Con chi sta Alessioporcu

Questo articolo è stato pubblicato originariamente il 13 luglio 2016. Ve lo riproponiamo nella convinzione che nonostante il tanto tempo trascorso sia purtroppo ancora attuale. E che troppa gente, anche tra la 'nuova' non abbia ancora le idee chiare (M.O.)

Alessio Porcu non sta con il Movimento 5 Stelle. E nemmeno con Forza Italia. Non sopporta il Partito Democratico. E’ allergico ai qualunquisti e non è disimpegnato.

Alessio Porcu (e per estensione anche l’equipaggio di questa avventura editoriale) fa parte di quella schiera di disillusi che hanno avuto la ventura di vivere all’incrocio tra la prima e la seconda Repubblica. Ha visto la parte peggiore della Democrazia Cristiana ma ha colto le lacrime e l’indignazione di quella sparuta minoranza che dall’interno ci credeva. Ha conosciuto il germe della follia autolesionista di quello che oggi conosciamo come centrosinistra. E che già all’epoca sceglieva il suicidio politico come meta finale: prima in una sezione di periferia alla Bolognina, poi quello che restava è stato soppresso al Palamandela di Firenze.

Ha visto il Riformismo socialista prendere l’Italia per poi annegare in un Pio Albergo di quella che era la Milano da bere (e da mungere). Ha osservato l’ala Operaista contrapporsi a quella Migliorista. Ha vissuto la parentesi dei Verdi.

Quando tutto è diventato teatro, si è messo in platea: sempre meno divertito dallo spettacolo grottesco di chi compiva un fugace giro sul palco, si ritirava dietro le scene per riapparire vestito in costumi diversi e dicendo d’essere nuovo. Non ci si diverte quando si passa dall’opera all’avanspettacolo, non si battono le mani dopo avere visto i mattatori e ci si ritrova di fronte a comparse più presuntuose che di talento.

In questi 31 anni di professione, iniziati nel 1985, i socialisti ne hanno chiesto la testa accusandolo d’essere con i comunisti, i quali ne sollecitavano la deportazione perché certi che stesse coi democristiani, che sapevano benissimo non avesse nulla da spartire con loro e ne riconoscevano qualche germe demoproletario; repubblicani e liberali non lo consideravano. Gli andereottiani erano certi che fosse basista, i massimalisti non riconoscevano il loro Dna e per questo giuravano che fosse Deviazionista.

Ognuno in questi anni è stato pronto ad appiccicare un’etichetta. Tutti con la stessa convinzione: perché in questo scenario, chi non sta con me è contro di me, non importa dove stia.

Una cosa è certa: dove non sta. Non sta con il potere che frequenta. Non ci sta perché non può: ne è geneticamente insofferente.

Fino a quando seguiremo la politica come se fosse una partita di calcio, leggeremo il risultato delle elezioni come se fosse quello della finale dell’Europeo e poi torneremo ad impicciarci dei fatti nostri, non avremo fatto altro che un enorme piacere ad un sistema che ci vuole cosi, distratti, disinformati, impreparati, incapaci di comprendere il vero significato delle cose.

Un esempio? Circa mille tra commenti e reazioni ai post di ieri sulle tremila tonnellate di rifiuti in arrivo da Roma. Tutti a fare i tifosi, molti a tentare di negare l’evidenza fregandosene di fare la figura di quel signore che voleva farci credere che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Pochi hanno capito il vero tema: ‘il M5S ciociaro dice che Saf è un mostro da abbattere, il M5S romano – direttoriodiretto dice invece che è un’eccellenza e ci manda la spazzatura’.

In attesa che scocchi l’ora della rivoluzione nella testa di tanti statisti da tastiera, usateci una cortesia: non appiccicate altre etichette ad Alessio Porcu. Lui sta con nessuno, talvolta nemmeno con se stesso.

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