Stellantis accompagna alla porta Tavares: nessuno lo rimpiange

Vedute differenti. Stellantis mette alla porta Carlos Tavares. Paga la linea ruvida ed i troppi fronti aperti nel mondo. Verso un nuovo comitato esecutivo presieduto da Elkann. Che avverte personalmente Mattarella e Meloni.

La resa è arrivata con un anno di anticipo. Carlos Tavares ha alzato la bandiera bianca e si è dimesso, lascia il timone di Stellantis: “vedute differenti tra lui e l’azienda” spiegano da Amsterdam.

Il manager ha presentato le dimissioni con effetto immediato ed il Consiglio di Amministrazione le ha accettate nel corso di una seduta tenuta domenica sotto le presidenza di John Elkann. Ma più che una decisione dovuta a “vedute differenti” quello di Tavares ha tutte le sembianze di un licenziamento in tronco: deciso perché gli Elkann ed i loro soci non intendono continuare a mettere la faccia su decisioni prese in base a scelte di finanza industriale. In pratica?

Approccio cinico

Sergio Marchionne

La sfida globale per l’auto del futuro si può affrontare in modi diversi: Marchionne cominciò dal rifare i gabinetti nuovi agli operai per farli sentire in fabbrica come a casa, con lui le officine erano pulite meglio delle corsie d’ospedale. Tavares ha licenziato le ditte di pulizie e di questo passo avrebbe preteso che si portassero le candele da casa per non comprare le lampadine nuove. Scelte che hanno fatto molto comodo alla proprietà: grazie a loro ha incassato un altro ricchissimo dividendo. Ma il mondo dei fornitori, dei concessionari, dei lavoratori è in subbuglio: protestano tutti. mentre Marchionne è considerato ancora un santo.

Foto © Imagoeconomica

Negli scorsi mesi il mercato aveva più volte evidenziato la fretta dell’amministratore delegato di raddrizzare i conti. Tradotto all’atto pratico: altri tagli, altri buchi da fare alla cinta e sempre a carico di operai, fornitori, venditori. Molti analisti avevano registrato i malumori interni, le polemiche, i sindacati americani sul piede di guerra, la politica italiana mai come ora unita nel nome di un nemico comune, il nome degli Elkann detestato nel Paese che deve molto della sua rinascita a nonno Gianni.

Tavares ed i suoi metodi hanno prodotto una situazione mai vista prima in Italia: la politica unita nell’intenzione di non dare più un soldo agli eredi degli Agnelli ma dirottare quel denaro su chi deve affrontare la transizione e tanti saluti a quelli che si sono messi le calosce ai piedi per pagare meno tasse. Che il tempo degli inchini fosse finito è stato chiaro quando Tavares ha incontrato il Governo e l’opposizione: lo scontro durante la sua audizione è stato duro.

Elkann si gioca tutto

John Elkann davanti alla foto del nonno Gianni Agnelli Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

La decisione di accompagnare alla porta il manager con un anno d’anticipo è stata presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione. C’è una rotta già stabilita: l’impressione delle prime ore è che John Elkann si giochi il tutto per tutto, ribaltando la sua immagine di freddo investitore per nulla appassionato al lascito del nonno. Un segnale ben preciso lo lascia intuire. Quale?

L’azienda non intende accelerare sulla scelta del nuovo amministratore delegato: il sostituto di Tavares arriverà entro la metà del 2025. Senza fretta. Stellantis spiega che “il processo per la nomina di un nuovo ceo permanente è già in corso, gestito da un comitato speciale del consiglio. Nel frattempo sarà istituito un nuovo comitato esecutivo presieduto da John Elkann”. Il nipote prediletto si mette in cassetta e prende le redini per i prossimi mesi: potrà dire di avere rischiato in prima persona l’osso del collo. La strada non è affatto pianeggiante: il titolo ha perso il 40% in questi mesi.

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Da Amsterdam assicurano che non stanno né in cielo né in terra le indiscrezioni dei giorni scorsi: in pole per la sostituzione non c’è l’uomo Renault Luca De Meo e nemmeno l’interno Olivier Francois. Per ora ci sta John Elkann. “Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo Comitato esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo. Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders“: roba che solo il nonno poteva permettersi di fare. John non è Gianni ma se conduce Stellantis in acque tranquille e la metterà nelle mani di un manager di prospettiva allora sarà il caso di liberare un posto per un mezzo busto nel pantheon aziendale.

Inversione di rotta

Giorgia Meloni

C’è già un primo segnale di inversione della rotta. John Elkann ha sollevato il telefono ed informato subito e personalmente delle dimissioni di Tavares il capo dello Stato Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Il che fa capire che la strategia della ruvidità portata alle estreme conseguenze non era apprezzata ed ora è finita.

Parla chiaramente di divergenze tra Tavares ed il CdA il Senior Independent Director di Stellantis, Henri de Castries. Il consigliere indipendente senior del board di Stellantis ha spiegato. che “il successo di Stellantis sin dalla sua creazione – spiega in una nota ufficiale cindivisa da Stellantis – si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il Consiglio e il ceo alla decisione di oggi“.

L’azienda ha assicurato che le linee guida presentate alla comunità finanziaria lo scorso 31 ottobre sono confermate.E che è già partito il percorso che porterà all’individuazione ed alla nomina del nuovo Ceo di Stellantis. A gestirlo è un comitato speciale del Consiglio e si concluderà entro la prima metà del 2025. Fino ad allora ci sarà il nuovo comitato esecutivo presieduto da Elkann.

Nessuno lo rimpiange

Carlo Calenda (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Chiedono un’audizione di Elkann i Fratelli d’Italia, il Pd, Carlo Calenda e Avs. “Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come ‘premio’ economico dopo la sua disastrosa gestione” commenta la Lega. Tutti concordi nel dire che il manager “non sarà rimpianto“.

Anche i sindacati, preoccupati per il calo della produzione e il forte ricorso alla cassa integrazione, chiedono “un cambio di passo”. “Ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management. Uno che dia discontinuità rispetto al passato sugli impegni occupazionali, produttivi e industriali” afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.

Anche la Fiom Cgil chiede “un piano industriale e occupazionale subito“. Gioisce la Fim Cisl che in una nota parla di “un momento di svolta per Stellantis e per il settore automobilistico italiano“.