La scelta della Regione Basilicata mette in sicurezza lo stabilimento Stellantis di Melfi. Tre anni fa venne suggerito di farlo anche per Cassino Plant. Ma nessuno ha mosso un dito. E la politica ha finto di non capire. Con lo stop della 500 a Mirafiori per mancanza di ordini il futuro di Piedimonte è a rischio
Ciechi. E pure un po’ sciocchi. I politici che prendono le decisioni sulla provincia di Frosinone non hanno visto. O hanno fatto finta di non vedere. Non hanno capito. O hanno fatto finta di non capire. Peggio ancora. Hanno preso per matti quelli che esattamente 3 anni ed 1 settimana fa avevano indicato la rotta per mettere in sicurezza lo stabilimento Stellantis Cassino Plant. Nessuno si è mosso. Ora lo ha fatto la Regione Basilicata: oggi ha approvato due provvedimenti che cambiano la prospettiva dello stabilimento di Melfi. (Leggi qui: Stellantis, la spallata di Borgomeo ed il silenzio di una politica paurosa).
Il provvedimento per Melfi
La giunta regionale della Basilicata ha approvato oggi due provvedimenti che “agevolano il percorso” di Stellantis. Prevedono un investimento da 100 milioni di euro per la realizzazione di impianto a biogas con cui produrre l’energia necessaria al funzionamento dello stabilimento di Melfi. Quell’impianto abbatterà i costi dell’energia. Che è uno dei due punti chiave indicati dal Ceo Stellantis Carlos Tavares quando mise piede la prima volta a Piedimonte San Germano: dopo avere visitato le linee di Cassino Plant disse nella sostanza “Bellissimo ma qui non conviene fabbricare macchine: l’energia costa troppo e la fiscalità è troppo alta”. A Melfi ora l’energia costerà meno.
A dare la notizia è stata la giunta regionale lucana esprimendo “la speranza che il risparmio, considerando anche le risorse impegnate da Stellantis, metta al riparo il sito di Melfi e i lavoratori da possibili tagli e ridimensionamenti, scenario che aleggia sulla crisi internazionale dell’automotive“.
I due provvedimenti adottati dalla giunta regionale riguardano aspetti che da anni gli industriali della provincia di Frosinone chiedono alla politica locale. Non a quella nazionale e non al Parlamento. Ma alla provincia di Frosinone ed alla Regione Lazio. Infatti la Giunta della Basilicata oggi ha messo mano alle procedure per le autorizzazioni ambientali. E cioè ha dato “il via libera alle nuove linee guida regionali per la disciplina dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e al disciplinare Api-bas per la costruzione di impianti per lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili“.
Tempi record in Basilicata, nel Lazio tutti fermi
Si tratta di scelte che il presidente della giunta e l’assessore alle attività produttive, Vito Bardi e Francesco Cupparo, avevano anticipato ai sindacati e a Confindustria Basilicata due giorni fa. “Abbiamo fatto la nostra parte per venire incontro alle esigenze dell’azienda – ha spiegato Bardi – e scongiurare soluzioni di disimpegno. I provvedimenti sono stati formalizzati in tempi record e ringrazio i nostri uffici per la celerità con cui hanno portato a termine il lavoro. Non volevamo e non vogliamo prestare il fianco ad alibi. Lo scopo finale è quello di garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Melfi“.
Lo hanno fatto per abbassare i costi dell’energia a carico di Stellantis. Esattamente quello che Tavares aveva detto a Cassino. E che la politica del Lazio ha fatto finta di non capire. “Con questi due provvedimenti rispondiamo alla richiesta di Stellantis – conferma Cupparo – di alleggerire il peso energetico sul sito lucano”.
Su un dato la Regione Basilicata è stata chiara. Lo dice l’assessore all’Ambiente Laura Mongiello: con i due provvedimenti approvati, la Regione ha messo “al primo posto la tutela dell’ambiente e la sicurezza dei cittadini“. Tradotto: non è che a Melfi si sta dando un beneficio o facendo un regalo a Stellantis, si sta rendendo competitivo uno stabilimento ubicato su quel territorio. Che oggi è di Stellantis e magari domani di qualcun altro. Perché una volta che la fabbrica è competitiva produce, a prescindere da chi sarà il proprietario.
La sospensione della produzione della 500 elettrica a Mirafiori annunciata oggi dall’azienda per la quasi assenza di ordini “conferma che c’è bisogno di un lavoro in stretta sinergia con il Governo nazionale e i sindacati“. Ma soprattutto rischia di scavare un baratro in cui Cassino Plant potrebbe sprofondare.
Gli allarmi che non hanno ascoltato
Lo stop a Mirafiori è una diagnosi di morte per Cassino. Perché nelle sue linee sono previste dal 2025 in poi solo auto full electric di alta gamma. Se non si vendono quelle che costano meno è un po’ difficile che si vendano quelle che costano di più: come confermano i recenti stop agli stabilimenti Volkswagen e Mercedes. La gente non compra le auto elettriche. Né italiane né tedesche. Né europee né cinesi. Le cifre parlano chiaro. (Leggi qui: Quei numeri messi in fila che indicano pessime prospettive per Cassino).
Cassino rischia molto. Perché invece di seguire la strada percorsa oggi dalla Basilicata ha detto no. Lo ha fatto quando il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo disse che solo la costruzione di un termovalorizzatore o di un impianto a biogas per ciascuno stabilimento Stellantis avrebbe salvato le fabbriche. (Leggi qui).
È l’idea che stava alla base del piano di riconversione dello stabilimento di ceramiche ex Marazzi Sud oggi Saxa Gres. Ci sono voluti sette anni per un’autorizzazione: in Basilicata hanno fatto prima. Dannatamente prima. Arrivare prima in un territorio lento e malato rischia di essere un pessimo investimento. Oggi la Basilicata ha dato una risposta a Stellantis: nel Lazio il tema nemmeno sta in agenda.
(Foto di copertina © DepositPhotos.com).