Il superbanchiere Salvatori per guidare Bpf su una nuova rotta

Carlo Salvatori, tra i più stimati banchieri italiani, designato alla presidenza della Banca Popolare del Frusinate. Per migliorare la governance e l'efficacia dei controlli interni. Scelto per la sua vasta esperienza internazionale e la fiducia di grandi istituzioni.

Inappuntabile. Ed inattaccabile. Per il suo passato e per la sua competenza. Ne hanno usufruito colossi come Unicredit (che l’ha voluto come suo presidente) e l’americana banca Lazard (che l’ha chiamato a guidare il ramo italiano) boutique finanziaria specializzata nell’advising per le operazioni di fusione o di acquisizione. Anche Papa Francesco in tempi recenti l’ha voluto nel board di uno Ior che a periodiche scadenze crea imbarazzo in Vaticano. Carlo Salvatori è nato a Sora ed è uno tra i più stimati banchieri italiani: Banca Popolare del Frusinate s’è rivolta a lui per lasciarsi alle spalle la stagione delle indagini e delle ispezioni, dei veleni tra i soci e delle veline per azzoppare i rivali.

Sarà lui il presidente al posto di Domenico Polselli, al quale Bankitalia ha chiesto di fare un passo di lato proprio per favorire una stagione diversa in Bpf. (Leggi qui: Bankitalia bacchetta Bpf: “Rivedete modello ed assetto”).

Il ritorno di Salvatori

Carlo Salvatori (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Quello di Carlo Salvatori è un ritorno al timone di Bpf. Lo aveva già impugnato nel 2013 dopo l’uscita di scena dell’allora presidente Leonardo Zeppieri. È soprattutto una garanzia per l’Istituto. Per via di un curriculum di stampo internazionale che è uno spaccato della storia bancaria italiana. È stato in Bnl – Banca Nazionale del Lavoro diventandone direttore centrale, in Banco Ambrosiano Veneto come amministratore delegato, in Cariplo – Cassa di Risparmio delle Province Lombarde come direttore generale e componente del comitato esecutivo.

Quando Ambroveneto e Cariplo si fondono in Banca Intesa i soci vogliono lui come primo amministratore delegato. Da lì prende il volo per Unicredit dove lo chiamano a fare il presidente Il 6 maggio viene eletto presidente; per non farsi mancare niente fa il vicepresidente di Mediobanca e poi passa in Unipol Gruppo Finanziario. Poi arriva la chiamata di Lazard Italia ma la sua esperienza lo porta a sedere nei CdA di Anonima Petroli Italiana, di Chiesi Farmaceutici, Fondazione Teatro Regio di Parma e Fondazione San Raffaele. Per due anni Papa Francesco lo vuole nel Consiglio di Sovrintendenza della banca vaticana Ior.

Una figura dallo spessore indiscutibile per sottoporre la Banca Popolare del Frusinate alla cura chiesta da Bankitalia: rivedere però anche il modello di business e l’assetto organizzativo e dei controlli “ciò al fine di consentire alla banca di intraprendere un più equilibrato percorso di sviluppo lungo un livello di rischio sostenibile”.

Banchiere di visione

In pensione dopo 12 anni al timone di Banca Lazard Italia, al momento dell’uscita il team dei banchieri d’affari gli ha chiesto di restare come presidente onorario. Non solo per la sua competenza tecnica. ma anche e soprattutto per la sua capacità di visione.

È stato tra i primi ad evidenziare che «Nei giorni della drammatica guerra in Ucraina, emerge con sempre maggiore evidenza la necessità di accelerare l’integrazione europea. Serve una forza militare intereuropea, ma anche la condivisione di una piattaforma fiscale unitaria. All’emergenza Covid si è risposto con il piano Next Generation Eu, ora lo scenario di guerra ci impone di fare un nuovo salto della storia: puntare a creare gli Stati Uniti d’Europa».

La cura

La direzione generale della Banca Popolare del Frusinate

In cosa consiste la cura chiesta da Bankitalia? Per comprenderlo è sufficiente tenere conto di un dettaglio: l’attuale CdA progressivamente cesserà tra ottobre 2024 e aprile 2025. Ed il nuovo presidente potrà avvalersi di 3 figure tecniche di spessore già inserite nel CdA lo scorso maggio: sono Ferdinando Parente, Fabio Pignataro, Fabio Sbianchi.

Di fatto la Banca Popolare del Frusinate è commissariata perché tutti i dossier passano per l’approvazione di questi tre professionisti “consigliati” da Banca d’Italia. Che entro metà settembre attende il nuovo statuto che verrà portato all’approvazione dei soci Bpf durante l’Assemblea di ottobre

Nella relazione che nelle settimane scorse ha innescato il cambio di governance non vengono evidenziati reati. Ma scelte strategiche che Bankitalia mette in discussione: come le scelte operative che nella maggior parte dei casi sono riconducibili all’ex Direttore generale ed all’Amministratore delegato che in questo caso rispondono al nome della stessa persona. Sulla quale la magistratura di Frosinone ha posizionato la sua lente per alcuni prestiti concessi “senza le necessarie garanzie” ad alcune società immobiliari per l’acquisto di immobili. Ma BpF assicura che quei prestiti erano “ampiamente garantiti”.

La doppia mission di Salvatori

Foto: Imagoeconomica © Carlo Carino

 Il Consiglio di Amministrazione dell’istituto di credito ha avviato l’iter per la cooptazione di Salvatori. Cioè entrerà nel board prendendo il posto dell’ex presidente Polselli. Il CdA ha già inviato a Bankitalia la documentazione dalla quale risulta che non ci sono cause di incompatibilità e che il nuovo componente possiede tutti i requisiti di esperienza ed onorabilità. Una volta ottenuto il placet dall’organo di vigilanza si potrà procedere con la nomina del nuovo presidente.

La mission è su due piani. Il primo, di tipo bancario. Legato ad una serie di modifiche sull’iter dei controlli interni al fine di renderli più efficaci e solidi. Il secondo, di tipo sociale. Una parte degli azionisti (minoritaria) ha spesso contestato alcune delle scelte aziendali. Il presidente Salvatori dovrà tentare di ricostruire una sintonia tra tutte le sensibilità. E forse è proprio questa la missione più complessa.