Stellantis Cassino non riparte, l’allarme dei sindacati. E degli industriali

Annunciato lo stop alla produzione fino al 16 settembre. L'allarme di Fiom e Fim: troppo lontana la fine del 2025. E quella degli industriali: Borgomeo (Unindustria) conferma la necessità di una Zes speciale per l'Automotive. Non c'è più spazio per tutti: una parte delle aziende dovrà convertire

Non tirano, i clienti non le ordinano. Troppo datati i modelli, uguali dal 2016: c’era ancora Sergio Marchionne ed a tagliare il nastro venne Matteo Renzi. Otto anni per un’auto sono un’eternità. Al tempo stesso, le concorrenti francesi del Gruppo si sono rifatte il trucco ed i motori, si sono sistemate con il prezzo e ci sono ogni tanto interessanti offerte. Non per Alfa Romeo Giulia e Stelvio.

Scatta lo stop alla produzione nello stabilimento Stellantis Cassino Plant. Per le due Alfa Romeo e per le Maserati Grecale che nascono su quelle stesse linee; ma lì la storia è diversa. Lo stop è stati annunciato oggi dall’azienda ai sindacati ed al Comitato Esecutivo. Il fermo produttivo andrà dal 9 al 13 settembre agganciandosi al precedente stop collegato alle ferie. Si riprenderà a lavorare lunedì 16 settembre.

L’allarme dei sindacati

Donato Gatti con il Segretario nazionale Fiom De Palma

Numeri alla mano è perplesso Donato Gatti, il Segretario provinciale di Frosinone della Fiom Cgil. “Siamo molto preoccupati per questo nuovo stop, dovuto alla carenza di ordini per i modelli prodotti a Cassino” spiega. Ed accende i riflettori anche su quanto sta accadendo nell’indotto Stellantis Cassinate: “La settimana prossima inizieremo il confronto con la Tiberina, azienda fornitrice di primo livello e con 113 lavoratori nel suo organico. Ha chiesto di accedere ai Contratti di Solidarietà ed è la prima volta che questo accade“.

Ferdinando Uliano (Foto © Imagoeconomica)

Rincara la dose il Segretario Nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano. Evidenzia che “è aumentato il ricorso alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti Stellantis. La situazione più preoccupante perché inaspettata è quella della Sevel, dovuta al calo dei volumi dei veicoli commerciali“. Dietro l’angolo c’è la fine degli ammortizzatori sociali nel 2025. Uliano lo sta ricordando in ogni sua dichiarazione: “Senza questo salvagente circa 25.000 posti di lavoro sono a rischio tra Stellantis e l’indotto. E’ un tema disatteso dal Governo“.

Uliano sottolinea che il calo dei volumi riguarda anche modelli recenti come il Tonale, la 500e, il Maserati Grecale prodotto a Cassino Plant, le Maserati GranTurismo e GranCabrio. “Vorremmo sapere se è un problema congiunturale o se richiede ulteriori interventi. Oggi quasi un migliaio di persone lavora su due turni anziché su tre. La produzione quest’anno sarà vicino alle 500.000 unità contro le 750.000 del 2023. La metà dell’obiettivo posto dal governo“.

Troppo lontano il 2025

Carlos Tavares

Nello stabilimento Stellantis di Cassino, come nel resto del Gruppo, è in corso una costante riduzione degli addetti dovuta alle nuove tecnologie produttive che richiedono meno maestranze. Nei mesi scorsi il ceo di Stellantis Carlos Tavares ha confermato i piani del Gruppo per lo stabilimento di Piedimonte San Germano. Lì dal 2025 verranno prodotti i modelli basati sulla moderna piattaforma elettrica ‘Stla Large’.

Ma Uliano ricorda che l’avvio delle nuove produzioni è previsto dal 2025 sia per Cassino dove il nuovo Stelvio è atteso nell’ultimo trimestre 2025, la nuova Giulia nel primo semestre 2026 e un altro grande suv nel 2027. Date dannatamente lontane.

Per il Segretario Cisl “Bisogna definire l’accordo di sviluppo al tavolo con il ministro Urso, che deve prevedere i modelli, le assegnazioni alle fabbriche, gli ammortizzatori, la formazione, non solo incentivi all’acquisto ma anche all’offerta.

La profezia di Borgomeo

Francesco Borgomeo

In mattinata era stato profetico il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo parlando con Il Messaggero della filiera Automotive. “C’è la contrazione del mercato, la riduzione del lavoro e se non c’è un’alternativa l’unica strada è la chiusura“.

Non c’è solo Stellantis che è importantissima, intendiamoci, ma le aziende del settore – spiega Francesco Borgomeo producono per importanti gruppi e il mercato fermo porta a una reazione a catena che pagano le piccole e medie imprese“. Il dramma è che da anni il presidente di Unindustria Cassino cercando di segnalare alla politica quanto sia grave la situazione. Senza risultato: al punto che nel 2022 le imprese hanno dovuto fare da sole incontrandosi a Vallelunga e costituendosi in un Cluster dell’Automotive Cassinate. (Leggi qui: Automotive, nasce il Cluster Cassino e sfida i poli nazionali).

A questo si aggiunge la preoccupazione determinata dalle politiche dell’Unione Europea “che ha deciso, con una scelta ideologica, una data entro la quale i motori endotermici non dovevano più essere installati“, il 2035. “La ricaduta sulla filiera è drammatica“, sostiene Borgomeo. Unindustria chiede, quindi, di “intervenire in materia di cassa integrazione, per garantire un sostegno ai lavoratori. Poi occorre far sì che si crei una sorta di zona economica speciale, ma non territoriale bensì riferita alla filiera dell’automotive“. È il concetto anticipato nei mesi scorsi durante il Tavolo in Regione Lazio e condiviso con il professor Raffaele Trequattrini, Commissario del Consorzio Industriale del Lazio. (Leggi qui: La strada da imboccare se si vuole salvare l’area Stellantis).

Non c’è capienza

Borgomeo evidenzia, inoltre, che “un Paese che quest’anno farà 300.000 vetture rispetto ai 2 milioni prodotte in passato non ha capienza per la filiera“. Occorre, quindi, “favorire la riconversione industriale su altri settori perché non avremo più quei numeri. Solo che per fare questo occorre tempo“.

L’appello che il presidente di Unindustria Cassino rivolge ai sindacati è di “evitare la guerra tra poveri” e di “fare squadra“. “In questo momento l’imprenditore che rischia di chiudere non lo fa perché delocalizza – dice – ma perché hanno deciso che il suo mercato non deve esserci più“. Borgomeo ribadisce che “oggi le aziende sono in difficoltà e chiedono di essere aiutate a riconvertirsi“.

Unindustria, infine, chiede “un centro di ricerca da finanziare, sul quale siamo pronti a collaborare, l’esperienza nell’automotive consente la diversificazione nell’aerospazio, nell’industria della difesa, nell’edilizia, ma dobbiamo riconvertire“, tutto con il coinvolgimento dell’università “che già abbiamo e grazie al quale è arrivata qui la produzione delle batterie con Fincantieri“.