilva e i Decreti sulla sicurezza: i Democrat fissano i paletti per l’accelerazione nel Governo. In mancanza della quale il segretario prenderà altre decisioni per non finire all’angolo. Intanto spunta il lodo Bettini.

«Non possiamo essere sempre quelli che portano la croce». La frase è attribuita a Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, dal Corriere della Sera. Nonostante pochi giorni fa abbia blindato il Governo Conte in sede di riunione della direzione, Zingaretti continua ad auspicare una svolta che non arriva.

Dario Franceschini, nell’ultima riunione del consiglio dei ministri, ha sottolineato l’urgenza di rivedere i decreti sicurezza, eredità del governo gialloverde. Subito dopo Zingaretti ha tenuto una riunione con ministri e capigruppo e da quella riunione sarebbe emersa una comunità di vedute sulla necessità di premere per quella svolta di cui il Segretario ha parlato anche alla Direzione del Partito.

Giusseppe Conte

Dario Franceschini è il capo delegazione del Pd al Governo. Ha detto: «Registriamo che c’è una impasse ormai su troppi dossier, da Alitalia a Ilva passando per i decreti sicurezza da cambiare». E siccome c’è la consapevolezza di dover cambiare i decreti, tuttavia, c’è anche quella di dover superare le resistenze del Movimento 5 Stelle. Nel Pd la posizione è questa: «Non vorranno disconoscere un provvedimento che anche loro hanno votato».

Dario Franceschini ha chiesto a Conte di portare al più presto le modifiche ai decreti Salvini in Consiglio dei Ministri. E su questo Franceschini ha incassato l’impegno di Conte e il benestare della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.

Già la prossima settimana, Conte potrebbe riunire i capi delegazione e la responsabile del Viminale per portare, subito dopo, le modifiche al tavolo del Governo. Una presa di posizione accolta con favore anche da quei parlamentari che, negli ultimi tempi, chiedevano di caratterizzare maggiormente l’azione del Pd nel Governo. «Conte deve ricordare che è grazie all’azione del Pd, con Paolo Gentiloni, Roberto Gualtieri e Vincenzo Amendola, che l’Italia ha ottenuto risultati in Europa su Recovery Fund e Sure». Dal Nazareno la linea è questa.

Scrive Libero: «Nel Pd l’unico scettico sull’opzione di un nuovo esecutivo (senza Conte) è proprio Goffredo Bettini, voce molto ascoltata dal segretario. La tesi di Bettini è che i Cinque Stelle rischierebbero l’implosione con la nascita di un terzo esecutivo. Il lodo Bettini si poggia su un maxi-rimpasto con tutti i big del Pd al governo. Partendo, però, dalla riconferma dell’avvocato del popolo».

Nicola Zingaretti e Dario Franceschini © Imagoeconomica, Benvegnu’ e Guaitoli

Ma in realtà nel Pd ci sono diverse partite da giocare. Quel «non possiamo essere sempre quelli che portano la croce» è molto significativo. Perché il Pd ha salvato e blindato Conte dagli attacchi di Renzi e perfino dei Cinque Stelle, pagando un prezzo anche in termini di sondaggi. E adesso, con la crisi economica che promette di peggiorare, restare al Governo senza provare a centrare qualche risultato, finirebbe soltanto con lo spianare la strada al centrodestra in prospettiva.

C’è un altro fronte però, interno ai Dem. Andando avanti così Zingaretti potrebbe dover fronteggiare l’opposizione interna e in politica noni sa mai cosa c’è dietro l’angolo.

Oggi, da Segretario, farebbe lui le liste dei candidati. Non vuole fare cadere Giuseppe Conte, ma senza una svolta vera il segretario del Pd finirà all’angolo. E intende scongiurare questa possibilità.