
La vera rivoluzione di un Pontefice che sotto l'abazia aveva ricordato solo un mese fa: quella etica ed ambientale
Soltanto un mese fa la Sala degli Abati del palagio Badiale di Cassino aveva ospitato un evento che, senza necessariamente scomodare la mistica ex post, aveva palesato da subito la sua importanza. In occasione dei dieci anni dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, si era avviato un ciclo di incontri su “economia e sostenibilità”. Lo avevano promosso la Camera di Commercio di Frosinone-Latina assieme all’azienda speciale Informare.
La chiave di lettura era stata semplice, cardinale ma gigantesca. Rafforzare con iniziative mirate e con un background ormai consolidato la convinzione che la Terra sia la nostra “Casa comune”: un posto cioè dove fare economia non può più prescindere dal farla in armonia con un ambiente che abbiamo demolito nella sua veste sistemica.
L’evento voluto dalla Camera di Commercio

Oggi, a distanza di poco più di un mese, uno degli interpreti più autorevoli e precursori di quel monito è tornato alla Casa del Padre. Ci è tornato con la doppia veste di Grande Inascoltato o Grande Seminatore di futuro e concreto ascolto. Era un Papa, si chiamava Jorge Bergoglio e, come Francesco su Soglio di Pietro, anticipò perfino la Conferenza di Parigi. Bergoglio lo fece assumendo il nome di un santo “green” e solidale per eccellenza, ma quella fu solo una scelta formale, anche se di altissimo valore simbologico.
La verità è che questo papa che oggi molti piangono e troppi fingono di piangere aveva ben chiaro in mente cosa fossero le diseguaglianze tra persone e gli spregi al pianeta che quelle persone abitano.
L’uomo venuto da “Baires”

Ce lo aveva perché Bergoglio era di Baires (lì, in Argentina e tra gli argentini, nessuno la chiama Buenos Aires). Un posto dove la politica ondivaga di uno stato troppo spesso preda di tirannie ed aberrazioni aveva evidenziato un altro aspetto, strettamente connesso al tema-chiave della preservazione ambientale. L’uomo è parte attiva dell’ambiente ed il degrado che deriva dalla perdita della sua “humanitas” è esso stesso parte di un processo che andava invertito.
Che significa? Che l’eredità di questo papa è molto più che il “solo” impegno a non inquinare più indiscriminatamente la nostra casa comune, bensì a preservare l’empatia tra i suoi inquilini cosiddetti “più senzienti”. Perché abbiamo sbagliato in due cose facendone una sola: coltivando l’indifferenza.
Coltivare l’indifferenza

Verso un campo che muore per i rifiuti e verso quelli che turbo-capitalismo e globalizzazione considerano i “rifiuti” di una specie votata all’eugenetica reddituale. Ecco che quindi contrastare la crisi climatica equivale esattamente, e non solo in punto di etica, a combattere le disuguaglianze. Papa Francesco conosceva bene i pericoli di una scienza che blandisce solo la tecnologia dello sviluppo per pochi.
Egli da giovane venne “sedotto dalla chimica” ma poi si fece prete e si ritrovò ad armeggiare con gli alambicchi dell’animo umano. E con cose che non possono essere considerate “incidenti sperimentali”. Questo perché l’umanità è o dovrebbe essere quella cosa per cui ognuno tra i più veloci cammina al passo del più lento dei suoi fratelli.
La svolta prima ancora di Parigi
Nel 2015 la svolta ecologica di Francesco e del “suo” Vaticano arrivò con più di qualche mese di anticipo sugli accordi di Parigi. Il dato è sintomatico, perché il Vaticano che quella svolta la volle è una monarchia assoluta, mentre gli Usa che si sarebbero sfilati sono la democrazia più antica del mondo moderno. E quando uscì la Laudato si’, Papa Francesco si apprestò a precisare una cosa gigantesca.
E disse: “Non si tratta di un’enciclica verde ma di un’enciclica sociale”. E ancora: “Esiste un forte consenso scientifico che indica un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, questo riscaldamento è stato accompagnato da un costante innalzamento del livello del mare e da un aumento degli eventi meteorologici estremi”.
L’intervento a Dubai

Perciò quella ai governi e prima che il Pontefice intervenisse attivamente è intervenuto alla Cop28 di Dubai divenne un’esortazione forte, tridimensionale e concreta. Un pungolo per una vera conversione ecologica. Ad una scelta che “significa soprattutto trasformazione economica perché esiste un’economia che uccide”.
“Ecosistemi e persone”. Già: ecosistemi e persone. Ed entrambi ammazzati dallo stesso killer sul quale questo papa innovatore ci mise in guardia. L’indifferenza.