Il documento con il quale dal Cassinate sei mesi fa lanciavano l'allarme sull'Automotive. E suggerivano al Ministero alcune soluzioni con cui evitare quello che sta accadendo oggi. Drammaticamente profetico
Tre pagine. Sintetiche, senza fronzoli e nessuna parola per allungare il brodo. Esattamente come si conviene per una nota riservata che è destinata ad arrivare direttamente nella mani di un ministro. Non uno qualsiasi ma Adolfo Urso, titolare del dicastero alle Imprese ed impegnato in un dossier strategico per l’Italia: quello sull’Automotive.
A mettere neri su bianco i concetti su quelle tre pagine è stata Unindustria, l’associazione che riunisce gli industriali del Lazio. Con circa sei mesi di anticipo sull’inizio del terremoto, i titolari delle aziende automobilistiche del Cassinate hanno inviato a Palazzo Piacentini su via Veneto a Roma la mappa dettagliata del fronte.
Segnalavano cosa stava per accadere e suggerivano soluzioni da attuare allora, prima che la situazione cominciasse a precipitare. Come sono andate invece le cosa è storia.
Cassa Integrazione
Il primo dei quattro capitoli che compongono il documento è dedicato alla Cassa Integrazione. Sei mesi fa, gli industriali dell’Automotive Cassinate scrivevano:
“Nel primo semestre 2024, secondo i dati Istat, la produzione dell’industria automotive italiana nel suo insieme è diminuita del 16,3 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 25% se si considera il dato del solo mese di giugno. In particolare, se si guarda solo alla fabbricazione di autoveicoli, la variazione negativa tra giugno 2024 e giugno 2023 arriva al -36%”. Questa è la foto: alla quale segue la prospettiva.
“Nei prossimi mesi, molte aziende della filiera rischiano di non avere più capienza per richiedere ammortizzatori sociali, mentre per le aziende che continueranno a richiedere la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria rischiano di attendere diversi mesi prima dell’eventuale autorizzazione da parte dell’INPS che purtroppo non ritiene più credibile come motivazione la momentanea ed improvvisa mancanza di commesse. Questa rigidità dell’Istituto è stata verificata su tutti i territori dove sono presenti stabilimenti collegati a Stellantis”. Una foto drammatica ed una prospettiva peggiore. Che Unindustria aveva segnalato al Ministero. Accompagnandola con alcune semplici proposte.
Le proposte
“Pertanto, risulta necessario e urgente la convocazione di un tavolo tecnico con tutte le parti sociali e i competenti dicasteri. Un Tavolo sul quale valutare soluzioni immediate. Sia sugli ammortizzatori attualmente utilizzati, al fine di agevolarne la concessione da parte dell’INPS, sia per prevedere uno strumento ad hoc, di carattere straordinario e in deroga accanto agli ammortizzatori sociali attualmente previsti, al fine di dare sostegno alle richieste degli imprenditori associati del settore e di tutta la filiera automotive.
Spostare il Green Deal
Il secondo punto si basa sulla necessità di uno spostamento dell’introduzione della normativa Euro 7 dal luglio 2025 a gennaio 2028
Spiegano gli industriali che “le case automobilistiche che operano nel Vecchio continente devono affrontare obiettivi più stringenti in materia di CO2 nel 2025, poiché il limite massimo delle emissioni medie delle vendite di veicoli nuovi scende a 94 grammi/km dai 116 g/km del 2024”.
Segue la spiegazione tecnica. “Ricordiamo che il superamento dei limiti di CO2 può comportare multe pari a 95 euro per g/km di CO2 in eccesso moltiplicato per il numero di veicoli venduti. Tradotto, ciò potrebbe comportare sanzioni per centinaia di milioni di euro per le grandi case automobilistiche che operano in UE”.
In quella nota, le imprese evidenziano che la cosa preoccupa anche il Ceo Di Renault, De Meo, che ha affermato: “Tutti parlano del 2035, quindi tra 10 anni, ma dovremmo parlare del 2025 perché siamo già in difficoltà. Dobbiamo avere un po’ di flessibilità: stabilire scadenze e multe senza essere in grado di renderle più flessibili è molto, molto pericoloso. Se i veicoli elettrici rimangono al livello attuale, l’industria europea potrebbe dover pagare 15 miliardi di euro di multe o rinunciare alla produzione di oltre 2,5 milioni di veicoli“.
