Basta con il business dei migranti in appalto alle coop: la soluzione c’è

Luigi Maccaro Box
di LUIGI MACCARO
Direttore Exodus Cassino

È necessario un gesto di buona volontà e di responsabilità da parte dei Sindaci della provincia di Frosinone che potrebbe essere un esempio per l’intero Paese.

Si potrebbe costituire un Distretto della Solidarietà con la presenza di tutti i comuni e di tutte le cooperative sociali che hanno sede legale nella provincia di Frosinone (da almeno 3 anni).

Un distretto della Solidarietà

Ogni volta che al Prefetto viene imposta l’accoglienza di un determinato numero di profughi, questi vengono suddivisi proporzionalmente tra i comuni aderenti secondo il numero di abitanti: i comuni più grossi ne riceveranno di più in proporzione alle opportunità di integrazione.

La responsabilità dell’accoglienza sarebbe fortemente condivisa tra l’amministrazione comunale e le cooperative di quel territorio.

La sistemazione alloggiativa dovrebbe essere prioritariamente pubblica: caserme, ex ospedali, ex scuole, beni confiscati, comunità accreditate e case famiglia già attive nei nostri comuni, eccetera. Strutture che gli immigrati potrebbero contribuire a ristrutturare mediante accordi con le imprese edili che, contemporaneamente farebbero anche formazione professionale.

Idem nel settore agricolo: quanti campi incolti potrebbero essere riconvertiti in aziende agricole destinate anche all’autosostentamento di queste persone? E all’incremento di una produzione a km zero di qualità per la nostra provincia?

Il ruolo delle coop

Il ruolo delle cooperative sarebbe complementare a quello istituzionale: corsi di lingua e di educazione civica, interventi educativi con i minori, orientamento e formazione professionale, consulenza sanitaria e giudiziaria per il tramite delle strutture territoriali e di avvocati con esperienza nel settore.

La giornata degli immigrati dovrebbe essere piena di almeno 8 ore di lavoro e di formazione.
Potrebbero essere addirittura assunti dalle cooperative per lavori agricoli, edili, di assistenza agli anziani, eccetera, ricevendo, coloro che se lo meritano e dimostrano effettiva volontà di integrazione, il permesso umanitario.

Anche il tempo libero dovrebbe essere al centro dell’attenzione attraverso accordi con le società sportive, con i centri di aggregazione, con le strutture che consentano a queste persone di conoscere loro coetanei italiani, raccontare le loro storie, condividere esperienze di vita.

Tutto questo, coordinato dalla Prefettura, farebbe piazza pulita dalle gare d’appalto, dagli alberghi, dagli amministratori infedeli, dalle cooperative di avventurieri del sociale, dagli interessi criminali intorno all’immigrazione. E in ultimo, ma non ultimo, toglierebbe manodopera allo spaccio di droghe.

Un modello da imitare

Credo che un modello di questo tipo potrebbe essere imitato anche da altri territori. Che in questo modo i Comuni trarrebbero grande vantaggio dall’impiego lavorativo di queste persone e dalla ristrutturazione degli immobili sui propri territori. Che il settore dell’Edilizia provinciale ne avrebbe un impulso interessante, sia in termini di lavoro che di nuova manodopera formata. Ma anche le associazioni di categoria del mondo agricolo potrebbero essere fortemente coinvolte.

Che le cooperative sociali della provincia avrebbero occasione di mettere in campo la loro esperienza e competenza in condizioni di lavoro che non hanno nulla a che fare con il massimo ribasso delle gare d’appalto. Ma soprattutto, e questa è la cosa più importante, che la comunità dei cittadini di questa provincia potrebbe diventare protagonista di un grande progetto umanitario in grado di stimolare partecipazione e coesione sociale.

Non ci illudiamo: il problema sarà sempre più importante. Questa gente ha fame di cibo, di lavoro, di cure mediche, di studio, di opportunità di realizzarsi ed essere felice con la propria famiglia. Tutte cose che nei loro paesi d’origine sono diventate impossibili, almeno fino a che la comunità internazionale continuerà a speculare su queste disgrazie.

Ma noi non possiamo girare la faccia dall’altra parte, se non affrontiamo questo problema con intelligenza dovremo avere a che fare, presto o tardi, con un’invasione ingestibile e pericolosa.