Questi nostri poveri uomini (Il caffè di Monia)

Un caffè femminista. Nel quale i maschietti non escono affatto bene. Da leggere prima di iniziare la giornata. E tentare una via di fuga.

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Questi uomini di oggi che non alzano la tavoletta, non abbassano la tavoletta, non tirano l’acqua, non chiudono il dentifricio. Eterni figli bisognosi di eterne cure. Eterni bambini in cui l’unica differenza sta nel prezzo dei loro giocattoli. Nei confessionali tra amiche gli uomini ne escono abbastanza male. Probabilmente accadrà lo stesso a noi donne quando sono gli uomini a riunirsi tra loro.

Gli uomini di oggi fanno tenerezza. Immaturi, frivoli, irresponsabili, mammoni. Forse è anche un po’ colpa nostra se ci temono, se si depilano le sopracciglia, se ci vedono come mostri da cui è meglio fuggire. Forse dovremmo rispettare di più quella peculiarità preistorica di un uomo: l’illusione di essere il più forte.

Noi donne abbiamo di certo più determinazione, più spirito di sacrificio, capacità multi-tasking, maggiore sopportazione, istinto alla cura delle cose, sensibilità, intuito, scaltrezza e gestione degli impulsi animali. E non ci facciamo mancare occasione per sbatterglielo in faccia a quei poveri maschietti disorientati.

E loro di risposta se ne stanno tra loro, felici di saperci lontane, come naufraghi sotto una tenda mentre fuori piove.

Non mi inerpico in discorsi di diritti e parità, ma parlo del comportamento quotidiano naturale, dell’approccio, della convivenza di due mondi che cercano di rincorrersi e a tutti i costi di assomigliarsi per mediocrità e rozzezza. Essere uomini virili oggi significa aprire un barattolo, scastrare una moka, portare la spesa e uccidere gli insetti.

Il barattolo, gli uomini duri dovranno sempre aprirlo senza aiuti esterni. Non importa a nessuno se hanno le mani unte o bagnate. Il colpo deve essere secco e guai ad usare anche solo un asciugamano. Noi lo noteremo e immancabilmente “Bravo, così potevo farcela anche da sola”. Vale lo stesso per la moka, che noi abbiamo precedentemente chiusa con incastratura a mastice. Nessuna torsione addominale, peggio ancora se per assestare il colpo i poveri e illusi maschietti la poggeranno su un piano e batteranno sul manico: “Ma che fai, così la rompi, dai a me che è meglio”.

Il carico di spesa poi, pretendiamo che i nostri uomini, a cui solo per un attimo abbiamo affidato le buste per cercare l’introvabile chiave di casa, ad occhio o meglio a braccio, pesino con precisione ogni sacco o valige, pacchi, piante, è uguale, per poi distribuire il peso uniformemente tra noi e loro. Guai a caricarsi di tutto. Noi non vogliamo che prendano su di loro tutto il peso materiale della nostra vita insieme. Cosa credono, che siamo fatte di carta?

Quindi per essere uomini sensibili ed emancipati dovranno dividere a metà le buste, ognuno trascinerà il suo borsone e porterà la sua brava pianta di curcuma.

Gli insetti a noi fanno schifo. A loro pure, ma non possono dirlo. Qualsiasi insetto gli si infili in casa, anche se vorrebbero urlare come una sedicenne dai capelli blu, sono costretti ad assumere un atteggiamento da vietcong. Quello che conta è che la bestia ronzante venga sterminata con furia innecessaria e virilissima. E se era una coccinella, e noi adoriamo le coccinelle, loro saranno i soliti mostri ed insensibili.

Lui, il maschio di oggi si trova a combattere tutto questo e assume un atteggiamento di autodifesa, soprattutto quando sente certe donne civettare tra loro snocciolando un’imbarazzante catena di doppi sensi, con la voce di chi viene da anni di fame.

Gli abbiamo rubato il calcio, le scrivanie da manager, i pantaloni, la macchina potente e pure il diritto al voto. Gli resta la talare, ma non gli basta. Il maschio di oggi si difende come può. Te lo ritrovi così con le sopracciglia sfoltite dall’estetista, che fa uso di lampade, creme e tiene i muscoli bene in vista sotto abbigliamenti slim o stile ranger finto sciatto. Talvolta indossa sotto i vestiti cavigliere e gilet imbottiti di piombini, per continuare il suo potenziamento anche fuori orario palestra. Si aggira per centri commerciali o in genere in luoghi molto affollati, con un’andatura a metà tra Robo Cop e una scimmia Bonobo; in faccia l’espressione tesa e concentrata di chi deve salvare l’umanità da un attentato globale.

Se lo sfiori per caso si infastidisce perché gli hai scomposto la mise. Se gli cammini un passo avanti si infuria, perché fai ombra alla sua ruota di piume. Se vogliono fare colpo te ne accorgi dal modo in cui si inarcano tirandosi indietro i capelli. Come un tempo facevamo noi donne per catturare la loro attenzione.

C’è un aspetto su tutti che ogni volta è in grado di stupirci: la fantasia nei commenti alle foto di noi donne. Foto con gatto: “vorrei essere quel gatto”; foto con cuscino: “vorrei essere quel cuscino”; foto con panino: “vorrei essere quel panino”; foto sul divano: “vorrei essere quel divano”; foto sul lettino da mare: “vorrei essere quel lettino da mare”. Una continua sorpresa.

Del resto letteratura insegna che ogni atto di una donna o parte del suo corpo può ispirare composizioni poetiche. La più “sublime” ispirazione suggerì a Gesualdo Bufalino, che non era affatto un rozzo ed uno sprovveduto, delicati versi, proprio quando l’oggetto del suo amore giovanile se ne stava in bagno per i fatti suoi: “Molle rotolo, serica velina che assisti la toletta d’Isolina quando emersa, dagli aurei del sogno si concede all’igienico bisogno ….” .

Consoliamoci così. Del resto a questi poveri maschietti gli abbiamo rubato anche la firma sui giornali. E’ pur vero che non esistono più neanche le donne “di una volta” ed io mi ritengo una buona conoscitrice dell’universo femminile. Non perchè ne faccio parte, ma più che altro perchè ho avuto la possibilità di studiare da vicino tre esemplari rappresentativi: mia madre, mia suocera e mia figlia.

Ecco, cari uomini, seguitate a spulciarvi le sopracciglia e se ci riuscite mettetevi in salvo.