Stampa Romana: «Basta Giornalisti come i capponi di Renzo: rischiamo il pentolone»

di TIZIANA CARDARELLI
Delegata provinciale di Stampa Romana
Sindacato Unitario dei Giornalisti

Caro Direttore,
sto seguendo con interesse sul tuo sito il dibattito che si sta sviluppando sul futuro dell’informazione locale, se su carta o su web e ritengo da estendere anche alla radiofonica e televisiva. Un confronto che molto opportunamente il dottor Silvio Ferraguti (past president di Federlazio) ha allargato anche allo stato di salute dell’editoria sottolineando i sacrifici degli editori e dei giornalisti per continuare a garantire qualità, libertà, trasparenza oltre che puntualità stando, come si suole dire, sempre sul pezzo anche in presenza di una crisi da troppo tempo sottovalutata soprattutto dei maggiori fruitori di visibilità. Il riferimento forte e chiaro è alla classe politica in tutte altre faccende (quali?) affaccendata.

In alcuni degli interventi ho colto riferimenti anche al ruolo del sindacato che viene associato a ‘praticantati fasulli’, ai service e alla disoccupazione.

E, in qualità di delegata provinciale del sindacato dei giornalisti di Stampa Romana, voglio subito sgombrare il campo da quei ‘riferimenti’ che non sono di competenza sindacale come i praticanti di ufficio, ad esempio. A farli o non è l’Ordine dei giornalisti dopo aver espletato una istruttoria per niente semplice, che coinvolge azienda, direttore responsabile e testimonianze della redazione. In molti casi riequilibrando situazioni di manifesto sfruttamento.

La disoccupazione? Noi riusciamo ad intervenire, purtroppo, a giochi pressoché fatti come sui service e il ‘caporalato’ perché le segnalazioni sono carenti, tardive e se non omissive, reticenti. In quei casi in cui siamo stati coinvolti abbiamo colto buoni risultati come nella ripartenza di Latina e Ciociaria Oggi tanto per citare drammatiche situazioni recenti e per evidenziare un sostanzioso recupero occupazionale.

Il sindacato è a disposizione, ma non gli si può chiedere di cadere nella trappola di infilarsi in ‘guerre di rivalità’ tra editori e tra direttori di diverse testate. A volte anche tra redazioni. Un ‘cul de sac ‘ nel quale qualsiasi apporterebbe danni e, comunque una pressoché scontata caduta occupazionale.

Il sindacato esiste per difendere i lavoratori, per tutelare e semmai estendere i posti di lavoro cosa, oggi, da mission impossible, ma non perché tale dobbiamo arrenderci o piegarci a proposte contrattuali offensive.

Approfitto anche per ricordare che il primo passaggio è con i comitati di redazione o con i fiduciari riconosciuti da Stampa Romana. In Ciociaria – mi amareggia riscontrarlo e dirlo – è un terreno poco irrorato. Ed allora? Partecipiamo, parliamo, facciamo fronte comune. Non comportiamoci come i capponi di Renzo che si beccano mentre vengono portati allo studio dell’Azzeccagarbugli per essere bolliti nel suo pentolone e finire, poi, sulla tavola del leguleio.

Dicevo prima che è necessario fare fronte comune. Si può, facendo i giornalisti ed evitando quello sgradevole malcostume di farsi la ‘guerra’ tra testate, spesso ricorrendo anche al gossip ed all’anonimato per creare difficoltà al ‘rivale’. Fornendo all’esterno, quindi ai lettori, immagini negative delle aziende. Una forma di autolesionismo che non costruisce, anzi distrugge e rende sempre meno credibile la categoria e l’informazione che fornisce. Sia su carta stampata, che su web, radio o televisione deve essere la qualità a fare la differenza.

Siamo giornalisti e orgogliosi di esserlo. Ricordiamocelo e senza alcuna presunzione da ‘maestrina’.

Ecco perché ribadisco che dobbiamo fare squadra partendo all’interno della propria azienda prima che si arrivi alla morte del giornalismo e, quindi, dei giornalisti come si sta tentando di fare.

“ Il web – come dice Ferraguti – è il futuro, ma non potrà mai sostituirsi ai giornali, alla radio e alla televisione”. E aggiunge “ Il web ha un suo ruolo, ma è diverso. Mettere in competizione i due livelli non regge”. Una lettura corretta, la sua.

E l’editore? Deve fare l’editore con i suoi diritti e con i suoi doveri tenendo sempre a mente che un giornale non è un giocattolo da esporre nel salotto buono o un vestito di lusso da indossare nelle giornate di festa. Un giornale ha la sua anima: la redazione fatta di giornalisti.

LEGGI QUI I PRECEDENTI

Actadiurna_2015L’intervento di Alessio Porcu 

Massimo PizzutiL’intervento di Massimo Pizzuti

Sora 24L’intervento di Marco Tari Capone

Silvio FerragutiL’intervento di Silvio Ferraguti

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