Stellantis, i numeri Fim da ‘profondo rosso’. L’azienda: “Visione parziale”

I numeri Fim sulla produzione Stellantis: profondo rosso. Cassino dimezza i suoi volumi. Le previsioni. La chiave di lettura dell'azienda.

Tutti gli stabilimenti italiani sono in rosso. E Cassino è tra i peggiori. Ha dimezzato la produzione e nei primi sei mesi del 2024 ha realizzato meno di 20mila macchine tra Maserati Grecale, Alfa Romeo Giulia e Stelvio. Il quadro generale è serio perché non riguarda solo Stellantis ma si innesta in una crisi di settore che sta portando nella palude l’intero Automotive europeo. A dirlo sono i numeri della produzione nel Gruppo automobilistico analizzati e diffusi oggi dal sindacato Fim Cisl.

Profondo rosso

Il dato fotografa la situazione nei primi 9 mesi del 2024. Dopo tre anni di crescita adesso i numeri sono in calo con 387.600 auto e furgoni commerciali prodotti. Perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali (-10,2%). Anche i due siti che erano andati bene nel primo semestre (Pomigliano e Atessa) adesso sono in rosso (-5,5% e –10,2%).

Se l’andamento dovesse rimanere questo – ed è complicato pensare al contrario – la produzione si attesterebbe alla fine dell’anno sotto i 500mila veicoli prodotti, con le auto sotto quota 300mila. Il calo sul 2023 è notevole: abbiamo perduto nel complesso un terzo della produzione che un anno fa si attestava a quota 751 mila.

Un crollo dei volumi, che unito alla transizione dal motore trdizionale a quello elettrico, determina per Fim Cisl la tempesta perfetta sul tessuto industriale più rilevante d’Europa.

Come sta Cassino

Uno dei cancelli di Cassino Plant

Cassino, nei primi nove mesi dell’anno, ha prodotto meno di ventimila auto: 19.710 per la precisione. Rispetto al 2023 la flessione è del 47,7%, il dato peggiore nella storia della fabbrica di Piedimonte San Germano.

Numeri lontani anni luce rispetto a quelli di sette anni fa. Che già erano distanti da quelli della stagione precedente in cui Cassino realizzava produzioni di massa come la Tipo e la Tempra, la Bravo e la Brava. Nel 2017 c’erano solo auto Alfa Romeo: Giulietta, Giulia e Stelvio ma le auto sfornate erano cinque volte quelle di oggi, con una forza lavoro di circa 4.500 addetti, duemila in più di oggi.

Ad oggi gli operai al lavoro sono 2.580, con 600 addetti in Contratto di solidarietà ogni giorno, a cui si aggiungono i 568 del reparto Presse plastica. Si lavora su un unico turno: più che sufficiente a produrre le auto chieste dal mercato.

Attualmente le linee di Piedimonte San Germano sfornano soprattutto le Alfa Romeo Stelvio (53%), il mercato non chiede più un’auto dalla linea sportiva come Giulia (20%) superata addirittura dalla Maserati Grecale (sulla quale si concentra il 27% della produzione). Quest’ultima è l’unica auto realizzata in versione full electric in Ciociaria.

Il problema Sovraproduzione

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Cassino potenzialmente può fare molto di più ed è questo il vero problema di comparto. Gli stabilimenti europei sono sovradimensionati rispetto al numero di veicoli che poi si vendono. Un sovradimensionamento legato in particolare a due fattori: ci spostiamo in maniera diversa dal passato, non collochiamo più la sovrapproduzione in Oriente perché ormai le macchine hanno imparato a farle anche lì e le fanno dannatamente bene.

Il vero nodo non sono quindi i modelli ma quanto il mercato li chiederà. Un problema messo a nudo martedì durante il confronto in Commissione Sviluppo presso la Regione Lazio. Lì Lino Perrone il presidente di Teknoprogetti ha ricordato che il Piano Industriale per Cassino c’è ed è in piena fase di attuazione ma il problema sta nel fatto che per rendere conveniente quell’investimento occorrerebbe produrre almeno 600 macchine al giorno Ma oggi c’è richiesta nemmeno per 60.

Cassino è la fabbrica a cui è stata assegnata la piattaforma full electric STLA large, da cui nasceranno le nuove Stelvio e Giulia elettriche: la prima da metà 2025 e la seconda ad inizio 2026. Poi nel 2027 arriverà un altro modello. La Fim Cisl oggi ha chiesto un anticipo sul lancio dei nuovi modelli, per limitare l’uso degli ammortizzatori sociali. Molto difficile che accada, anzi, molto più facile che il 2025 sarà ancor peggio.

La versione di Stellantis

Il ceo Stellantis Carlos Tavares

E nel 2025, ai piedi dell’Abbazia, scadranno anche gli ammortizzatori sociali e qui se non si pone rimedio c’è solo un rischio: quello dei licenziamenti. Per la FIM se non si fa qualcosa, in tutta Italia andranno a casa 25 mila lavoratori: un terzo del totale di quelli che rischiano nell’intero comparto auto italiano.

Ma Stellantis legge in maniera diversa i numeri del report Fim Cisl. Gli riconosce il merito di essere “un utile strumento di analisi e monitoraggio. Tuttavia, i dati della produzione negli stabilimenti situati nel nostro Paese restituiscono una visione parziale se non collocati all’interno di una dinamica più ampia“. Come vanno letti allora? Dove vanno inseriti per comprenderne il vero significato?

Per Stellantis sarebbe utile, ai fini di una rappresentazione più completa e utile “ricordare tutti gli elementi di competitività, quali il costo dell’energia, il costo del lavoro, la produttività. Tutto questo, in una congiuntura del tutto peculiare di transizione all’elettrico, in cui è necessario offrire ai clienti vetture più accessibili”.

Foto Tony Vece © Ansa

Un’analisi di questo tipo, per Stellantis “consentirebbe di promuovere un ragionamento di politica industriale più maturo che è fondamentale per ottenere i risultati a cui tutti gli stakeholder del settore automotive ambiscono“. Tradotto? Invece di pensare ai numeri di oggi bisognerebbe domandarsi perché sono così: tenendo conto di tutti i fattori che abbassano la competitività. Altrove fanno le macchine in maniera più competitiva. per questo a Melfi la Regione ha autorizzato la produzione di energia nell’area dello stabilimento. A Piedimonte San Germano appena è stata accennata l’ipotesi hanno sollevato gli scudi.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).