
A Stellantis inizia l'era Filosa, il manager lanciato da Marchionne. Più tricolori nella stanza dei bottoni. Meno Maserati nei rumor. E la Fiom alza la voce da Torino. L'aria è diversa. Ora si aspetta la sostanza
Su di lui aveva puntato Sergio Marchionne. Ne aveva fiutato il talento e lo aveva lanciato in pista. Gli anni dicono che aveva visto bene e che la scommessa era giusta. Da oggi Sergio Filosa è ufficialmente nel posto che fu del suo maestro. E l’avvio non è stato sottotono.
Il primo giorno ufficiale di lavoro del nuovo CEO di Stellantis ha già fatto notizia su tre fronti: cambio ai vertici, nuova governance a trazione italiana e una protesta della Fiom. Perché la Grande Panda va lanciata sì, ma non da un trampolino troppo lontano da Mirafiori.
Continuità e tricolore

Filosa – che il 29 maggio ha ottenuto la fiducia unanime del board – ha preso ufficialmente il posto di Carlos Tavares con un piano che ha il sapore della continuità, ma anche un tocco di tricolore deciso. Nella squadra dei top manager spuntano tre nuovi ingressi italiani: Davide Mele (Product Planning), Monica Genovese (Acquisti) ed Emanuele Cappellano, che guiderà Stellantis Sud America e la divisione Pro One dedicata ai veicoli commerciali.
Con loro, una pattuglia ben oliata di manager globali: da Jean-Philippe Imparato (l’ex Ceo di Alfa Romeo che ora terrà d’occhio anche Maserati, ancora in bilico tra strada e salotto) a Doug Ostermann (finanze e M&A), passando per Ned Curic (sviluppo e tecnologia) e Philippe de Rovira (mercati extra-europei). Nessuna rivoluzione, ma un’aggiustatina mirata: la plancia di comando resta quella, ma cambia l’assetto aerodinamico.
Partenza con il freno a mano

E se Stellantis accelera sull’organigramma, i mercati tirano il freno a mano. Dopo il rimbalzo di venerdì scorso – a suon di smentite su una presunta cessione di Maserati – il titolo Stellantis ha aperto in rosso (-5,7%), salvo limitare le perdite al -2,1% a 8,01 euro. Prese di beneficio, dicono gli analisti. Ma resta l’impressione che il mercato voglia capire se questo cambio di passo sarà anche un cambio di rotta.
Filosa, però, la rotta l’ha già tracciata: «Il team che annuncio oggi – ha detto – è fatto di leader che conoscono i nostri marchi, i nostri clienti, le nostre comunità. Puntiamo sulla collaborazione con concessionari, fornitori e partner per essere protagonisti della nuova era dell’automotive». Parole da costruttore, più che da scultore del potere.
È un passaggio chiave. Se la gestione precedente era ossessivamente concentrata sui conti, Filosa è invece uomo di produzione: sa cos’è una catena di montaggio e sa che per vincere non basta avere un’auto di successo. Ma bisogna venderla. Come insegnava Marchionne. Per questo l’accenno ai concessionari è centrale: sono loro i sensori che tastano il polso ogni giorni ai clienti, a loro arrivano apprezzamenti o lamentele.
Gli striscioni di Torino

E mentre a Detroit e Parigi prendono appunti, a Torino si alzano gli striscioni. Proprio nel giorno del debutto di Filosa, la Fiom ha scelto un’uscita scenica: “La Grande Panda sfila per San Giovanni ma non passa da Mirafiori”. Il riferimento è alla nuova compatta Fiat che sarà lanciata il 24 giugno con il sostegno – anche economico – di Stellantis per la festa del patrono. Ma a Mirafiori niente: “Chiediamo che si torni a produrre la Fiat Tipo accanto alla 500 ibrida”, è l’appello del sindacato.
Insomma, il cantiere è aperto su più fronti: governare un gigante nato dalla fusione tra FCA e PSA vuol dire tenere insieme America, Francia, Italia e nuovi mercati emergenti. Con in più le variabili elettrico, tensioni geopolitiche e transizione green da gestire.
Ma Filosa non è l’ultimo arrivato. È l’ultimo marchionniano. E sa che l’industria dell’auto non è fatta solo di fabbriche e strategie, ma anche di identità, territori e scommesse. E quella di oggi, con una squadra più “made in Italy” e un occhio alla continuità, è la sua prima puntata. Vedremo se anche i mercati, da domani, gireranno la chiave.
Le speranze di Cassino

Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, il nuovo Ceo – salvo imprevisti – sarà in visita a Cassino Plant. In una fabbrica ed un territorio che attendono da lui le conferme all’iniezione di fiducia arrivata nelle settimane scorse dal CEO di Alfa Romeo, Santo Ficili. L’uomo che ha preso il posto di Jean Philippe Imparato ha detto che Cassino è “un asset strategico primario” per il brand, viste le produzioni chiave della Stelvio, Giulia e Maserati Grecale.
Le sue parole vanno lette come un rombo di sfida in un contesto dove l’elettrico stenta a decollare. Mettono in chiaro un impegno preciso per introdurre anche motori ibridi sulla nuova piattaforma STLA Large in uso nello stabilimento. È un segnale forte che contrasta le interpretazioni più pessimistiche sul futuro del sito ed apre nuove prospettive anche se non nel breve periodo.

Accanto alla produzione premium, Cassino sta sperimentando in anticipo – e in pratica – le tecnologie di domani: dalla “mente digitale” STLA Brain all’integrazione del cockpit smart, passando per la realtà aumentata su linea di montaggio. È un percorso che sposta l’attenzione dallo stabilimento come luogo d’assemblaggio a vero e proprio laboratorio d’innovazione, dove l’automotive si fonde con software, IA e sostenibilità operativa.
La visita di Filosa a Cassino dirà se è un residuo del passato o un laboratorio futuro con solide radici nazionali. Che guarda alla competizione globale.