Le proposte
Anche in questo caso dal Cassinate partono alcune proposte. Quali?
“Si ritiene necessario e urgente, prima ancora che occuparci del 2035, prorogare le sanzioni dal 2025 almeno al 2028, al fine di dare alle case autobilististiche la possibilità di rimodulare gli investimenti e non dover fermare intere linee produttive che non hanno piu la possibilità di realizzare vetture in regola con le nuove e stringenti norme”.
In pratica, non si dice No alla transizione ma si chiede più tempo per progettarla e realizzarla.
Il parco circolante
Il terzo punto si sofferma su una proiezione relativa al parco auto circolante. Scrivono le aziende dell’Automotive che “il rapporto evidenzia una presenza di oltre 40 milioni veicoli nel 2023. Con un’età media di circa 13 anni. Per i mezzi commerciali si arriva a 19 anni di media”. Cosa significa e perché segnalarlo?
“Si tratta di un dato che mette ben in evidenza un rallentamento del processo di rinnovo ed impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute. Inoltre, degli oltre 40 milioni di vetture circolanti nel 2023, ben 9,3 milioni (23,2%) sono ante Euro 4, con oltre 18 anni di età. In Europa circolano circa 250 milioni di vetture con un’età media di 12 anni”.
Non sta funzionando
Gli industriali accendono un alert sul fatto che la transizione non stia funzionando e che le macchine con motore elettrico non si stiano vendendo.
In quella nota scrivono che “L’accelerazione forzata dell’introduzione dell’elettrico non sta dando i frutti sperati, visto che la quota di mercato non solo non registra un incremento, ma scende dal 3.7% del 2023 al 2.8% del primo semestre 2024. Anche in Europa si è passati da 185.000 vetture vendute nel primo semestre 2023 alle 161.000 del primo semestre 2024. Tale riduzione e riluttanza a comprare le nuove vetture elettriche, ha ed avrà sempre piu una ripercussione sul parco auto circolante che diventerà sempre piu obsoleto con evidenti problemi ambientali e di sicurezza stradale”.
Le proposte
Sul punto, le imprese del cassinate hanno avanzato una proposta. È quella di “raggiungere l’obiettivo di avere il parco auto circolante nel 2035 tutto almeno 6 (ovviamente anche euro 7 e elettrico). In questo modo si ringiovanisce il parco auto, avendo la certezza che i cittadini cambieranno le loro automobili con un obiettivo credibile, raggiungibile, flessibile. Che permetterà alla filiera automotive di avere una reale transizione, senza perdita di valore, competitività e posti di lavoro”.
Per i costruttori “A tale regola potrebbero far eccezione le auto di categorie deboli e le auto d’epoca con progetti di deroga controllata (Mov-E di Milano con km limitati annuali)”.
Mercato esclusivo a mobilità elettrica
L’ultimo punto è dedicato al mercato. Il documento analizza che “Nel 2023 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (vento, sole, acqua) era pari al 44% della produzione di energia a livello europeo”. Perché èp importante? “Nonostante molte aziende di colonnine elettriche, vantino una certificazione verde per l’utilizzo del 100% di energia green per la loro erogazione di energia, in realtà la produzione da fonti rinnovabili, si concentra sulle ricariche ma lascia scoperti molti altri ambiti, alimentati a fossile».
C’è il rischio di rovinare il mercato, creare false aspettative. È quello che poi puntualmente è successo: la gente ha smesso di comprare le auto elettriche. “Al fine di evitare uno squilibrio ed una illusione che rischia di ingannare il consumatore, riteniamo necessario pensare che l’obbligo dell’introduzione delle vetture elettriche debba avvenire a dieci anni dal 2035, ovvero del raggiungimento del parco auto europeo almeno Euro 6, e a condizione che nel 2045 ci sia stato in Europa, il raggiungimento di almeno il 75% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.
Perché viene ritenuto importante. “Questo garantirà un parco auto che vada a drenare l’energia da fonti rinnovabili, per lasciare agli altri consumi l’utilizzo di energia da fossili, ma un parco auto figlio di una mobilità davvero sostenibile, per l’ambiente e per l’economia, senza furbizie e scorciatoie”.
Lo scrivevano nella primavera del 2024. Sembra qusi che nessuno lo abbia letto.