Il cinguettio di Zingaretti: «Congresso subito o del Pd resta niente»

Con un tweet Zingaretti esclude la possibilità di un rinvio del Congresso nazionale. Occhi puntati su Bonaccini: il governatore dell'Emilia Romagna ancora non ha sciolto la riserva. Potrebbe essere il suo avversario

Lo spazio di un cinguettio, poche decine di caratteri. Ma a Nicola Zingaretti bastano per far capire a tutto l’orizzonte Dem che c’è poco tempo da perdere.

«Ora congresso per cambiare tutto e voltare pagina o del Pd non restera’ piu’ niente».

Il governatore del Lazio lo scrive sul proprio profilo Twitter. Lanciando così un messaggio chiaro a tutti quelli che pensano di poter spostare in avanti la data del Congresso nazionale Pd. Quello al quale Zingaretti ha già detto di volersi candidare.

 

Con lui si schiera il dirigente nazionale Goffredo Bettini. Che sollecita l’abbandono dei vecchi schemi. Via la lotta sui nomi e sui personaggi, spazio ai modelli nuovi con il quali il partito ha affrontato il populismo.

«Penso – dice Bettini – che il nuovo in embrione sia rappresentato dalle esperienze vincenti nei territori; dall’originalità, penso al Lazio, di alleanze larghe e coese; dalla fatica che molti amministratori hanno messo in campo per sconfiggere con “il fare” la demagogia populista; da una vicinanza alle persone e alla loro condizione, che per fortuna, non abbiamo perso ovunque; dall’adesione tra proclami e realtà dei fatti».

 

Il deputato ed ex ministro Beppe Fioroni lancia l’allarme di un Pd sonnacchioso, poco reattivo. «Non vedo – dice – una reazione adeguata, siamo ancora impigliati nella rete della sconfitta, fatichiamo a trovare il bandolo della matassa. Più che una critica, francamente odiosa in presenza di grandi difficoltà, è una constatazione. D’altronde se il Pd arranca, finisce per arrancare lo spirito pubblico di un’Italia smarrita e depressa, ma non rassegnata, malgrado tutto, a un declino che si nutre di rabbia e paura».

 

Il Congresso metterà di fronte tesi diverse, contrapposte. Porrà a confronto modi diversi di interpretare il Partito Democratico e proposte differenti per il governo del Paese. L’unità è un’ambizione ancora tutta da costruire. Così Fronte Dem, la componente di Michele Emiliano resta fuori dalla Segreteria di Maurizio Martina. Nemmeno Francesco Boccia entra ma assicura la sua collaborazione per l’unità.

 

I radar ora sono puntati sull’Emilia Romagna: il governatore Stefano Bonacini è un’altro che, come Nicola Zingaretti, è convinto che il Congresso si debba fare senza altre perdite di tempo. Ancora non ha detto se si ricandida alla Regione. È utile saperlo. Potrebbe essere lui l’alfiere sul quale punterà l’area renziana. (leggi qui Bonacini come anti Zingaretti: la carta di Renzi per tenersi il Pd)