Automotive, solo chiacchiere al tavolo

Il tavolo dell'automotive in Regione Lazio continua a ragionare come negli Anni 70. Chiesto un processo di riposizionamento competitivo. Borgomeo: "Situazioni di crisi che non si risolvono su scala locale, bisogna intervenire in maniera strutturata facendo sistema tra territori, regioni e governo"

Chiacchiere senza distintivo. Per accontentare la gente e dare l’impressione che qualcosa si sta facendo. Agli industriali non piace il risultato del tavolo per l’Automotive nel Lazio e la crisi Stellantis riunito oggi in regione Lazio.

Perché è fumo negli occhi, solo un modo per far credere che si sta facendo qualcosa. Lo hanno fatto capire con chiarezza in occasione della riunione della XI Commissione regionale Sviluppo economico e attività produttive. Lì le organizzazioni datoriali, i sindacati e il Consorzio industriale hanno esposto i loro punti di vista: sulla base di quegli elementi hanno chiesto per l’indotto una estensione della cassa integrazione con formazione specifica. Temi recepiti integralmente dalla Commissione. 

Allora cosa non convince gli industriali?

Il Riposizionamento Competitivo

Foto: Andreas Liebschner © Imagoeconomica

Questi interventi sono come pannicelli caldi. Per Unindustria è necessario mettere in campo, in tempi rapidi, tutte le azioni per contrastare il processo di impoverimento del tessuto produttivo manifatturiero locale. Un impoverimento che ha colpito in modo significativo in particolare il settore automotive. Sul quale si è basata gran parte dell’industria nel Cassinate a partire dagli Anni 70.

Come se ne esce? Per gli industriali è possibile farlo sostenendo un processo di riposizionamento e rilancio dell’industria manifatturiera, in particolare in questo caso della filiera Automotive. Cosa significa? Sostenere lo sviluppo e la crescita di imprese che generano valore aggiunto per occupato e rilanciare la competitività dell’intera economia regionale.

In pratica: non si può continuare a basare il modello industriale su quello degli Anni 70. La mobilità oggi è diversa, le auto sono diverse, il modo di realizzarle è cambiato. E cambierà ancora. Le imprese chiedono di assecondare questo processo ed entrare nella prossima generazione. Partendo da un presupposto: “Non sono crisi locali e non sono situazioni che si risolvono su scala locale”, ha evidenziato il Presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo. Chiede di “intervenire in maniera strutturata, strategica facendo sistema tra territori, regioni e governo centrale”.

Il tavolo nazionale

Roberta Angelilli

La Regione non può abbracciare una rivoluzione di questa portata. Non può farlo da sola. Troppo grossa la partita, troppo distanti le competenze. Ma l’assessore Roberta Angelilli vuole giocarsi bene le poche carte a disposizione dell’Ente. Infatti ha annunciato che il 7 agosto ci sarà un tavolo nazionale con Stellantis convocato dal ministro Adolfo Urso. E che lei ci sarà, il Lazio ci sarà: porterà a quell tavolo le istanze del territorio. E già il fatto che il Lazio questa volta ci sia è una notizia. Ma anche lì siamo su vecchi schemi: il ministro ha scritto all’azienda chiedendo garanzie concrete sulla produzione di almeno un milione di veicoli negli stabilimenti italiani. Ed altrettante garanzie sulla componentistica e sull’occupazione.

Un passo diverso dal passato c’è. Sta nella presenza della Regione ma resta da vedere se ci sia la consapevolezza del Governo che Stellantis non ha una ragione affettiva per rimanere in Italia: i tempi degli Agnelli sono alle spalle.

I numeri portati oggi al tavolo regionale dicono che nei primi sei mesi del 2024 dallo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano sono usciti 15.900 veicoli. È oltre un terzo in meno (38,7%) rispetto allo stesso periodo del 2023. Per il professor Raffaele Trequattrini, commissario del Consorzio industriale del Lazio, bisognerebbe “cercare di mettere le aziende dell’indotto nelle migliori condizioni per competere, creare le infrastrutture necessarie per attrarre nuovi investitori nel settore dell’automotive, partendo dai bisogni delle industrie”.

Altrimenti, si potranno fare milioni di tavoli e chiedere miliardi di garanzie. Ma se non conviene produrla qui una macchina non c’è motivo per cui Stellantis lo faccia.