Sulla rotta di Marco Polo: per chiudere accordi ed aprire nuovi filoni di investimento con Pechino
Se non puoi batterli, alleati con loro. Era un generale cinese a dettare questa massima, argomentandola in un intero capitolo del suo manuale L’Arte della Guerra, studiato ancora oggi nonostante sia stato scritto sei secoli prima della nascita di Cristo. È a quella condizione, l’obbligo di allearsi, che il sistema industriale cinese sta cercando di portare tutta la manifattura Occidentale.
Se n’è occupato in queste settimane il pensatoio statunitense Centro degli Studi Strategici Internazionali con lo studio “La minaccia dell’impero cantieristico cinese”. Sostiene che il nuovo obiettivo dell’economia cinese sia la cantieristica nautica globale, sulla quale ha lanciato la sua opa esattamente con la stessa tattica utilizzata per tutti gli altri settori. Cioè facendo “un uso generoso di pratiche non di mercato per promuovere i propri costruttori navali a spese dei loro concorrenti”. In termini concreti: dumping.
Cioè? Ti metto sul mercato prodotti di qualità più o meno equivalente a quelli realizzati in Occidente ma a prezzi notevolmente più convenienti. In questo modo tolgo fette di mercato ai competitor ed alla lunga li porto ad allearsi.
Il doppio binario
Il rapporto italiano con i mercati cinesi è stato complesso, condizionato dalla linea dei Governi che di volta in volta si alternavano a Palazzo Chigi. I gialloverdi erano favorevoli alla Via della Seta, i giallorossi erano tiepidi, gli inquilini più sensibili ai venti americani erano contrari. Ora a Washington ci sono nuovi inquilini che si stanno per accomodare: il rapporto con i cinesi potrebbe essere scritto su basi differenti.
Nel Lazio c’è chi su quella via scommette da tempo. Basta tornare ad aprile, quando Guido D’Amico a nome dell’associazione delle piccole e microimprese Confimprese Italia aveva stretto un primo accordo con la Camera di Commercio cinese in quel di Milano. L’occasione era stata la VII edizione del China International Import Expo. E sempre da quel contesto era arrivato l’annuncio numero 2 del presidente di Confimprese Italia. Quello della partecipazione dell’associazione che tutela i destini delle partite Iva più piccole alla Fiera di Shangai, che ha preso il via lo scorso 5 novembre.
A questo appuntamento Confimprese Italia ci è arrivata su un doppio binario, per certi versi mezzo ossimoro, dopo una solida preparazione strategica che mettesse sul tavolo tutte le possibile vie di partnership tra il Dragone e Roma. Questo in virtù della ridondanza dei fenomeni economici planetari, primo su tutti la crisi dell’automotive.
In Cina in un momento clou
Dall’altro canto D’Amico ed i suoi in Cina ci sono arrivati in un momento geopoliticamente cardinale. Cioè con Donald Trump che si prepara a tornare saldissimamente in sella agli Usa, con l’Ue che si interroga sugli effetti di un Maga in Chief a controllare i dazi dal 1600 di Pensylvania Avenue. E, ancora, con Pechino che di fatto oggi è attore primario delle nuove vie economiche a cui è affidata la sopravvivenza dell’Italia nella sua nicchia di Paese G7.
Insomma, un mix cruciale che ha reso la mission di Confimprese ancora più determinante. Anche perché – è bene ricordarlo in ordine alle sorti commerciali e produttive di Ciociaria, Cassinate e Pontino – che il team D’Amico a Shangai è giunto per dare concretezza alla mission. Ed in una delle tre giornate camerali tenutesi fuori dall’area fieristica ha ottemperato una parte di essa anche in rappresentanza della Camera di Commercio di Frosinone-Latina guidata da Giovanni Acampora.
Che proprio in questi giorni ha squadernato la sua visione al Forum Internazionale del turismo di Firenze. Cioè di uno degli enti chiave per mettere a terra una strategia molto particolare e delicata. Quale? Quella, squisitamente sinergica e non più “romanocentrica” che qualche giorno fa aveva messo perfettamente a silloge il segretario generale Cisl del Lazio Enrico Coppotelli.
La lente di Coppotelli
Una chiave che punti a mettere assieme le migliori forze dei territori per spazzare solo e soltanto i radar d’ambito e provare ad intercettare le migliori occasioni per i territori stessi. Che sono stati già penalizzati dalla mancata inclusione nella Zes e che pagano pegno a prestigio e Pil della Capitale. A quelli ed al fatto che Roma fagocita praticamente ogni risorsa, da cui la necessità di esplorare nuovi ambiti.
Ecco, quello della Fiera di Shangai è uno di quegli ambiti dove le nuove rotte di investimento concordate potrebbero disegnare una nuova realtà produttiva per territori senza bussola e spesso con una classe politica più vocata al gorgheggio che alla progettualità praticona.
Il post di D’Amico, che con Confimprese Italia ha dettato la linea per il futuro ed a seguito dell’incursione in terra cinese di Confimprese spiega cosa si è prodotto in questi giorni. “Nel quadro della missione a Shanghai, in rappresentanza della Camera di Commercio di Frosinone-Latina, ho incontrato, presso la loro sede istituzionale, il board della Camera di Commercio italiana in Cina”. Ed in punto di esito pratico, spiega il presidente di Confimprese, “si è convenuto, dopo un’ampia ed articolata discussione, di predisporre un protocollo d’intesa comune”. Che significa? Che si lavorerà assieme e con la bussola rivolta anche alle imprese frusinati e pontine.
“Successivamente, insieme alla rappresentante dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Emma Evangelista abbiamo avuto un ulteriore meeting con la Camera di Commercio di NINGBO, rappresentata dal Presidente Stephen Lee”.
L’accordo: investire in Italia
Ecco, qui forse ci sono quelle buone notizie appartenenti al tipo che oggi interessa ogni territorio a corto di nuove rotte di sviluppo. (Camera di Commercio) “che ci ha prospettato l’interesse dei loro associati ad investire nel nostro Paese. Al termine dell’incontro è stato concordato un prossimo appuntamento in Italia per visionare delle progettualità che hanno già ritenuto valide”.
Il che significa che in giro a Sud di Roma, ci sono buone idee, e che in giro, ad Est, molto ad Est di Roma, c’è chi è disposto a finanziarle. Grazie allo “Shangai Express” su cui Confinprese è salita già a primavera per scongiurare l’autunno della nostra economia. Perché in fondo è stato lo stesso Presidente Mattarella, in viaggio in Cina, a dire che “il futuro ha bisogno di nuovi Marco Polo”.