
La terza puntata della nostra storia industriale. È il 1950 e nel giorno di San Lorenzo viene firmata la Legge che istituisce la Cassa per il mezzogiorno. Arriva in un'Italia ancora alla fame e sotto le macerie
Giovedì 10 agosto 1950: fa caldo in una Roma che ancora ha le ferite della guerra e sta rapidamente cambiando l’abito nero in quello repubblicano. La Capitale e tutto il Lazio sono ancora alle prese con il fenomeno degli accaparratori che fanno incetta di merci per poi rivenderle a caro prezzo, una specie di borsa nera post bellica. Un’indagine giornalistica conferma che “gli aumenti attuali dei prezzi sono artificiosi ed in parte dipendono da fenomeni stagionali”. Non arrivano buone notizie dall’estero: il presidente americano Truman decide di non incontrare Stalin ma è favorevole a consultazioni tra Oriente ed Occidente. A Colle Oppio c’è il macabro rinvenimento del corpicino carbonizzato di un neonato. Roma e Lazio riprendono la preparazione ed i loro tifosi si aspettano un rendimento quantomeno come l’anno precedente. Al Foro Italico si affrontano in un match di boxe Iannilli vs Manca: il primo vince seppure ai punti e si conferma campione.
Nasce la Cassa

In quella giornata calda e intensa, carica di speranza in un’Italia nuova viene istituita con la Legge nº 646 la Cassa per il Mezzogiorno, come ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico. Ha lo scopo di predisporre programmi, finanziamenti ed esecuzione di opere straordinarie dirette al progresso economico e sociale dell’Italia meridionale.
A ricoprire l’incarico di presidente fu chiamato Ferdinando Rocco, fino a quell’epoca in molti punti chiave delle amministrazioni dello Stato. Capo di gabinetto al Ministero dell’Agricoltura, membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Presidente dell’Istituto italiano di credito fondiario. Fu lui al comando del primo quadriennio di vita della Cassa.
La rotta da seguire era stata ben individuata nella Legge istitutiva n° 646/1950. Una rotta che il presidente Rocco sintetizzò nel suo discorso di apertura senza mezzi termini. Sottolineando la necessità di procedere alla «valorizzazione e all’incremento delle industrie agrarie. Oltre allo sviluppo di quel particolare settore industriale, l’industria turistica, che è legata alle bellezze naturali ed alle attrattive dei luoghi».
Un obiettivo più ampio

Valorizzazione dell’agricoltura, scommettere sul turismo. Perché è un’Italia contadina quella nella quale arriva la Cassa per il Mezzogiorno. Guarda al domani, seguendo in questo la Germania nel fenomeno ben raccontato anni più tardi all’interno del romanzo Dossier Odessa di Frederick Forsyth: la gente non vuole sentir parlare della guerra, delle sue crudeltà, delle sue privazioni. Ha addosso le ferite dei bombardamenti ed i segni della fame e vuole pensare al futuro.
Uno spirito che anima anche il progetto Cassa per il Mezzogiorno. L’obiettivo era ben più ampio di quello descritto, come spiegò ulteriormente il Presidente evidenziando la “necessità di un efficace impulso anche a tutte le altre attività industriali del Mezzogiorno, oggi così lontano dal livello di progresso industriale del nord, con grave scapito del coefficiente di produttività della popolazione, è innegabile. Non solo non basta perseguire l’incremento ed il perfezionamento della produzione agricola. E senza che si affrontino e si risolvano in tempo utile i connessi problemi dei trasporti, fiscali, doganali, della difesa e del collocamento dei prodotti sui mercati nazionali ed esteri”
“Ma in corrispondenza alla fase che è stata definita di pre-industrializzazione, è necessario gradualmente avviare il Mezzogiorno, con idonei incoraggiamenti ed aiuti. Avviarlo verso una organizzazione industriale che meglio si adatti alle sue esigenze ed alle sue possibilità”.
Sud da far progredire: per il Nord

La necessità di far progredire il tessuto industriale del sud Italia era fondamentale. Occorreva agire per salvaguardare anche gli interessi economici e produttivi del nord del Paese. Per spiegarne al meglio le necessità venne creato un opuscolo informativo dal titolo “Cassa per il Mezzogiorno. Scopi e programmi”.
In quella pubblicazione si chiarì che “quando in un Paese vi sono due zone, una economicamente progredita, come il Nord ed il Centro di Italia, con una agricoltura razionale e moderna ed un’industria ben sviluppata ed un’altra come il Sud e le Isole, con un’agricoltura ed una industria generalmente arretrate, è naturale che gli investimenti si dirigano in prevalenza verso la prima zona e disertino la seconda. In tal modo, le condizioni economiche e sociali della zona depressa non solo non possono migliorare spontaneamente, ma, dato l’incremento della popolazione, tendono generalmente a peggiorare“.
Gli uffici nei territori

La Cassa, come detto, era un ente autonomo che iniziò a radicarsi nei territori attraverso la creazione di uffici a livello locale e con propri dipendenti, arrivando ad avere 2.780 lavoratori. Le attività di cui si occupò nel corso del tempo furono acquedotti e fognatura; bonifica; industria (aree e centri industriali); strade e costruzioni civili; turismo, artigianato e pesca. Formazione professionale; credito e finanziamenti, piani e programmi; organizzazione e trattamento dei dati; ispezione; affari generali; contabilità; personale.
Un intervento ad ampio raggio per trasformare un territorio “arido” di industrie in un’area fertile per lo sviluppo economico-sociale.
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1^ Puntata. La visione industriale che ci è mancata: fin dall’Unità d’Italia
2^ Puntata. La lungimiranza perduta che fece nascere la Cassa del Mezzogiorno