La lezione di don Ciotti e quella dell’Auricola

di Arturo GNESI
Medico – Blogger
Sindaco di Pastena

 

 

Il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, parlando ad Amaseno non ha badato allo stile elogiativo e diplomatico. Ha ha messo subito il dito nella piaga.

Anzitutto un richiamo: inutile illudersi di cambiare la società senza l’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Solo così questo territorio potrà cambiare volto.

Facile parlare di lotta alla mafia. Ma in mancanza della legge sulla prescrizione (la norma che stabilisce dopo quanto tempo lo Stato rinuncia ad accertare se un reato è stato compiuto o no) si favorisce la diffusione della corruzione. E allora?

Alzare la voce quando altri tacciono. E’ questo quello che ha fatto “Libera” in questi anni. Bisogna alzare la voce e farsi ascoltare. Perché i segnali del disimpegno o della collusione sono preoccupanti. Basta guardare alla riforma sulla confisca dei beni che non viene approvata. Questa è una priorità, non ci devono essere i beni esclusivi per i corrotti e per i mafiosi. I beni che hanno accaparrato attraverso i loro soldi sporchi di crimine devono essere restituiti alla comunità.

Libera” ha chiesto l’uso sociale dei beni, la loro restituzione alla comunità. Ha auspicato una direttiva europea in grado di accelerare i tempi entro i quali lo Stato può togliere i beni dalle mani dei criminali e assegnarli. Perché la confisca dei beni è una sconfitta per i boss, un chiaro segnale di presenza dello Stato.

Il prete don Luigi parla anche di Dio

«Tutti abbiamo bisogno di una pedata di Dio per muoverci e stare dalla parte del bene» perché non esistono isole felici o zone estranee all’influenza mafiosa. Ne è dimostrazione la nostra tranquilla Amaseno, al centro della finta oasi felice chiamata Ciociaria. Ne è prova lampante la restituzione dell’Auricola ai cittadini dopo che lo Stato l’ha tolta ad una famiglia di Cassino considerandola vicina a persone poco limpide.

Le varie forme di criminalità riguardano tutti e anche i preti vengono uccisi quando si mettono dalla parte degli ultimi e dei diseredati. Lo stesso don Luigi Sturzo diceva che ‘la mafia sta in Sicilia ma la testa sta a Roma‘. Combattere la mafia è un dovere ma attenti che la legalità non diventi uno slogan o un idolo.

È drammatico constatare che mai come in questi anni abbiamo raggiunto livelli altissimi di corruzione. E che non ci sarà giustizia senza coniugare legalità e responsabilità.

Anche la scuola ha un ruolo purché non diventi un progettificio. Bisogna recuperare il senso della dignità della persona e fare qualcosa perché​ in Italia ci sono oltre due milioni di giovani che non lavorano.

Il coraggio non è un atto di eroismo ma è necessario per non far morire in fretta le aspirazioni di giustizia.

Don Ciotti non accarezza mai l’idea del superuomo. Anzi, nel suo intervento tenuto oggi ad Amaseno ammonisce «Sentiamoci piccoli e con i piedi per terra e pronti ad “avere il coraggio di parlare e di agire non solo di guardare». Sul discorso dell’impegno personale e della passione civile, di fronte all’Auricola restituita, ha ribadito «Nessuno è necessario ma nessuno può agire al posto nostro, e il cambiamento ha bisogno di ognuno di noi nessuno escluso».

Alla base del cambiamento sociale ci deve essere un cambiamento culturale, oggi appare ancora lontano perché c’è un analfabetismo di ritorno.

La lotta alla mafia è una lotta di legalità e di civiltà e ricordando don Tonino Bello dice: «Non importa chi è Dio ma da che parte sta».

Libera fa propria l’Ecologia integrale di Papa Francesco, una visione della vita che considera ambiente e società due facce della stessa medaglia. E la distruzione ambientale comporta inevitabilmente anche la distruzione sociale. Forse è difficile da capire ma per chi si mette in cammino ci sono sempre le “pedate di Dio” che ci faranno andare avanti

Come la forza di un prete, difficile dire se di destra o di sinistra, certamente un prete scomodo.

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