
Con il trasferimento del 72° Stormo a Viterbo, l’aeroporto Moscardini di Frosinone avvia la sua riconversione industriale. Federlazio promuove un dialogo con l’Aeronautica per trasformare la base in polo di sviluppo aeronautico e tecnologico, evitando l’abbandono e valorizzando le strutture esistenti in sinergia con il territorio.
Il sereno oltre le nubi, una schiarita all’orizzonte. C’è la prima mossa industriale concreta per discutere del futuro dell’aeroporto militare “Girolamo Moscardini” di Frosinone. È la storica sede del 72° Stormo e dell’unica Scuola Volo Elicotteri dell’Aeronautica Militare italiana, si avvia verso un passaggio epocale: la dismissione operativa con il trasferimento delle attività a Viterbo. Ora c’è il primo passo per dare un futuro a quell’area.
È l’inizio di una conversione industriale. Un’operazione complessa, con implicazioni logistiche, strategiche ed economiche, che segna il primo passo verso una riconversione d’uso dell’infrastruttura militare a favore di nuove progettualità civili ad alto valore tecnologico.
Fine missione, inizio trasformazione

Il previsto trasferimento del 72° Stormo a Viterbo – dove si consolideranno le attività addestrative elicotteristiche militari in sinergia con l’Esercito – segna la conclusione della missione militare del “Moscardini”. Una conclusione che impone la domanda: che fare di un’infrastruttura aereoportuale dotata di hangar, officine, spazi operativi e una pista, nel cuore del Lazio meridionale.
La risposta sta cominciando a prendere forma grazie a Federlazio, la Federazione delle Piccole e Medie Imprese del Lazio. Si è fatta promotrice di un tavolo di confronto strutturato tra mondo produttivo e Aeronautica Militare. Il primo incontro, ospitato proprio nella base di Frosinone, ha coinvolto il colonnello Alessandro Fiorini, il Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio ed una delegazione di imprenditori guidata dal presidente Domenico Beccidelli. Che ha una profonda competenza nel settore dell’industria aeronautica, elicotteristica, aerospaziale.
Vocazione aeronautica, prospettiva industriale

L’obiettivo è chiaro: evitare che la dismissione del presidio militare si traduca in abbandono e degrado. Ma non si tratta solo di “evitare il vuoto”. Al contrario, si punta a trasformare il rilascio dell’aeroporto in una piattaforma per l’insediamento di nuove attività.
In particolare, Federlazio ha identificato tre linee di sviluppo preferenziali:
- Manutenzione e supporto aeronautico, sfruttando know-how e strutture esistenti.
- Formazione tecnica e ingegneristica, in collaborazione con poli universitari e imprese aerospaziali.
- Ricerca applicata e innovazione, con focus su propulsione green, droni, e tecnologie dual-use.
A questi si aggiungono altre progettualità potenzialmente compatibili con le vocazioni produttive del Frusinate: logistica, manifattura avanzata, componentistica aerospaziale.
Sinergia civile-militare: un modello possibile

Il dialogo tra Aeronautica e imprese locali avviato da Federlazio non è solo una mossa tattica per riempire un vuoto. È un modello replicabile di cooperazione civile-militare, dove il rilascio di infrastrutture militari può generare nuova occupazione, rilanciare il territorio, favorire lo sviluppo di una filiera aerospaziale diffusa e radicata.
Non a caso, il Generale Frigerio ha espresso apertura al confronto, pur ribadendo la necessità di tempi tecnici chiari e compatibilità logistiche con il piano di dismissione. Tradotto: l’area sarà restituita gradualmente, ma i progetti possono e devono partire già ora.
L’aeroporto Moscardini rappresenta, per posizione e infrastruttura, un asset strategico anche in chiave duale. Se il futuro dovesse richiedere capacità di mobilitazione rapida o l’impiego civile-militare integrato, l’esistenza di un’infrastruttura attiva (anche solo parzialmente) può fare la differenza. E lo scenario ad Est non lascia tranquilli. Ecco perché la conversione deve essere intelligente, reversibile e sinergica, capace di tenere viva l’infrastruttura, ma anche il potenziale strategico del sito.
Se serve sta lì

Non siamo solo di fronte a un cambio di destinazione d’uso. Quello che inizia a Frosinone è un esperimento di riconversione produttiva in ambito aeronautico, che può diventare un benchmark nazionale. La palla ora passa alle imprese, agli enti locali, al Governo.
Ma un fatto è certo: la dismissione del “Moscardini” non è una fine. È l’inizio di una nuova missione.