
Dalla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino arriva uno degli esempi nazionali di turismo inclusivo: dalla Veroli di Pietro Di Alessandri
Dove sta andando la Chiesa italiana? E come si sta equalizzando con la società in ogni suo aspetto? Una possibile via l’ha data Papa Francesco, che ha recentemente fatto una sorta di check up alla democrazia. E che ne ha declinato la necessità di attuazione come pratica, piuttosto che di enunciazione come concetto. In metafora medica. “Possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito, infartuato. Appassioniamoci al bene comune affinché attraverso la partecipazione la democrazia assomigli a un cuore risanato”.
Queste cose il pontefice le ha dette alla 50ma edizione delle “Settimane Sociali” di Trieste. Si è trattato dell’appuntamento in cui si incontrano i cattolici italiani in tutti gli ambiti della società. E nel contesto del quale son state individuare 110 buone pratiche.
Le parole del Papa sulla democrazia “infartuata”

Posti, ambiti e progetti cioè dove la crasi tra pietas evangelica e societas è più tondamente realizzata. Posti come il Monastero di Sant’Erasmo a Veroli. La mission raggiunta è stata quella di essere parte importante di una rete a sostegno della democrazia e dell’inclusione. Cioè di due cose a cui hanno messo sì suggello le parole del Papa e dello stesso presidente Cei, quel cardinal Matteo Zuppi che è anch’egli di origini in parte verolane, ma che vivevano già della loro forza.
E compiutezza, come quella dell’albergo diffuso di Veroli e della sua caratterizzazione in ambito di turismo a trazione etica. A “conclave” triestino ci sono arrivate tutte le diocesi italiane, per conoscere la vie delle buone pratiche e per dibattere su come seguirle meglio.
Diocesi come quella di Frosinone-Veroli-Ferentino guidata dal vescovo Ambrogio Spreafico. E per imbastire una narrazione che parlasse dell’ospitalità come abitudine -e della catena che unisce ogni spot che faccia di questa pratica una norma morale – lo stand di Sant’Erasmo ha esposto 12 post Instagram. Perché una Chiesa attiva parte dall’assunto irrinunciabile di essere moderna.
Bergoglio, Zuppi e Spreafico

Ad aprire i lavori della 50ma Settimana Sociale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel suo intervento, preceduto da quello del cardinal Zuppi, il Capo dello Stato ha dato la sua chiave di volta.
Una chiave “laica” ma ecumenica al contempo, per cui “La democrazia comporta il principio dell’eguaglianza perché riconosce che le persone hanno eguale dignità. La democrazia è strumento di affermazione degli ideali di libertà”. E il Monastero di Sant’Erasmo ha ottenuto il pieno riconoscimento di una vocazione che, dopo il recupero di un antico monastero benedettino del VI secolo, si è fatta strategia solidale.
La mission dell’inclusione sociale

Dello spot ernico una nota stampa spiega che “grazie al contributo diretto della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e all’impegno della Cooperativa Diaconia, oggi è una realtà affermata”. Realtà che “ospita viaggiatori da tutto il mondo. È considerato tra le buone pratiche perché è un esempio di cura e rinascita di un bene pubblico”.
Che significa? Che è un esempio per quel che è diventato ma anche per quel che “contiene” come approccio etico. “Il Monastero è uno spazio aperto a iniziative di inclusione sociale nel solco della visione di Papa Francesco sulla ‘Economy of Francesco’”. Di cosa parliamo? Di un “approccio all’economia che metta al centro la dignità umana, la giustizia sociale e la cura del creato”. E per attuarlo, quell’approccio, servono esecutor. Oggi il bene è gestito dalla Cooperativa Agricola Monte Nebo, che si occupa anche della Fattoria Vetuscolana, la fattoria sociale di Ceccano che, “per le sue attività, impiega persone fragili all’interno del Villaggio dell’Amicizia”.
Di Alessandri e la “Monte Nebo”

Si tratta, prosegue la nota, di “due progetti che hanno rafforzato i legami sociali nelle comunità locali”. Il claim è quello del turismo, ed il monastero è stato protagonista dell’incontro “Turismo, arte e promozione dei territori”. Pietro Di Alessandri, sales e marketing manager del Monastero di Sant’Erasmo, ha spiegato a margine dell’evento: “Da queste giornate qui a Trieste portiamo a casa il confronto e la conoscenza di tante realtà diocesane in giro per l’Italia che, come noi, creano valore per i territori coinvolgendo chi di solito è escluso”.
Poi: “E che lo fanno attraverso l’ospitalità turistica, lo sport, l’agricoltura, la ristorazione, l’istruzione. E la creazione di prodotti e servizi innovativi e sostenibili”. Quello che andava fatto prima di tutto era disvelare una realtà che troppi intendono ancora come fumosa categoria etica, non come piano morale messo a terra in concretezza. “Un modo che spesso è invisibile e che, grazie alle Settimane Sociali, è emerso e ha dimostrato di essere il cuore della nostra democrazia”.
Una rete stabile di best practises

E a chiosa: “L’obiettivo dopo questa esperienza è quello di contribuire alla nascita di una rete stabile delle buone pratiche nelle diocesi italiane. In modo da condividere idee, progetti e azioni in grado di creare benessere e partecipazione. Un ringraziamento va alla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, alla Cooperativa Diaconia e a ConfCooperative che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alle nostre attività”.
La delegazione della Frosinone-Veroli-Ferentino presente ed attiva a Trieste è stata composta dal Direttore della Caritas Diocesana Marco Toti e da uno degli incaricati della Pastorale Giovanile, Andrea Crescenzi. Perché la cura del “cuore” della democrazia passa anche da quei posti dove si ha cura dei singoli. Posti come il Monastero di Sant’Erasmo di Veroli.