Cosa penseranno di noi, domani (Il caffè di Monia)

Cosa resterà di noi... Cosa penseranno di noi quelli che domani dovessero trovare milioni di foto con selfie insignificanti fatti a bordo piscina... Come ci considereranno... Semmai dovessero arrivare queste parole, sappiate che non eravamo tutti uguali.

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Probabilmente se il giovane Werther avesse scritto da sé i propri dolori, anziché affidarsi a Goethe, avrebbe ricevuto più pernacchi che consensi. E a noi posteri non è stata di alcuna utilità, o conforto, sapere se Rutilio Pudente Crispino la pensava o non la pensava come Massimino il Trace. Il tempo è un magistrato inesorabile. Ha fatto giustizia delle fastose miserie del passato numerose volte. Il nostro suolo è disseminato delle rovine di imperi eterni e le ossa di tanti uomini immortali oggi sono polvere dimenticata. È per questo che, sempre più spesso, mi chiedo quale sarà il giudizio che daranno di noi, quelli che verranno, se verranno, domani. Quelli che tra un secolo o più, per diletto o per lavoro, si troveranno a studiare la povera storia di noi in questi anni nefasti. Cosa scriveranno e chi la scriverà. 

Provando a proiettare nel futuro quelli che sono gli accadimenti di oggi, si intravede pochissima nobiltà e tanta, forse troppa meschinità. Quello che verrà rappresentato nei libri di storia futuri, quando anche gli interessi che dominano l’opinione odierna saranno seppelliti, è il quadro di un tempo stanco, senza nessuno stimolo intellettuale, arroccato nella difesa delle povere cose inutili che si è trovato ad accumulare sotto la pressione di chissà quale Dio.

Mi chiedo quali saranno le immagini e le parole che lasceremo ai nostri figli, confuse e perse nel mare di fatti inutili, trasmissioni vuote, vittorie calcistiche e lunghi, sterili libri scritti da gente che non ha nulla da raccontare. Chissà se si accorgeranno dei nostri “grrr”, quelle faccine indignate che si fanno sotto alle foto delle stragi; dei post di mamme in piscina a selfarsi e gli asili nido pieni, e la foto profilo col bimbo “vita mia. E il giorno dopo col lutto al braccio.

Delle nostre lotte per salvare la scolopendra gigante mentre bambini affogavano in mare. Di quelli che si sono impiccati agli alberi del parco perchè a casa loro non potevano chè gliel’avevano tolta. Se resterà traccia, nell’ordine di apparizione mediatica: l’Amor di Patria, il Clero, l’Onestà e la Rettezza del Cittadino, il Si Deve Lavorare 18 Ore al Giorno per Tirare Avanti, Il Crocifisso, L’Importanza di Contribuire Tutti al Bene dello Stato, gli extracomunitari che se gli dai solo 50 centesimi al semaforo ti prendono a calci la macchina, di nuovo La Patria e di nuovo Il Crocifisso che gli extracomunitari musulmani vogliono togliere dalle nostre pareti dopo che noi, quando abbiamo visitato la Moschea Blu, ci siamo addirittura tolti le scarpe.

Vorrei trovare, ma non ci riesco, un evento, un segno, delle parole che raccontino un atto di impegno, un gesto di coraggio, una presa di posizione forte di uomini che oggi mi appaiono senza volto e senza carattere. E se per qualche oscuro miracolo queste parole valicheranno l’oceano del tempo e giungessero intatte in un futuro qualunque, vorrei che chi leggerà sapesse che anche in questi giorni, anche in questi anni tristi, sono vissute, sole ed isolate, persone che si rendevano conto di ciò che le circondava e ne hanno sofferto consapevolmente lo squallore.

Con un po’ di fortuna i nostri posteri incapperanno nelle 15 “Poesie Indecenti” di Andrea Camilleri o nella Storia del Tempo secondo Luciano De Crescenzo, se avranno la voglia di cercare su Youtube.

La storia la scrivono i vincitori e in molti, troppi, sono degli sconfitti e saranno dimenticati. Eppure sono esistiti.

Signori di domani, non eravamo tutti così.

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