Zingaretti valuta la deroga. La Lega già attacca

Nicola Zingaretti è deciso a dimettersi. Ma c'è una possibilità. Che sta valutando. Restare fino alle elezioni ma in presenza di una fitta agenda con i provvedimenti da completare per non mandare dispersi dieci anni di lavoro. Il matrimonio di Corrado. La riunione della Lega. E quella del Pd

Irremovibile. Nicola Zingaretti rimane fermo nella sua intenzione: dimettersi da governatore del Lazio un secondo dopo avere accettato la candidatura. Una sola possibilità di deroga: accetterebbe di dimettersi il giorno stesso dell’elezione solo se gli presentassero un’agenda con i provvedimenti da portare in Aula durante quegli ulteriori trenta giorni. Insomma: si resta per completare il lavoro già avviato e non per tirare a campare.

Zingaretti ne ha parlato in mattinata con i suoi fedelissimi. Non vuole prestare il fianco agli avversari: né quelli interni al Pd né quelli esterni che stanno all’opposizione. In Regione non intende restarci un secondo in più del moralmente dovuto. E che la Legge preveda altro, dandogli margini ben più ampi, a lui importa poco.

In questo caso, si andrebbe a votare per sleggere il suo successore a ridosso di Natale.

Martedì il vertice Dem

Una decisione potrebbe arrivare già martedì quando il Segretario Regionale del Pd Bruno Astorre riunirà i vicesegretari regionali del Partito con i Segretari provinciali delle Federazioni.

In agenda al momento le priorità sono altre: le candidature per i Collegi del Lazio. Sia alla Camera che al Senato. Ci sono gli equilibri interni da rispettare, i conti da fare con i tagli che hanno ridotto i Parlamentari, le legittime aspirazioni di molti.

Il dibattito sulle Regionali non potrà andare in profondità. Prima vanno incastrati i collegi con le candidature. Poi va definito quando si vota: questo dipenderà solo e soltanto da Nicola Zingaretti. E poi sulle Regionali c’è anche un altro nodo da sciogliere: il rapporto con il Movimento 5 Stelle.

Bisognerà capire quali conseguenze determineranno le parole dette nel pomeriggio dal Segretario nazionale Enrico Letta dagli studi di Mezz’ora in più su Rai Tre. Ha confermato che con il M5S la rottura è irreversibile “Avevo detto a Conte se prendete una decisione di questo tipo questa sarà la conseguenza. E siamo lineari con questa scelta“.

Ma nel Lazio il dialogo tra Pd e M5S è nato ben prima, si è innescato mentre nel resto d’Italia i grillini dipingevano le file renziane come “quelli di Bibbiano”. Non ha mai vissuto alti e bassi ma è stato costante e produttivo grazie alla lealtà reciproca che hanno sempre dimostrato Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi.

Il rapporto Pd – M5S

Valentina Corrado con Mauro Buschini

Che fine farà quel rapporto? Nel Lazio tutti i consiglieri regionali del M5S sono in piena e totale sintonia con Giuseppe Conte. Roberta Lombardi fino a due giorni fa ha ribadito di essere pronta a sedersi al tavolo per valutare il programma di quella che fino ad oggi è stata la coalizione progressista intorno a Nicola Zingaretti. E che si candida per sostenere il suo successore.

Non è stato toccato il tema l’altra sera, durante il matrimonio dell’assessore regionale pentastellato Valentina Corrado. Presenti Roberta Lombardi, il capogruppo Loreto Marcelli, il vice presidente d’Aula Devid Porrello, tra gli invitati c’era il vice presidente della Regione Daniele Leodori.

Che aspira a raccogliere l’eredità di Zingaretti in Regione. Ma si scontra con l’opposizione delle correnti interne. Lo considerano un candidato di Area Dem, la componente del ministro Dario Franceschini e del Segretario regionale Bruno Astorre; la sinistra di Goffredo Bettini ed i romani di Claudio Mancini non intendono mollare la posizione. A meno che Area Dem non ceda su altro.

A metà settimana si riunisce anche il vertice del Movimento 5 Stelle per fare il punto politico sulla situazione. E decidere.

Poco spazio sul Carroccio

Pasquale Ciacciarelli

Un dato è innegabile: il Governo è caduto anche a causa del termovalorizzatore che il sindaco Roberto Gualtieri intende realizzare a Roma. Ed i 5 Stelle sono contrari. Roma fino a prova contraria fa parte del Lazio.

A mettere in evidenza quella contraddizione è stato in queste ore il presidente leghista di Commissione Pasquale Ciacciarelli. Ha chiesto coerenza a Pd e M5S ricordandogli che l’esecutivo Draghi è caduto per via della contrapposizione sul termovalorizzatore di Roma ma in Regione Lazio è due Partiti continuano a governare insieme. E non escludono di presentarsi insieme alle elezioni.

La Lega si è già riunita: due giorni fa. Ed ha fatto il punto. Per definire le candidature si attende il vertice nazionale di mercoledì tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. (Leggi qui: I candidati ed il problema della cornice).

Claudio Durigon ha detto ai vertici provinciali del Lazio di avviare da lunedì i comitati a sostegno delle candidature locali e delle campagne elettorali.

La divisione dei posti

Claudio Fazzone

Bisogna fare i conti con il taglio dei parlamentari. Le indiscrezioni dicono che la candidatura al Senato potrebbe restare all’uscente Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia); che il collegio Sud della Camera dei Deputati potrebbe andare al coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone che lascerebbe Palazzo Madama per Montecitorio: buona parte delle città pontine di quel collegio sono sotto il suo controllo politico ed elettorale.

Il collegio Nord della Camera rimarrebbe alla Lega che ora non ha più tra le sue file Francesco Zicchieri eletto 5 anni fa. È stata avanzata l’aspirazione del coordinatore provinciale ed ex sindaco del capoluogo Nicola Ottaviani: un’ipotesi vuole che all’uninominale di Zicchieri vada invece Claudio Durigon, mentre Ottaviani farebbe il capolista del Proporzionale; facendo scalare in seconda posizione l’uscente Francesca Gerardi.

Ma tutto dipende da mercoledì.