Il dramma di Viola plasmato da Giusy (CulturE)

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Nell’aula magna del Bragaglia di Frosinone un’altra mattinata intensa sbarca Giusy Milone con la sua Viola.

Partiamo dall’incipit. Due anni fa, in piazzale Vittorio Veneto, una giovane docente di materie plastiche Giusy Milone insieme alle sue studentesse del I D del liceo Artistico plasma il busto di una donna. E’ un omaggio alle donne marocchinate, una pagina di storia dolorosa della nostra terra, una pagina di storia tornata alla ribalta per il film in versione porno della Ciociara.

Viola è il nome della donna, nata nella manifestazione Sculture in Centro, organizzata da Alfio Borghese e Rossella Testa. Oggi quella scultura è in bronzo, è stata premiata in via Margutta, presso la galleria Area Contesa. Viola sarà collocata nel centro storico.

Viola è nuda, ha un corpo possente, come l’iconografia raffigurava le ciociare. Il volto è girato, compie una torsione indietro per simboleggiare la vergogna di essere giudicata, il ventre è leggermente ingrossato: da quella violenza, molte delle violentate sono rimaste incinte.

Viola è nata in una domenica di sole africano, è il simbolo della passione di una giovane prof che trasmette le tecniche alle studentesse, è il frutto del coniugare l’arte con la storia e la letteratura, la lettura delle pagine di Moravia prendono forma nel busto di Viola, una scultura che ha emozionato dal primo istante, che è stata plasmata.

Diventata ‘corale’, apprezzata da subito dai tanti che l’hanno vista nascere. Attualmente la Milone insegna al liceo Artistico di Tivoli. Nonostante la sua giovane età è arrivata già in America, selezionata alla Biennale di Arte Contemporanea. E’ partita insieme a grandi nomi dell’arte. Originaria della Campania, è molto nota nella provincia di Frosinone: ha esposto alla Villa Comunale di Frosinone ma anche a Veroli dove ha insegnato.

E anche lì, come ovunque sia stata, ha lasciato le tracce del suo passaggio. Ma nessuna ha l’anima di Viola.

 

 

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