Capoluogo ciociaro al vertice della classifica con il costo dell’acqua più oneroso di tutti. Ma c'è una spiegazione. Che viene da lontano
A Frosinone si paga l’acqua più cara d’Italia. A certificarlo è il Centro Studi APS – I.r.c.a.f. (Istituto Ricerche Consumo Ambiente e Formazione). Il centro ha sede a Modena ed il suo obiettivo previsto in statuto è di produrre e diffondere conoscenza, informazione e formazione a favore di un consumo responsabile, consapevole ed ambientale.
Ad inizio settimana, presso il Tecnopolo di Carpi, l’IRCAF ha organizzato un convegno dal titolo: “Servizio idrico integrato: la nuova sfida della qualità, tariffe, investimenti e cambiamenti climatici.” In quella sede è stato presentato il 3° Report sul servizio idrico, relativo a tariffe, qualità tecnica, contrattuale e investimenti, con riferimento alle 110 città capoluogo italiane.
Che cosa dice il rapporto
Nel 2024 il costo annuo per una famiglia italiana media con 3 componenti e un consumo di 150 mc è stato di € 392,95, con differenze rilevanti tra le varie aree geografiche del Paese.
Nel Nord-Ovest è stato di € 335,40, nel Nord-Est di € 392,21, al Centro il dato più elevato pari a € 519,24, mentre nel Sud-Isole il costo per la famiglia media è stato di € 352,25. Differenze dunque rilevanti anche quest’anno: ma come si spiegano?
Le risposte sono tante: dipende dall’efficienza e tipologia dei gestori, livelli di investimento, politiche attuate dai vari gestori. Poi fonti di investimento, morfologia del territorio, numeri di utenti serviti, dati relativi alle perdite della rete e numerose altre. Tanto per fare un esempio: portare l’acqua in provincia di Frosinone che ha 91 Comuni ed un territorio esteso, con zone spesso impervie, non è la stessa cosa che portare l’acqua nella Pianura Padana dove basta stendere un tubo e spingere a pressione. Governare un territorio che ha le condotte nuove è diverso che farlo in Ciociaria dove i tubi avevano mediamente quarant’anni e non reggevano più la pressione perchè la popolazione è aumentata in maniera esponenziale.
Somma di voci e spesa annuale
Rispetto al report dell’anno scorso la spesa media annua 2024 è aumentata del +3,77%, pari € 14,26 a fronte di un’inflazione tendenziale a dicembre 2024 del +1%. Dall’indagine è inoltre emerso che nell’arco dell’intero periodo dal 2011 al 2024, l’incremento tariffario idrico è stato del 81,53% a fronte di un indice NIC Istat nel medesimo periodo di inflazione del 26,3%.
Un dato deve essere messo in chiaro: l’acqua non si paga. Quello che gli utenti pagano in bolletta è il servizio: prendere l’acqua, depurarla, metterla nei tubi e trasportarla fino a domicilio, ssicurare il funzionamento… La spesa annuale è il frutto della somma di diverse voci che compongono il costo del servizio idrico. Tra tutte spicca quella dell’acquedotto, che pesa per il 40,6%, la fognatura, un altro 11,7%, la spesa per la depurazione, 102 euro pari al 26% della spesa della famiglia di tre persone. Ci sono poi altre voci di costo e l’Iva al 10%.
I dati sulle tariffe, che consentono di valutare la spesa delle famiglie tipo per l’annualità 2024 sono stati raccolti dai siti internet. Mentre laddove mancanti dal sito ARERA e ove non disponibili, sono stati richiesti direttamente ai Gestori del Servizio Idrico Integrato e agli EGA.
Dove l’acqua costa di più e dove meno
Secondo il Rapporto, le città nelle quali l’acqua costa di più nel 2024 sono: Frosinone, dove la famiglia di 3 persone che consuma 150 metri cubi paga € 705.41. Seguono Pisa € 637,86, Siena € 626,22, Grosseto € 625,58, Enna€ 606,77, Livorno € 581,65, Firenze € 571,82 euro.
Le città dove l’acqua risulta più economica nel 2024, sono Cosenza € 140,13, Campobasso e Isernia € 190,3; Napoli € 197,62. Catanzaro € 210,03 e Milano con € 225,29. Frosinone dunque è al vertice della classifica dei Capoluoghi italiani con il costo dell’acqua più oneroso di tutti. Non è un bel primato per le famiglie e imprese.
Con la cifra monster di 705,4 euro, il capoluogo ciociaro registra ben il 79% in più rispetto alla media nazionale che è di € 392,95. Mentre la spesa media nei Capoluoghi del Lazio è di € 484,11. Cosa fa impennare il dato di Frosinone? Tra le varie voci ci sono i lavori di rifacimento di una rete che era interamente da ricostruire, i costi dell’energia per spingere l’acqua nelle zone più distanti, il fenomeno dell’evasione diffuso (le bollette che non vengo pagate finiscono per pesare sulle bollette dell’anno successivo di quelli che pagano), gli adeguamenti noromativi per la depurazione (le nuove norme impongono al gestore controlli sempre più stringenti e filtri sempre più efficaci. Che hanno un costo).
Fase di transizione
Il passaggio dalla gestione dei Consorzi a quella del Gestore unico condiziona la classifica sulla qualità tecnica. Ovverosia i dati relativi a perdite idriche, interruzioni del servizio, qualità dell’acqua erogata, adeguatezza del sistema fognario, smaltimento fanghi in discarica. Il giudizio che il Rapporto Ircaf da su Frosinone è: scadente. Cosa significa?
La provincia di Frosinone paga oggi un assurdo che affonda le sue radici nei decenni immediatamente precedenti al passaggio ad Acea Ato5. I tubi non consentivano di allacciare nuove utenze ma i sindaci intervenivano ed ordinavano ai vari Consorzi di allacciare i loro cittadini che avevano fatto la casa nuova. Le condotte non erano in grado di resistere a tutta quella pressione: per questo erano spesso rotte, per questo oggi sono da cambiare, per questo oggi il servizio è ancora in fase di trasformazione.
Non serve aggiungere altro.
(Foto di copertina © DepositPhotos.com)