Fra 10 anni la Provincia di Frosinone rischia lo spopolamento

La provincia di Frosinone, secondo uno studio della CGIA, sarà gravemente colpita dal calo della popolazione lavorativa entro il 2035, con un previsto decremento di 30.000 persone. Il fenomeno interessa tutta Italia, ma la mancanza di azioni per affrontarlo lascia intravedere un futuro difficile e inesorabile.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Un dato che dovrebbe essere segnato in rosso, fissato nelle priorità delle agende politiche locali. E invece scivolerà via come tanti altri, tra l’indifferenza generale dei politici locali e la memoria corta dei loro elettori. Tra dieci anni la provincia di Frosinone sarà tra le 35 più colpite in Italia dal crollo della popolazione in età lavorativa (15-64 anni). In poco tempo questo territorio diventerà terra di anziani e di pensionati. Lo segnala la CGIA di Mestre in uno studio pubblicato in queste ore, basato su proiezioni Istat: entro il 2035, a livello nazionale, si perderanno quasi 3 milioni di lavoratori potenziali – un taglio netto del 7,8%. Numeri che parlano chiaro, anche se in pochi sembrano volerli ascoltare.

Lo studio con start dal 2005

Foto: Martin Redlin / Pixabay

La CGIA rileva che all’inizio del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di persone. Si prevede che la platea nel 2035 scenderà a 34,4 milioni. Questo calo è attribuibile al progressivo invecchiamento della popolazione, con un numero sempre più ridotto di giovani e un consistente gruppo di baby boomer prossimo all’uscita dal mercato del lavoro per raggiunti limiti d’età.

L’Italia rischia di restare senza una parte importante della sua forza lavoro. Tutte le 107 province italiane analizzate nello studio vedranno un calo nel numero di persone in età lavorativa nei prossimi dieci anni, segno che il problema riguarda l’intero Paese, senza eccezioni. Ma Frosinone è tra quelle che staranno peggio ed avranno i contraccolpi maggiori.

Dei 3 milioni di persone in meno che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la metà interesserà le regioni del Sud. Lo scenario più critico investirà la Sardegna che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 15,1 per cento (-147.697 persone). Seguono la Basilicata con il -14,8 per cento (-49.685), la Puglia con il -12,7 per cento (-312.807), la Calabria con il -12,1 per cento (-139.450) e il Molise con il -11,9 per cento (-21.323).

Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno il Trentino Alto Adige con il -3,1 per cento (-21.256) la Lombardia con il -2,9 per cento (-189.708) e, infine, l’Emilia Romagna con il -2,8 per cento (-79.007).

Come andrà nel Lazio

Il Lazio si attesta al 14^ posto su 20 regioni monitorate. La previsione del centro sudi è di una perdita secca del 7.3% di persone. Si passerà dalle attuali 3.674.816 alle 3.407.698 nel 2035. quindi -267.118 teste in 10 anni.

A livello provinciale, invece, la flessione più importante si verificherà a Nuoro con il -17,9 per cento. Seguono la Sud Sardegna con il -17,7, Caltanissetta con il -17,6, Enna con il -17,5 e Potenza con il -17,3.

In valore assoluto la provincia che subirà la perdita più importante è Napoli con -236.677 persone. Tra le province meno interessate dalla contrazione la CGIA segnala Bologna con il -1,4 per cento, Prato con il -1,1 e, infine, Parma con il -0,6.

La previsione nelle province laziali

RankProvincia20252035var ass 10 annivar % 10 anni
35Frosinone290.214259.069-31.145-10,7%
41Rieti93.21083.900-9.310-10,0%
55Viterbo193.223177.269-15.954-8,3%
68Roma2.732.6602.545.882-186.778-6,8%
69Latina365.503341.579-23.924-6,5%

Al di la della durezza dei numeri e delle previsioni della CGIA che tratteggiano un quadro a tinte veramente fosche per la Ciociaria tra 10 anni, meno 30.000 persone, quello che rende ancora più tragica la situazione è che nessuno farà nulla per, almeno tentare, di arginare il fenomeno. Così come nessuno ha fatto nulla fino ad oggi.

Non bastano i posti di lavoro persi, le fabbriche che chiudono, il caso Stellantis è emblematico in tutta la sua drammaticità, le occasioni perse, le tante delocalizzazioni con i riferimenti istituzionali e sociali che si trasferiscono altrove. Ogni ulteriore dato negativo che certifica il lento ma costante declino della Ciociaria non riesce mai a scuotere le coscienze, a far dire a qualcuno adesso basta.

Per trattenere i giovani occorre che i territori siano attraenti. E che ci siano posti di lavoro ben retribuiti, come ha ricordato nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica. Perché è difficile tenere un giovane in Ciociaria se per lo stesso lavoro in Germania prende esattamente il doppio dello stipendio offerto in Italia ed il costo della vita è praticamente lo stesso. Le cose veramente importanti per la quasi totalità della gente ciociara sono queste.