La strada da imboccare se si vuole salvare l’area Stellantis

Stessa visione. Per il presidente di Unindustria Cassino, Borgomeo e per il commissario del Consorzio Industriale Trequattrini. Occorre il coraggio di cambiare per molte aziende. E la capacità del Governo di investire sull'Hub

Sul punto centrale sono d’accordo: «questa fase di transizione, per le aziende significa riconvertire molte delle loro produzioni». Perché molte delle cose che hanno fabbricato fino ad oggi non serviranno più nel giro di pochi anni. E tra poco serviranno cose che ancora nessuno fa. Soprattutto nel campo dell’energia. Vedono il futuro in maniera simile Francesco Borgomeo (presidente uscente di Unindustria Cassino) e Raffaele Trequattrini (commissario del Consorzio industriale del Lazio.

Nelle settimane scorse si sono ritrovati allo stesso tavolo: l’aveva convocato la Regione Lazio per parlare di Automotive, soprattutto di Cassino plant e del suo indotto.

Il grande equivoco

La catena di montaggio dello stabilimento Fiat di Cassino ai tempi della 126 (Foto: Ufficio Storico Fiat)

C’è un grande equivoco intorno a quel tavolo. Troppi fingono di pensare che venga riunito per far tornare lo stabilimento di Piedimonte San Germano grande come negli anni Settanta e Ottanta, con 12mila addetti come ai tempi della Fiat 126 o 8mila addetti come ai tempi della Fiat Ritmo. Chi lo pensa non capisce granché di Automotive, chi lo lascia credere sta prendendo in giro la gente.

Lo stabilimento di Cassino non tornerà a quei livelli per la stessa ragione che ha portato il colosso Videocolor a degradare e sparire. E come lei centinaia di altre aziende che hanno segnato la stagione della Cassa per il Mezzogiorno in Ciociaria: da Winchester a Montebianco, da Marini a Valeo. I televisori con i tubi catodici appartengono al secolo scorso, la componentistica meccanica è stata rimpiazzata dall’elettronica, le auto di oggi si fanno su linee interamente automatizzate nelle quali gli umani svolgono solo attività di controllo. Per ora.

Sognare di tornare alla Videocolor, alla Marini ed a tutto quello stuolo di aziende che assiepavano le aree a ridosso dell’autostrada significa non capire lo sviluppo industriale o capirlo ma prendere in giro la gente.

Il mondo è cambiato

L’Hub Logistico di Maddaloni progettato da Blossom Avenue nel 2023 prima di Anagni

In questi anni il mondo è cambiato. Sono cambiati gli oggetti che utilizziamo, le macchine che guidiamo, i televisori sui quali guardiamo gli spettacoli. Chi pensa che solo l’aumento di modelli da produrre nello stabilimento di Cassino possa garantire i posti di lavoro dice una mezza verità. Ed una mezza illusione.

La realtà è che il manifatturiero si è spostato quasi per intero ad Oriente ed in Nordafrica. E qui? Facciamo la logistica dei beni prodotti altrove a costi più accessibili. È per questo che stanno nascendo decine di poli logistici e addirittura con interi quartieri intorno come nel caso del progetto presentato recentemente ad Anagni da Blossom Avenue.

E l’automotive? Ed il rilancio di Cassino? Il salvataggio della filiera? Sono cose ancora possibili. Lo hanno spiegato Francesco Borgomeo e Raffaele Trequattrini dalle loro rispettive posizioni. Il presidente di Unindustria ha riassunto tutto in un dossier consegnato al vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli. Che nelle settimane scorse lo ha portato al tavolo nazionale dell’Automotive convocato dal ministro Adolfo Urso. Cosa c’è scritto?

Riconvertire e sostenere

Francesco Borgomeo

Mesi fa a Vallelunga Borgomeo guidò le aziende dell’indotto Cassinate a creare un vero e proprio cluster dell’automotive. Cioè un contenitore che faccia massa evitando di lasciare ogni singola realtà a confrontarsi con Stellantis. Nel dossier, Unindustria ha spiegato quanto sia necessario sostenere il cluster locale e l’intera componentistica in questa fase di transizione: per le aziende significa riconvertire molte delle loro produzioni.

La visione proposta dagli industriali del cassinate al Governo nazionale rivede in modo radicale alcuni dei vecchi concetti. Primo tra tutti la Zes cioè la Zona ad Economia Semplificata dalla quale il Lazio è stato escluso per via dei numeri sviluppasti da Roma; troppo alti, troppo ricchi, al punto da coprire le difficoltà di tutti gli altri territori. In che modo ripensare le Zes? Senza basarle (a differenza di oggi) sui rigidi confini geografici che hanno tagliato fuori la Ciociaria. E allora? Creare Zes sulla base della specializzazione produttiva: pertanto la Zes sull’Automotive andrebbe a comprendere tutti gli stabilimenti del comparto a prescindere da dove si trovino in Italia.

Ma c’è un altro passo fondamentale: la creazione di un “Centro di innovazione e ricercafocalizzato sulle imprese della componentistica auto. Per fare in modo che il prodotto moderno di oggi non sia obsoleto domani mattina. Ma ce ne sia uno nuovo già pronto e sviluppato in casa. «Bisogna partire dal know how delle imprese presenti tra Latina e Frosinone, che si sono internazionalizzate e che vanno sostenute per accelerare innovazione e ricerca» ha spiegato Borgomeo.

Il coraggio di cambiare

Raffaele Trequattrini

La visione del presidente di Unindustria e quella del commissario del Consorzio Industriale punta sugli stessi asset. In pratica: produzione di energia, elettrificazione, nuovi vettori energetici, materiali innovativi, automazione, infrastrutture di mobilità e tecnologie Ict. Entrambi sono convinti che la transizione si presenti con una complessità enorme e per affrontarla servano strumenti specifici.

Suggeriscono di accelerare la riconversione, diversificare i business e riqualificare le aziende sostenendo gli investimenti. Ma Raffaele Trequattrini aggiunge un altro valore industriale: l’autonomia energetica per le aziende del territorio. Cioè? La capacità di produrre sul posto energia con la quale alimentare gli impianti industriali del Cassinate. Rendendoli autonomi dalle speculazioni internazionali e fornendogli un valore aggiunto che renderebbe l’area interessante per i grandi investimenti mondiali. Attraverso le ‘Comunità energetiche‘ ed i grandi progetti del Pnrr.

Ma occorrerà coraggio. Quello indispensabile per cambiare. Se si vuole voltare pagina.