Il fallimento di una provincia buona solo ad avere la scusa pronta

L’annuncio che Amazon non investirà in provincia di Frosinone, bensì in quella di Rieti, impone alcune riflessioni.

Il caso del colosso mondiale nelle vendite on line è la goccia che fa traboccare il vaso. L’investimento ha preso la strada per Passo Corese, così come molti altri nel passato hanno imboccato strade ben lontane dalla provincia di Frosinone.

Così la Ciociaria ha perso la sede della Banca d’Italia, quella della Telecom, quella dell’Agenzia dei Tabacchi. Ha assistito alla chiusura di nove ospedali. Osserva la chiusura di tanti uffici postali e la soppressione di stazioni ferroviarie. La Asl sarà accorpata a Roma oppure a Latina: checché se ne dica le spese e gli acquisti non verranno più decisi qui. L’Ater non esiste più, l’Asi e il Cosilam sono destinati ad essere spazzati via quanto prima da una legge regionale che individuerà un solo Consorzio industriale per tutto il Lazio. L’Azienda di Promozione Turistica è solo un vago ricordo. E tra qualche mese si dovrà parlare dell’accorpamento delle Camere di Commercio.

Ovunque siamo inferiori alla provincia di Latina. Anche per questo siamo stati ad un passo dalla beffa che prevedeva assorbissimo il territorio pontino ma che il nome della nuova provincia unita fosse Latina e non Frosinone in virtù del maggiore numero di abitanti in quella città. Poi per fortuna cadde il governo Monti, andammo a nuove elezioni e la riforma delle province venne ridisegnata. Altrimenti oggi avremmo già cambiato nome. E le sedi di Prefettura, Questura, Comando Provinciale dei Carabinieri, Poste Centrali, Agenzia delle Entrate, Inps ed ogni altro ufficio provinciale sarebbero state trasferite da Frosinone a Latina.

In questo territorio hanno chiuso nell’indifferenza centinaia di aziende. Ha fermato gli impianti un colosso come la Permaflex, è un fantasma la Videocon, non riparte la Marangoni. Se quasi tutte le multinazionali sono scappate, un motivo ci sarà.

I senza lavoro sono diventati 125mila su mezzo milione di abitanti, le famiglie sono povere o indebitate, i giovani se ne vanno, i più promettenti si laureano e portano all’estero il loro cervello ed il loro talento, gli anziani arrancano, la borghesia non esiste più, il ceto medio è scomparso. La maggior parte degli imprenditori, senza i finanziamenti a pioggia e a fondo perduto, è franata. Il re è nudo. I sindacati non hanno risolto alcuna grande vertenza di lavoro. Neppure una. Inesistenti anche loro.

La provincia non ha più soldi ma nemmeno idee. Manca la visione strategica in tutto, manca l’orgoglio, mancano le capacità politiche, un’idea di insieme.

L’investimento della Fiat è merito solo di Marchionne. La classe politica locale neppure si è accorta delle potenzialità dell’operazione. Il Frosinone in serie A è merito solo di un uomo, Maurizio Stirpe. La classe politica locale ancora discute su come e dove fare lo stadio.

Le conferenze dei sindaci non hanno deciso mai nulla. Vogliamo parlare dell’Atto aziendale della Asl? Ha ottenuto l’approvazione dei sindaci dopo che erano stati circuiti, ad uno ad uno separatamente, dalle roboanti promesse della manager Isabella Mastrobuono: a Sora promise il polo Oncologico, i professori verranno ad operare i tumori più complessi, i chirurghi sorani andranno a Roma per affinare le nuove tecniche; a Cassino assicurò cento posti letto in più; a Nicola Ottaviani garantì i reparti necessari per avere il Dea di II livello nei fatti. Poi, votato il piano, la situazione è stata diversa: Sora è in bilico, Cassino non ha né spazi né medici, Frosinone… beh lasciamo perdere.

Vogliamo parlare del’acqua? Materia nella quale Acea fa quello che vuole e la politica ringrazia pure. La tecnica è la stessa usata da Isabelita Mastrobuono. Anche don Ranieri Mamalchi ha usato il sistema del trattare con i sindaci separatamente. E loro hanno abboccato: che ti serve, i lavori in questa area, facendo lavorare le ditte locali? Va bene ma tu votami il piano. Ecco perché a voce dicono tutti di no e poi miracolosamente i piani Acea vengono approvati. Tanto pagano i cittadini.

Amazon era l’ultimo treno. Perso miseramente.

Opportunità vorrebbe che ad interrogarsi su tutto questo fosse la classe dirigente del territorio: politici, associazioni degli imprenditori, sindacati. Con i politici in prima fila senza distinzioni: parlamentari, amministratori regionali, provinciali, comunali, sindaci, e vertici degli enti intermedi.

Ma non lo faranno. In tanti eviteranno di provare vergogna, altri di avvertire il peso del rimpianto. Nessuno toglierà il disturbo.

Poco male. La gente di questa provincia è abituata a cavarsela da sola.

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