Gli allarmi di Cisl Lazio, Unindustria Cassino, Consorzio Industriale: occorre investire. In ricerca e sviluppo se si vuole creare la possibilità di convertire le aziende che resteranno fuori dall'Automotive. E coinvolgere tutto il Lazio nel Giubileo. Il sogno di una Zes fatta di incentivi e strumenti finanziari del Lazio proposta da Profima
L’allarme lo stanno lanciando da tutti i fronti. Da quello industriale come da quello sindacale. Il mondo dell’Automotive come quello del Turismo si stanno trasformando ad una velocità impensabile. E le imprese che non si adeguano rischiano di restare indietro, superate in maniera inesorabile da quelle che sapranno tenere il passo.
Ma aggiornarsi costa, innovare presuppone fare ricerca. Che in altre latitudini viene finanziata, sostenuta, incentivata. Non nel Lazio: i benefici delle Zone ad Economia Semplificata non arriveranno e nemmeno quelli per le Zone a Logistica Semplificata. È per questo che da giorni gli alert si moltiplicano: ne ha acceso uno Enrico Coppotelli, Segretario Generale Cisl Lazio e Reggente Cisl Roma Capitale e Rieti; un altro lo hanno acceso il commissario del Consorzio Industriale del Lazio Raffaele Trequattrini ed il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo. (Leggi qui: Cisl Lazio: «Cara Politica ecco come puoi fare le Zes». Leggi anche Stellantis Cassino non riparte, l’allarme dei sindacati. E degli industriali. E poi: (Leggi qui: La strada da imboccare se si vuole salvare l’area Stellantis).
A loro si aggiunge l’ingegner Enzo Altobelli, fondatore di Profima, società di consulenza per lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Da mesi sta lavorando sulla doppia transizione (digitale ed energetica) tra Industria 4.0 e 5.0: finora ha centrato il 93% dei progetti preparati e presentati per conto delle Pmi e sta affiancando la pubblica amministrazione come partner strategico per l’europrogettazione.
Roma col Giubileo, province senza sconti
La Città Eterna, per l’Anno Santo, potrà investire in tutto ben 13 miliardi di euro. Gli effetti saranno a cascata su tutte le province del Lazio. Restano, però, oltre 1.500 cantieri ancora aperti a quattro mesi dall’apertura della Porta Santa. Nelle province laziali però si rischia il tracollo per via della loro esclusione dalla Zona Economica Speciale. Nelle regioni circostanti, si ottengono sgravi fiscali e burocratici. Nel Lazio no, visto che il Pil della Città Eterna è oggi più che mai alle stelle. (Leggi qui Cisl Lazio cerca il miracolo attraverso il Giubileo e poi qui «Cara Politica ecco come puoi fare le Zes»).
Ciociaria, Pontino, Sabina e Tuscia restano a guardare mentre si profila una potenziale desertificazione industriale. È sufficiente spostare la sede legale oltre i confini laziali per ottenere le facilitazioni. Ecco perché Enrico Coppotelli nei giorni scorsi ha suonato la sveglia alla politica: alla Regione Lazio di centrodestra ed al Comune di Roma di centrosinistra .
Il Sindacato ha proposto alla Politica di creare una mini Zes regionale a cui destinare incentivi simili e alternativi a quelli nazionali. Il tutto mentre entra nel vivo la Zes Unica del Mezzogiorno, politicamente concretizzata da Raffaele Fitto, Ministro per il Sud. Si resta con il fiato sospeso, quantomeno per la Zls regionale: la Zona logistica semplificata istituita ma non attivata tra porti ed entroterra. (Leggi qui Buio… Fitto sulla Zls del Lazio, con la scusa di Roma ecco la fregatura bis).
La Zes tematica di Borgomeo e Trequattrini
Una concezione diversa delle Zes è stata sollecitata nelle settimane scorse al Tavolo Regionale dell’Automotive dal presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo e dal Commissario del Consorzio Industriale del Lazio Raffaele Trequattrini.
