La campagna elettorale fatta sulla pelle dei migranti


di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

Caro direttore ,
sulla vicenda dei profughi che rischiano di nuovo di tornare raminghi per la Ciociaria si è espresso in modo costruttivo e chiaro Luigi Maccaro, responsabile della comunità Exodus di Cassino (leggi qui l’intervento di Maccaro) che ho incontrato a Pastena la settimana scorsa durante l’accoglienza di questa etrogenea colonia di migranti ora parcheggiata a Giuliano di Roma dove si stanno verificando gli stessi moti di ribellione visti altrove e portati alla ribalta da una trasmissione in diretta nazionale su Rete 4.

Succede, in Ciociaria che le amministrazioni di Destra, di Sinistra, di Centrodestra e di Centrosinistra, tutte dichiaratamente caratterizzate da forti elementi di cattolicesimo, stanno agendo nel medesimo modo, nel tentativo di respingere i profughi e osteggiando, con elementi pretestuosi la loro presenza sul territorio comunale.

Allora, a parte le dovute riflessioni sullo scetticismo popolare, sorge il dubbio che molti stiano facendo campagna elettorale e lo spettro del prossimo referendum manda nel panico le forze politiche che temono la perdita di consenso qualora tentino, solo per un attimo, di schierarsi dalla parte dei più deboli.

Il calcolo e la paura, il cinismo e la disperazione, i personalismi e i populismi stanno distruggendo due secoli di storia fondati sul diritto dei popoli all’uguaglianza e alla giustizia sociale, stanno mortificando la lenta evoluzione che dopo aver vinto la miseria e l’analfabetismo e abbattuto le barriere delle caste e del latifondismo ha permesso di scrivere che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (dichiarazione ONU 1948).

Quello che sta accadendo in questi giorni, anziché farci proseguire sul cammino che ha consentito lo sviluppo economico e la vittoria sulla schiavitù culturale ed economica rischia di costruire una società chiusa e barricata dietro i muri della discriminazione e della xenofobia.

Assistiamo ad una omologazione e ad un appiattimento inquietante del pensiero politico ed ovunque sostino i profughi le obiezioni sono sempre le stesse, sia da parte delle amministrazioni di destra che di sinistra, ovvero che le strutture ricettive sono inospitali e carenti sotto il profilo igienico-sanitario e che la gestione dei profughi è pericolosamente affidata a spregiudicati comitati d’affari che speculano sulla pelle degli immigrati.

I problemi esistono e sono giganteschi e tutti sappiamo che questa è la grande sfida del ventunesimo secolo ma non convince il fatto che all’improvviso non ci sono più le differenze ideologiche e strategiche tra la destra estrema e la sinistra moderata, non si vedono distinzioni comportamentali, non si notano testimonianze ed esempi capaci di distinguere la destra dalla sinistra.

Ovunque prevale il facile giustificazionismo di non appartenere a frange razziste e di provare commiserazione per le tragedie e il dramma umano dei profughi, però all’atto pratico tutti li ripudiano e con vari pretesti li rispediscono al mittente.

Certo è che l’intolleranza della Lega e della destra estrema riescono a suggestionare le masse approfittando della difficile situazione economica delle famiglie, del disagio delle fasce deboli e della cronica disoccupazione giovanile. Con il grido prima gli italiani e con la storia che i nostri emigranti andavano oltreoceano a lavorare, prevale l’idea che questi ragazzi siano dei parassiti venuti in Italia per trascorrere, a gratis , le vacanze.

Io sono preoccupato dal silenzio delle istituzioni e dai proclami populistici perché sono il sintomo di una società allo sbando e il segno che per le nuove generazioni ai profughi è consentito di vivere, soffrire e morire solo nella loro terra di origine.

Le istituzioni, la chiesa, le forze sindacali e le associazioni balbettano nel timore di prendere decisioni impopolari, la cultura dominante non rischia di bruciarsi sostenendo le ragioni di poveri reietti che vengono da terre dove la vita conta meno di un euro.

Accanto ad un ragionamento approfondito sulle ragioni della solidarietà e della difesa dei diritti della persona umana in questo momento in Italia incombe un referendum che rischia di essere micidiale per le forze di maggioranza e che la stessa opposizione non vuole perdere.
Mettersi contro la popolazione che esprime rabbia, rancore e frustrazione dinanzi all’arrivo e all’accoglienza dei profughi significa compromettere il dialogo e mettere a rischio il voto referendario.

La società reclama controlli alle frontiere, controlli nei palazzi e controlli sul territorio, ma la società non ha futuro se i valori vengono barattati con i calcoli elettorali e si giocano le carriere politiche sulla pelle (nera) di esseri umani sventurati.

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Arturo Gnesi

Arturo GnesiÈ medico rianimatore all’ospedale di Cassino, scrittore per passione, sindaco di Pastena alla guida di un’amministrazione civica

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