
Il 50% degli incanti è concentrato in sole 5 Regioni, con la nostra che fa la parte del leone. Il report Nomisma e la ricetta di Confimprese Italia
“Occorre dare fiducia per evitare gesti disperati”. Poche parole che spiegano tutto, come ha sempre fatto Guido D’Amico quando vuole mettere un tema al centro di un focus risolutivo e non di un gorgheggio piagnone. D’altronde il tema è di quelli che non lasciano adito a gargarismi dialettici, perché in ballo ci sono esistenze, spezzo piegate e spezzate dalla disperazione.
Vite interrotte come quella del 60enne di Sant’Angelo in Theodice, frazione di Cassino, che a novembre scorso si suicidò dopo aver perso la sua abitazione all’asta. Scrisse una lettera ai suoi familiari, un’altra all’acquirente che gli aveva “soffiato” l’abitazione e la fece finita.
Dalla tragedia di Sant’Angelo all’appello di oggi

Farla finita per questioni di sfratto, insolvenza o situazioni debitorie sulla casa: per forza il Presidente di Confimprese Italia ci è andato giù secco, con il suo appello. Lo ha fatto perché se non c’è un rapporto fiduciario con chi è in difficoltà si concima quella disperazione. Quella voragine esistenziale che è già nefasta anche se non si arriva a gesti estremi.
Ma a volte sì, ci si arriva, e che sul fatto per cui non ci si debba arrivare ha messo focus un rappresentate delle piccole e piccolissime imprese è dato esemplare. Lo è perché spesso il mondo delle partite Iva vive nel riflesso di regole di mercato ciniche, ma il cinismo per D’Amico non potrà mai essere ingrediente per fare impresa.
Il report Nomisma: 170mila famiglie nei guai

Men che mai il silenzio quando all’interno del tessuto sociale si consumano tragedie e drammi. Che sono piccoli episodi in statistica ma boati in etica. I dati di riferimento su cui D’Amico ha impalcato la sua “crociata” sono quelli relativi ad una elaborazione di Nomisma e forniti da Qbt -Reviva. Dati secondo i quali “nel 2024 sono a rischio sfratto per debito ben 170mila famiglie”. Sulla scorta di questa impietosa radiografia e, segnatamente, anche del fatto che di essa il Lazio è parte cospicua, Confimprese Italia ha voluto lanciare l’allarme.
Lo ha fatto “citando uno studio” presentato dall’osservatorio “Salva la Tua Casa”. Cosa sta accadendo, anzi, cosa è già accaduto dopo un decennio nero cominciato con la crisi di settore Made in Usa slavinata in Europa del 2007/2008? Che quella crisi, incrementata dalle difficoltà aggiuntive innescate dalla pandemia e dalla geopolitica bellica con riverberi fortissimi sui consumi familiari, ha aperto un domino nero. Un effetto sequenziale per cui il costo dei mutui è salito.
E con esso “la difficoltà di realizzare nuovi contratti, o surroghe/sostituzioni”, come spiegano Italia Oggi e La Stampa che hanno raccolto l’appello di D’Amico. Sulla scorta di questo scenario perciò “si sta creando una difficoltà inimmaginabile a rispettare gli impegni assunti, che porta molti crediti in situazioni di incaglio, di default e poi alla procedura esecutiva”.
Sacrifici immani vanificati

Ecco, quello è il momento nero: quando il tuo bene primario, quello su cui hai imperniato la tua intera esistenza, diventa un qualcosa non più tuo, ma in vendita per altri “migliori di te”. Perché è così che la legge una persona, la messa all’incanto della sua casa: come una sconfitta sociale a cui Confimprese vuole mettere argine, come percezione e come effetto empirico.
La procedura esecutiva infatti “mette in discussione non solo la proprietà dell’abitazione che con immani sacrifici è stata acquistata, ma perfino la possibilità di continuare ad abitarci”.
E le previsioni per l’anno in corso non sono incoraggianti: si prevede “un possibile aumento delle aste, con un numero stimato compreso tra 160mila e 180mila aste”. L’incremento è monstre: si tratta di un +12% rispetto al 2023.
Ecco perché per il presidente di Confimprese Italia, Guido D’Amico “serve assolutamente che si dia fiducia per evitare gesti disperati”. Alle sue parole si è aggiunta l’analisi del vicepresidente vicario Giovanni Felice. Che spiega: “È importante intervenire come è successo negli Stati Uniti dopo la crisi del 2007. E studiare il modo con cui al proprietario può rimanere la disponibilità dell’immobile. Anche sotto forma di affitto per poi successivamente ricomprarlo”.
Il Lazio nella “top five nera”

Ci sono dati più precisi, ed agghiaccianti: dal primo gennaio al 30 giugno 2023 sono finiti all’incanto 59.816 unità immobiliari. Si parla di “circa 332 immobili al giorno, sabati e domeniche comprese. Il 76,82% di questi, cioè 45.951, è finito in vendita proprio in seguito alle esecuzioni immobiliari”.
E siccome i numeri hanno la coda c’è anche un altro 20,11% riferibile ad espropri per procedure concorsuali. Si tratta di ambiti per lo più legati a fallimenti, concordati preventivi, ristrutturazioni del debito, liquidazioni coatte amministrative e crisi da sovraindebitamento. Ed il restante 3,07% delle unità immobiliari? Quello invece è oggetto di contenzioso civile. Ma qual è la geografia del fenomeno e del dolore che innesca?
Le regioni che registrano un numero maggiore di aste giudiziarie “sono, relativamente allo stesso periodo: la Lombardia, la Sicilia, il Lazio, la Campania e la Toscana”. Sì anche il Lazio, quello stesso Lazio dove nel 2023, ad esempio, a Monterotodo 90 nuclei familiari che vivevano su via Salaria, in case costruite con fondi pubblici statali poi passate ai privati, andarono sotto sfratto.
La proprietà fallì ed il curatore le mise all’asta. Quei cittadini lì ci stavano fin dagli anni ’70, quando vennero spostati dalla località Fosso di Sant’Agnese perché l’amministrazione di allora aveva cantierato la Tangenziale Est.
Il 50% degli incanti in 5 Regioni

Le percentuali del Lazio e delle altre regioni “maglia nera” da sole rappresentano il 50% circa delle vendite all’incanto di tutta Italia. E da quanto si apprende dallo studio Nomisma “contano un numero di aggiudicazioni ben sopra alla media di 2.987 aste giudiziarie”. Ecco perché D’Amico ha invocato fiducia.
Ed ecco perché ha fatto bene. Perché senza la fiducia desiderare il buio per sempre sembra la sola strada da percorrere, una strada che un Paese civile non deve avere nella sua mappa etica. Mai.
(Foto di copertina © DepositPhotos.com).