Cassino, Stellantis riduce il peso: altre 265 uscite e un futuro da ricostruire

Nello stabilimento di Piedimonte San Germano si sale a 1.925 uscite. Non c'è un piano per il futuro. Quelli promessi da Tavares passano ora all'esame del nuovo Ceo Antonio Filosa. Che manterrà la sua base negli Usa e 'leggerà' le cose da lì. Tavares almeno stava in Europa

Stellantis continua a sfoltire. Taglia altri 265 posti di lavoro nello stabilimento Cassino Plant. Non sono licenziamenti ma uscite volontarie, sollecitate dai vertici ed incentivate con incoraggiamenti economici ad andare via. Con questo nuovo colpo di scure sugli organici di Piedimonte San Germano sale a 1.925 il numero complessivo di addetti in uscita dal perimetro italiano del gruppo.

Tutto concordato, tutto incentivato, tutto – ufficialmente – “programmato”. Ma a guardare bene si legge tutt’altro: una strategia chirurgica di alleggerimento che solleva dubbi, rabbia e una domanda su tutte: dopo, cosa resta?

Cassino lavora a metà. E respira a fatica.

L’ingresso operai dello stabilimento Stellantis Cassino Plant

A Cassino Plant è rimasto poco da produrre. Buona parte dei modelli Alfa Romeo Giulia e Stelvio sono giù usciti dal listino e quel poco che rimane viene prodotto da un solo turno di lavoro, nemmeno tutti i giorni.

Quella di oggi è stata la prima giornata di lavoro nel mese di giugno e dall’inizio dell’anno è appena la 49ª giornata lavorativa del 2025 su 100 disponibili. Il resto? Stop. Linee ferme. Produzione congelata per mancanza di commesse. Cassino Plant si sta lentamente spegnendo. Si lavora su un turno unico, a rotazione, per tenere dentro tutti. Ma i conti sono impietosi: su 2.440 operai, ce ne sono almeno 600 di troppo.

E ad oggi, nessun nuovo modello in vista che possa cambiare la musica. Solo una sinfonia di esuberi mascherati. Durante la gestione di Carlos Tavares era stato annunciato che Cassino avrebbe prodotto le nuove Giulia e Stelvio elettriche, concepite sulla nuova piattafroma Stla Large che aveva soppiantato la gloriosa piattaforma Giorgio sulla quale era nato il successo di Giulietta.

Ora l’intero piano passa all’esame del nuovo CEO italo-americano Antonio Filosa. Che manterrà la sua base negli Usa e ‘leggerà‘ le cose da lì. Tavares almeno stava in Europa.

La logica del taglio: Mirafiori, Melfi, Pomigliano. E ora Cassino

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Stellantis, sotto la guida spartana e sparagnina di Carlos Tavares aveva scelto una via netta: snellire, decentrare, rilocalizzare. Meno Italia, più Serbia, più Polonia. Un’equazione che rende felici gli azionisti, ma svuota interi distretti industriali. La fabbrica di Piedimonte San Germano non è che l’ultimo tassello di un piano ampio, che riorganizza senza ridisegnare e che lascia ai territori le vertenze da spegnere. La storica Palazzina Uffici è stata messa in vendita, stessa cosa per le aree ex sottoservizi Itca. Si stima che sia di troppo quasi il 50% dell’area di produzione che negli anni 70 occupava 12mila addetti per produrre la Fiat 126.

Ad oggi un piano non c’è. Nessuno sa quale sarà il futuro. Il presente è fatto di tagli e dismissioni. Non sono in Stellantis ma anche e soprattutto nella galassia del suo indotto. Nelle prossime ore al Ministero del Made in Italy ci sarà un nuovo vertice sul futuro di Trasnova, Logitech, Tecnoservice. Tanto per avere le idee chiare: fino a poche settimane prima del collasso a Trasnova erano stati chiesti da Stellantis investimenti per migliorare la sua offerta. A distanza di una notte gli è stato detto grazie ed arrivederci, avete un anno per ricollocare il personale.

Francesco Giangrande

E non è finita: De Vizia Transfert ha già lasciato 32 lavoratori a casa. Alla Iscot i sindacati denunciano “licenziamenti camuffati” attraverso trasferimenti forzati. Settembre sarà il momento della verità per altre due aziende chiave: Atlas e Break&Lunch.

Il decano dei sindacalisti metalmeccanici nel Lazio, Francesco Giangrande, lo scorso autunno aveva profetizzato in maniera scientifica tra i 600 e gli 800 tagli nel comparto Automotive della provincia di Frosinone.

Luce fioca

Roberta Angelilli

Due le buone notizie. La Regione Lazio ha rifinanziato la legge 46, un salvagente per l’indotto. A cosa serve? A rendere attrattiva l’area industriale: se non per Stellantis almeno per qualcuno che intende prendere il suo posto nelle aree lasciate libere. Il professor Raffaele Trequattrini, commissario del Consorzio Industriale, aveva avviato un’interlocuzione con una delle aziende di Big Pharma. Che aveva risposto: cosa ci offrite in termini di servizi e benefit, rispetto alle altre tre aree che stiamo esaminando?

La seonda buona notizia: Stellantis ha firmato un nuovo contratto integrativo: +140 euro al mese in busta paga per due anni, con due una tantum da 240 euro e un premio variabile sopra il 10%. Bene, certo. Ma per chi resta. Per chi è ancora dentro. E fino a quando resta.

Ogni giorno senza un nuovo modello, ogni mese senza una vera strategia di rilancio, è un pezzo di industria che evapora. E stavolta, non basteranno gli incentivi per fermare l’emorragia.