In che modo propongono di ripensare le Zes? Concependole sulla base della produzione e non dei confini geografici come invece sono oggi. In pratica? Propongono di creare Zes sulla base della specializzazione produttiva: pertanto la Zes sull’Automotive andrebbe a comprendere tutti gli stabilimenti del comparto a prescindere da dove si trovino in Italia. Ma c’è un altro passo fondamentale: la creazione di un “Centro di innovazione e ricerca” focalizzato sulle imprese della componentistica auto. La cosa è stata ribadita in queste ore dal presidente Borgomeo. (Leggi qui: Stellantis Cassino non riparte, l’allarme dei sindacati. E degli industriali).
Perché Cassino se Caserta è “speciale”?
Anche Altobelli chiede una Zes basata su criteri diversi. Concepita su scala regionale attraverso incentivi e sostegni di territorio. Innanzitutto, fa presente che oggi l’investimento minimo che devono fare le imprese nella Zes Mezzogiorno se vogliono agganciare i benefici è pari a 200mila euro. Altrimenti le aziende non ottengono le agevolazioni statali, consistenti soprattutto nel credito d’imposta: saldi sulle tasse da pagare a fine anno. La “soglia per la salvezza”, delle province laziali, è prevista dal decreto legge n.124 del 2023, vigente da giugno 2024.
Agli inizi del 2025, il Lazio-senza-Roma potrebbe ritrovarsi in mezzo a un esodo inarrestabile. Sempre da parte di aziende che investiranno almeno un quinto di milione nella creazione di un nuovo stabilimento o nel potenziamento di uno già esistente. Perché rischiano di assistere all’esodo?
Perché difficilmente ci sarà chi investirà sulla zona industriale di Cassino se il vicino Casertano sta nella Zes. Sicuramente, come da normativa, chi supera la metà del valore dell’investimento agevolato per immobili e terreni. Ormai Frosinone e Latina, la sognata area vasta del Basso Lazio, devono quasi sperare che le agevolazioni non siano così facili da ottenere.
«Sgravi regionali per chi resta o si distingue»
Ingegner Altobelli, condivide le proposte della Cisl Lazio?
Il discorso del segretario Coppotelli è in linea con la realtà dei fatti. È ovvio che, quando si incentiva un territorio, tutti tutte le zone di confine diventano elemento di criticità per il luogo stesso. In virtù di un fatto: le aziende, quando hanno la possibilità, si spostano in riferimento a dove trovano un valore aggiunto rispetto al loro investimento. Vien da sé che, avendo creato una zona logistica semplificata in un territorio, tutto ha problemi di sviluppo.
Serve, dunque, isolare le Province dalla Capitale?
Ritengo giusto potersi inventare una zona di un determinato chilometraggio affinché ci sia un vero e proprio cuscinetto per le aziende che si sono insediate o intendono farlo ancora nel Lazio. Bisogna comunque dare rapidità all’attuazione delle misure del piano, rendendolo più veloce nella sua applicazione. Le aziende entro il confine regionale, o quelle che potrebbero spostarsi oltre, dovrebbero sicuramente poter disporre di un’agevolazione aggiuntiva.
C’è poi la proposta della Zes tematica, suggerita da Unindustria.
Magari. Ma dovrebbe diventare il modello per tutte le Zes. Sarebbe efficace e funzionale. Però occorrerebbe ripartire daccapo e riscrivere tutto. Non credo che ci sia il tempo necessario.
Profima nel corso di un recente convegno ha lanciato la sua proposta per il “salvataggio” dell’industria del Lazio fuori da Roma.
Si potrebbe incentivare maggiormente alcune tipologie di attività industriali, in modo tale da non farle trasferire su altri territori. In generale, però, non deve essere una leva contro un problema ma a favore dello sviluppo e della mitigazione di tutte le criticità. Ecco perché è importante inventarsi uno strumento regionale, oltre a utilizzare i piani operativi regionali. (Leggi qui e poi qui Profima europrogetta anche per la PA, come per le PMI e poi qui Industria da 4.0 a 5.0: «Altri 6 miliardi non per una, ma due Transizioni»).